D’improvviso cade il sipario svelando la vera sorpresa: Cindy Crawford, Carla Bruni, Claudia Schiffer, Naomi Campbell e Helena Christensen di nuovo insieme, nel nome di Gianni, in una composizione che ricorda le campagne stampa in cui le stesse protagoniste, allora poco più che ragazzine, trionfavano come delle star di Hollywood. Gianni Versace aveva inventato le top model. Bellissime ancora oggi, che fine avevano fatto?

Cindy Crawford, 51 anni, è la più anziana del gruppo: la carriera di modella le ha fruttato un patrimonio stimato in circa 100 milioni di dollari e ancora oggi presta la sua immagine al mondo della moda. Dopo il matrimonio con Richard Gere, naufragato in una bufera di pettegolezzi sulla vociferata omosessualità di entrambi, si è risposata con Rande Gerber, proprietario di una catena di club e ristoranti di lusso, da cui ha avuto due fi gli: Presley e Kaia, entrambi modelli dalla carriera in ascesa. Quando si dice che il sangue non è acqua.

Helena Christensen, 48 anni, danese di madre peruviana, è quella di cui si sente meno parlare: esplosa come fenomeno nel 1991 in un video musicale in cui era costantemente in topless, la sua ultima performance da modella risale al 2014, quando ha posato per il calendario Pirelli. Ha avuto la sua dose di bufere sentimentali più e meno importanti, un figlio – Mingus – oggi diciottenne e dopo anni di passerella ha pensato bene di trovarsi un “lavoro vero”: possiede un negozio di antiquariato a New York ed è tra i fondatori della rivista Nylon, voce prestigiosa dell’editoria della moda.

Claudia Schiffer, 47 anni, con le sue oltre 700 copertine è stata la bionda di maggiore successo che la moda abbia mai prodotto. Bella come Brigitte Bardot e dura come il granito, durante gli anni ’90 non c’era rivista, canale televisivo, quotidiano o manifesto che non la vedesse impegnata in qualche scatto fotografico. Ha lavorato per tutti i marchi più prestigiosi del mondo della moda e del beauty e oggi fa l’imprenditrice: possiede una linea di maglieria che porta il suo nome venduta in tutto il mondo e ha firmato una linea di occhiali. E poi fa la mamma, secondo la migliore delle tradizioni teutoniche: sposata con il regista e produttore cinematografico Matthew Vaughn, ha dato alla luce Caspar, Clementine e Cosima, di 14, 11 e 7 anni.

Classe 1970, Naomi Campbell ha esordito a 8 anni nel mondo della musica, al fianco di Bob Marley. A oggi è  la modella in piena attività più vecchia del mondo: dal 1986 non ha perso una Fashion Week e ha sfilato per tutti i più grandi marchi della moda. Ha cantato, recitato, posato con e senza veli, ma il tratto distintivo di una vita da rockstar è un altro: dopo annidi dipendenza da cocaina e alcool, nel 1999 entra in rehab uscendone ripulita e senza conseguenze per la carriera. Il suo temperamento fumantino però le costa più di un guaio: diversi collaboratori in molteplici occasioni la accusano di maltrattamenti, comportamento che le è costata anche una condanna ai lavori socialmente utili come addetta alla nettezza urbana. E lei, da vera star, ha espiato la pena presentandosi accompagnata dall’autista e firmata da capo a piedi.

Ma quella tra le muse di Versace che è riuscita là dove nessuna delle sue colleghe ha saputo arrivare è Carla Bruni. Italiana di nascita, ma francese di adozione, discendente di una ricchissima famiglia di imprenditori torinesi, nei suoi quasi 50 anni ha vissuto più di una vita. Top model nella “Golden Age” della moda, si è presto reinventata compiendo un’operazione miracolosa: cantare senza voce. Ma è la politica a consegnare il suo nome alle pagine dei libri di storia quando sposa (dopo numerose relazioni piuttosto complicate) Nicolas Sarkozy e con lui entra all’Eliseo come Premiere Dame di Francia. Durante gli anni da first lady assolve ai compiti formali con precisione impeccabile e riesce perfino a stare lontana dalle scarpe con il tacco in ossequio al marito, più basso di lei. Rivederle insieme in un tableau vivant dedicato alla memoria del più geniale dei creativi italiani è stata un’emozione dirompente, che ha commosso il pubblico presente nel salone della Triennale di Milano e la stessa Donatella. Saranno vere le voci insistenti secondo cui questo trionfo sarebbe l’ultimo atto della sua direzione artistica? Speriamo di no, ma se così fosse, non poteva trovare modo migliore per uscire di scena.

-di Matteo Osso

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