Thierry Mugler e la moda amazzone

Attitudine primaria: il successo! La cifra stilistica: il buon gusto nell’esagerare. Era lui, Thierry Mugler, profeta del futurismo nella moda degli Anni ’80 e ’90, scomparso la scorsa settimana. È stato un simbolo stravagante, eccessivo. Amava i colori, le forme accentuate, lo stile – nella sua perfezione – immortalato in maniera teatrale e musicato in modo che ne fosse esaltato l’influsso.

Con le sue creazioni ha vestito i migliori red carpet, e non solo, conferendo personalità esuberanti a molte star. La sua caratteristica innovatrice, a tratti rivoluzionaria, da subito emersa, ha trasformato la moda facendone una sorta di racconto del femminile al maschile. Ha lavorato su un’idea molto classica e forse anacronistica, tutto sommato, di ciò che è femminile e di ciò che è maschile.

Quando dalla natale Strasburgo si trasferisce a Parigi corrono gli Anni ’70. Gli anni di Yves Saint Laurent, dell’addio a Coco Chanel. Ma lui le idee le ha già ben chiare: ammaliare e sedurre con la femminilità, usando l’arte erotica come un superpotere da indossare ed esibire.

Ricostruire il corpo femminile, rendendolo anatomicamente ancora più perfetto, vuole rappresentare quasi una sublimazione di madre natura. Così nasce la sua Glamazon. Thierry si ispira alle amazzoni, così imponenti, libere, personificazioni straordinarie dei super eroi. E unendo le gestualità del corpo, l’eleganza e il potere ne fa una esplosione di fascino attrattivo.

Nulla è lasciato al caso, tutto deve concorrere allo scopo. Le decorazioni: insetti, motori, armature, i materiali usati – gomma, ferro, filo da pesca – hanno la precisa ispirazione di trasformare le donne in dee senza tempo, creature fantastiche su un palcoscenico di molteplici universi.

Le donne del mito

Le sue sfilate ottengono una popolarità planetaria, annoverando i nomi più celebri tra le mannequin. Come Grace Jones, Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Naomi Campbell, che diventano audaci e imponenti guerriere.

Con Thierry Mugler nasce l’era dei corsetti futuristici, delle vite strettissime, dei seni enfatizzati, spavaldamente indossati da celebrities del calibro di Madonna e Diana Ross, vestita come una ballerina di samba. Ancora, Sharon Stone, Beyoncé, Lady Gaga.

Creò abiti anche per David Bowie e per sua moglie Iman, in occasione del loro matrimonio.

Il Musée des Arts Décoratifs di Parigi gli ha dedicato un’importante retrospettiva, Thierry Mugler, Couturissime, con costumi di scena, fotografie, film e archivi inediti dal 1973 al 2014. La celebrazione di un mito che ha consentito alle persone di essere audaci.

Fragranze e musica

Ma la sua creatività non è mai stata settoriale. Sconfinava da un dominio a un altro. Si è anche occupato di profumi. Immediatamente riconoscibile, con le note di patchouli e cioccolato, la sua creatura Angel è la fragranza tra le più richieste al mondo.

La sua arte era assolutamente senza limiti. Tanto da essere stata prestata anche alla musica, come accadde per la regia di Funky, nel video della canzone con George Michael. Al Machbeth, a teatro, ha donato l’interpretazione dei costumi più originali.

Mugler è stato uno dei designer che ha spinto i confini dell’arte verso una egemonia che sovrasta la realtà, enfatizzando la tensione tra combinazioni contrastanti da cui non ha escluso se stesso. Anzi, non avendo Thierry rilasciato dettagli rispetto ai suoi lineamenti rinnovati a seguito di un incidente stradale, ha accresciuto il mistero che lo circonda.

Anche il culturismo, cui si è affacciato per dedicarsi alla perfezione del proprio corpo, ha fatto parte di un’evoluzione che acclude al suo fantastico mondo finanche la sua immagine.

Rompendo tutti i codici, ha aperto le porte alle novità e alla libertà.

Adieu Thierry, un nuovo palcoscenico è già in attesa di perpetuare la tua fama.

a cura di Elena D’Ambrogio