L’intervista a Laura Pausini

Laura Pausini presenta il suo film a Novella2000  - INTERVISTA
Cover Story Novella 2000 – 20 aprile 2022 n°18 – Laura Pausini insieme al compagno Paolo Carta e la loro figlia Paola

Con oltre settanta milioni di dischi venduti, è la cantante italiana più famosa nel mondo, nonché la prima a vincere
un Grammy Award. È Laura Pausini, che a soli diciotto anni conquista tutti con La Solitudine, vincendo il Festival di Sanremo del 1993 nella categoria giovani. Da lì, un successo travolgente che continua ancora oggi, dopo 29 anni di carriera.

La voce possente, il volto pulito e l’energia travolgente sono le caratteristiche che le hanno permesso di raggiungere il successo mondiale, cantando in cinque lingue diverse e vincendo i principali premi internazionali. Eppure Laura non si è mai montata la testa, è rimasta sempre con i piedi per terra, fiera delle sue origini romagnole. Nella vita privata, la Pausini è fidanzata da molto tempo con il suo chitarrista e produttore musicale Paolo Carta.

Dal loro amore è nata la figlia Paola, che oggi ha nove anni. La coppia non si è ancora sposata, ma come ha dichiarato recentemente la cantante, la data era prevista prima del lockdown. La festa è stata solo rimandata. Dal 7 aprile, su Prime Video è disponibile Laura Pausini – Piacere di conoscerti, il primo docufilm ideato, co-scritto e interpretato dalla popstar. Un viaggio introspettivo, che parte dall’adolescenza di Laura per raccontare le tappe fondamentali della sua vita e della sua carriera. Con una domanda centrale: cosa sarebbe successo se Laura non avesse vinto quel Festival di Sanremo nel 1993?

L’abbiamo incontrata in occasione della presentazione alla stampa del film.

Laura, avrebbe mai immaginato un documentario su di lei?

«No, ma è stato importante fare questo film, perché dopo aver cantato in tutto il mondo era giunto il momento di fare un riassunto della mia vita e confrontarmi con i sogni che avevo lasciato in sospeso prima della vittoria a Sanremo. Con la mia prima macchina, sono andata nei luoghi in cui ho vissuto durante l’adolescenza e da lì ho iniziato a raccontare la mia storia. Quello che si vede nel film è tutto vero, gli abiti, la casa, i libri di scuola, ecc.

Mi sono anche immaginata come sarebbe potuta essere la mia vita da non famosa, cosa avrei fatto se non avessi avuto successo in ambito musicale. Questo film, però, non vuole essere un’autocelebrazione, ma vuole spiegare cosa significhi per me sentirsi realizzati. Credo che la realizzazione non sia determinata dalla fama o dai premi, ma dal forgiare il carattere».

Se non fosse stata famosa, che cosa avrebbe fatto?

«Avevo tanti piani B. Avrei potuto fare l’architetto o aprire un negozio di ceramica. Sicuramente qualcosa di artistico. E naturalmente, la sera, fare piano bar, la mia grande passione».

Si è mai chiesta come mai ha avuto così tanto successo?

«È da quando ho vinto Sanremo, ventinove anni fa, che mi chiedo perché tutto questo sia successo proprio a me. Mi sono sempre sentita un po’ in colpa per tutta la fortuna ricevuta nella vita e ogni volta che vinco un premio o ricevo una nomination mi carico di ansia, perché penso che dovrò fare sempre meglio per non deludere chi crede in me».

Oggi, come si considera Laura Pausini?

«Sono una donna di 47 anni che ha ancora molte cose di quella ragazzina diciottenne che il pubblico ha conosciuto sul palco di Sanremo. Certo, gli impegni si sono moltiplicati e ci sono stati molti cambiamenti, ma quella Laura fa sempre parte di me. E poi ho sempre amato le sfide, lo devo anche al fatto che sono del segno del Toro e sono molto testarda. Mi procura la stessa emozione cantare per dieci persone al piano bar e per settantamila spettatori allo stadio di San Siro. Quando canto La Solitudine mi vengono ancora le farfalle allo stomaco».

La sua è una carriera fatta di tanta gavetta. Com’è iniziata?

«Cantavo nella mansarda della mia casa di Solarolo. I vicini suonavano alla porta dicendomi di abbassare il volume, ma non ci potevo fare nulla perché sono nata con questa voce. Papà lavorava con l’orchestra di Raoul Casadei, poi ha iniziato da solo la sua carriera di musicista, provava in garage e io lo guardavo sempre. Crescendo, la mia voglia di cantare si è fatta sempre più forte, così un giorno gli ho chiesto di fare piano bar con lui. Il nostro sodalizio è durato dieci anni. In una di queste serate, mi nota un discografico e mi iscrive alle audizioni per il Festival di Sanremo. Da li è iniziato tutto».

