Niccolò Bettarini parla dopo l’aggressione, rivolgendosi ai suoi assalitori
Dopo l’aggressione di questa estate, Niccolò Bettarini torna a parlare dell’accaduto, rivolgendosi ai suoi assalitori Sono ormai passati alcuni mesi…
Dopo l’aggressione di questa estate, Niccolò Bettarini torna a parlare dell’accaduto, rivolgendosi ai suoi assalitori
Sono ormai passati alcuni mesi da quando Niccolò Bettarini, figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini, subiva un’aggressione fuori ad un locale di Milano. Il giovane, dopo essere stato picchiato e ferito gravemente con nove coltellate, è stato ricoverato d’urgenza in ospedale, dove è stato curato per diversi giorni. Per fortuna le cose si sono risolte per il meglio per Niccolò, e adesso il ragazzo sta bene, e per la prima volta dopo molto tempo rompe il silenzio. Bettarini torna infatti a parlare dell’aggressione subita in una lunga intervista per il settimanale Chi, rivolgendosi ai suoi assalitori.
Tutto è partito quando un amico di Niccolò Bettarini, per difendere un suo amico che era stato aggredito, si è buttato nella mischia, finendo, però, per venire a sua volta picchiato. Il gruppo di assalitori, nonostante avessero riconosciuto il giovane, non si è fermato, lasciando Niccolò in una pozza di sangue. Tanta è stata la paura, nei giorni a seguire, per Simona Ventura e Stefano Bettarini. Tuttavia il ragazzo non ha subito danni permanenti, ed ha ripreso la sua vita di sempre.
Adesso, a pochi giorni dalla condanna dei suoi assalitori, Niccolò Bettarini è tornato a parlare dell’aggressione, ricordando quei terribili momenti e rivolgendosi proprio a coloro che l’hanno picchiato. Queste le sue parole.
Niccolò Bettarini, dopo l’aggressione, rivive quei terribili momenti con i suoi assalitori
Con una lunga intervista per il settimanale Chi, Niccolò Bettarini ha deciso di tornare a raccontare cosa è accaduto durante la notte dell’aggressione, quando ha incrociato i suoi assalitori.
“Quella sera era uno dei miei ultimi giorni in libertà, poi sarei partito con la Triestina calcio in ritiro. Alle cinque del mattino lasciamo il locale. Era il 1° luglio. Andiamo al parcheggio e ci troviamo difronte al negozio ambulante di panini. La mia amica Zoe inizia ad urlare: “Nick, stanno picchiando Andrea”. Da lontano vedo che lo stavano strattonando in quattro. Corro e uno di loro comincia a prendermi in giro per gli orecchini che indossavo. Poi si fa sotto. Io mi difendo: scoppia l’inferno. Non ricordo quasi nulla. Calci, pugni, Zoe sopra di me. Il caos. Sento: “Figlio di Bettarini…”. Poi vedo sangue. Era il mio. E il mio respiro lentamente iniziava a rallentare. Solo dopo poco ho realizzato che ero in una pozza di sangue. A causa dell’adrenalina non sentivo dolore. Poi mi sono ritrovato in ambulanza, e solo in quel momento ho capito che mi avevano aggredito con un coltello. Una costola ha fermato la lama, altrimenti mi avrebbero bucato un polmone. Poi un nervo del braccio è stato lesionato e ancora oggi ho problemi. Dio e i medici dell’ospedale Niguarda mi hanno salvato per miracolo”
Ma non è finita.
Niccolò Bettarini rivive l’aggressione subita, parlando dell’incontro con gli assalitori
Proseguendo, Niccolò Bettarini dichiara con convinzione che se potesse tornare indietro, correrebbe nuovamente ad aiutare il suo amico, pur sapendo di venire aggredito.
“Per il carattere che ho, per come sono fatto io, lo rifarei. Sono così. Se vedo persone in difficoltà, amici o estranei, intervengo. Sono cresciuto con valori sani e non cambierò”
Dopo essere guarito, Niccolò ha anche scelto di presenziare alle udienze dei suoi aggressori, e in merito afferma:
“Ho partecipato a tutte le udienze perché incrociando lo sguardo dei mie aggressori volevo vedere se avrei percepito il loro pentimento. Non è accaduto. […] La giustizia ha fatto giustizia. [..] Quando ho incrociato i loro sguardi ho notato compiacimento. Il mio cognome forse ha fatto aumentare in loto una popolarità di riflesso e hanno perso di vista la gravità della cosa. Ma non cerco rivincite. Ho studiato anche le loro vite, ho voluto sapere chi fossero. Per arrivare a fare un gesto simile…c’è sempre una storia che racconta chi sei. Le loro storie parlano di un’infanzia infelice. Mi sono immedesimato in loro per comprendere la rabbia che li ha mossi. […] Ho compreso la loro vita e sono pronto a perdonare”
Per fortuna, nonostante la gravità dell’aggressione, ora Niccolò Bettarini sta bene. Noi di Novella 2000 gli facciamo un grande in bocca al lupo e gli auguriamo tanta felicità.