Dopo la sua vittoria, il rientro a Solarolo. Ricorda quel momento?

«Sì, c’erano dei fan che dormivano dietro il cancello di casa mia. Lì ho capito che qualcosa nella mia vita stava cambiando. Mio padre, che in quanto a sogni viaggia anche più di me, ha deciso di aprire il mio fanclub, così la vecchia casa di Solarolo è ora un museo».

Ascolta ancora il parere dei suoi genitori?

«Ogni volta che concludo un’apparizione in tv, la prima cosa che faccio è chiamare i miei. Se papà parla poco, vuol dire che ho cantato male. Mamma, invece, giudica trucco e parrucco e mi sgrida se mi scappa una parolaccia. Con l’arrivo di mia figlia Paola, oggi sono diventata più pudica, perché ogni cosa che faccio penso che c’è lei a guardarmi».

Laura Pausini sulla cover di Novella 2000 - 20 aprile 2022 n°18
Laura Pausini sulla cover di Novella 2000 – 20 aprile 2022 n°18

Cosa ricorda di quel Sanremo ‘93?

«Devo tutto al Festival, ero una diciottenne timida, che passava la maggior parte del suo tempo a chiedere autografi agli altri cantanti. Non mi sarei mai aspettata di vincere né che avrei avuto il successo a seguire. Dopo la vittoria, per i primi cinque anni, ho continuato a vivere a Solarolo e papà mi accompagnava ovunque. Poi, per esigenze pratiche, mi sono trasferita, da sola, a Milano. Mio padre è stata una bella palestra per me, mi ha insegnato a essere disciplinata e a non montarmi la testa. Dopo le registrazioni, si andava subito a dormire perché al mattino ci si svegliava molto presto. Non avevo assistenti, quindi trucco e parrucco li facevo da me. Ancora oggi, quando mi chiama Pippo Baudo sono emozionatissima, forse anche più di quando parlo con Beyoncè».

Sta dicendo che si sente più apprezzata all’estero che in Italia?

«In questi anni ci ho pensato molto. Quando vado all’estero non sento il peso di essere giudicata per quello che faccio, in Italia, invece, penso sempre di non essere abbastanza. Ho sofferto tanto, perché ho fatto tutto il possibile per piacere anche a quelli che non apprezzano la mia musica.

Sono orgogliosa di essere italiana ed è grazie ai miei fan se ho venduto tanti dischi e se sono stata la prima in Italia a fare un concerto allo Stadio di San Siro. Se sul palco sono una coraggiosa, nel privato sono fragile e insicura. Per gli spagnoli io sono la loro mamma, la loro amica, la loro fidanzata, mi fanno sentire una di loro. Qui in Italia, invece, sento di dover dare sempre delle spiegazioni e questo spesso mi spaventa. Posso piacere o no, ma io sono così».

Durante questi anni, e con tutti i suoi impegni, è riuscita a trovare anche l’amore.

«Sì, il mio compagno, Paolo Carta, lavorava con me ed è ancora oggi il mio chitarrista e produttore musicale. Lui è uno molto riservato e di poche parole, abbiamo iniziato a costruire qualcosa piano piano. Lui per me è il grande amore».

E poi?

«Poi è nata Paola, nostra figlia. È lei che ha fatto cambiare molte cose nella mia vita. Quando è venuta al mondo e me l’hanno messa tra le braccia, ho capito perché vivevo. Lei è il timone di tutto, mi dà forza e coraggio. Ed è anche una bambina che mi osserva molto. Adesso ha nove anni e mi impressiona quello che riesce a capire del mondo, mentre io quelle stesse cose le ho apprese a vent’anni. Con lei parlo tanto e cerco di passare insieme molto tempo, perché è lei la mia priorità. Spero di essere un buon esempio, di trasmetterle insegnamenti preziosi».

Paola l’aiuta nella scelta delle canzoni?

«Quando ascolto i provini, spesso lei mi dice: “Mamma questa è bella, devi cantarla”. Non sempre i nostri gusti combaciano, ma mi piace che mi dia consigli. Lei è nata con la musica e non mi meraviglierei se da grande decidesse di prendere la nostra strada».

Il fatto di essere così famosa, per sua figlia è un ostacolo?

«No. Per esempio, durante le nomination degli Oscar, mi ha chiesto di chiamare le sue maestre e i suoi compagni. Erano tutti a fare il tifo per me. E poi c’è da dire che vivendo con due genitori artisti le viene facile avvicinarsi a nuovi mondi: dal cinema, al disegno, alla scrittura».

Tutti i suoi fan aspettano con ansia il suo prossimo album. Ha già in mente qualche progetto?

«Sono bloccata da due anni, non mi è mai capitato prima d’ora. Ascolto moltissimi provini, ma non ho ancora in testa il progetto giusto, quello che mi convinca a portare dei brani sul palco».

A cura di Roberto Puntato.