Alla ricerca di… Richiard Avedon con Elena D’Ambrogio
A cent’anni dalla nascita Milano celebra il genio di Richard Avedon con una mostra dedicata al grande artista dell’obiettivo
Una mostra in onore del fotografo
Il fotografo dallo sfondo bianco, su cui spicca la figura per farne la chiave della potenza delle sue immagini, risponde al nome di Richard Avedon, e sarà celebrato al Palazzo Reale di Milano dal prossimo 22 settembre fino a gennaio 2023.
La mostra celebra la longeva carriera dell’artista con immagini provenienti dal Center for Creative Photography e dalla Richard Avedon Foundation. Molto atteso il settore dedicato alla sua collaborazione con Gianni Versace.
Lo sguardo profondo di Avedon ha interpretato l’avanguardia del noto stilista raccontandone lo stile e l’eleganza. “Le mie fotografie non vogliono andare al di là della superficie, e sono piuttosto letture di ciò che sta sopra”. Così una volta disse colui che è considerato il più grande fotoritrattista in assoluto. Uno degli artisti che più di tutti ha saputo rivoluzionare e influenzare generazioni di fotografi.
Indimenticabile lo scatto fatto a Parigi per l’ultima collezione di Dior, nel ’55, per il quale Avedon sceglie una delle modelle più pagate di Vogue, Dovima, e la ritrae con lo splendido abito da sera tra una coppia di elefanti.
Un approccio fotografico, quello di Avedon, destinato a diventare immortale. Avedon sapeva osare ma non era interessato alle mode, e anche il suo obiettivo non si tinse di celebrità. L’estro creativo del fotografo non si sminuì mai.
Celebre il suo progetto “The American West”, per il quale trascorse sei anni a fotografare i membri della classe operaia, i vagabondi, gli ultimi della società, rinnegati da un mondo ostile.
Le origini di Avedon
Ma come ha inizio il suo accattivante percorso? Richard Avedon nasce a New York nel 1923. Non incline agli studi segue la sua passione per la fotografia, che lo porta a imbarcarsi nella Marina Militare. Lì ha modo di girare il mondo accumulando esperienze nelle situazioni più estreme.
Proprio nella Marina sboccia la sua carriera, facendo ritratti ai compagni di camerata.
Grazie all’ammirazione che Aleksej Brodovic, leggendario art director di Harper’s Bazaar, ha per lui, entra a far parte della rivista con una lunga collaborazione, per poi approdare a Vogue.
Pubblica diversi libri. Il primo, Observations, è un volume che raccoglie le sue immagini unite al commento di Truman Capote.
Il suo legame con la moda è stato ricco e imponente, ha firmato alcune edizioni del prestigioso calendario Pirelli e realizzato ritratti per le star del cinema come Katherine Hepburn, Humphrey Bogart, Brigitte Bardot, Marylin Monroe, Buster Keaton. E personalità del calibro di Truman Capote, Eisenhower, i Beatles, Kissinger e molti altri.
Ha sempre portato come fulcro professionale la teatralità. Avedon non cercava un rapporto umano con chi fotografava, manteneva una distanza che a volte è stata anche definita crudele. L’emozione trasmessa dallo scatto non prevedeva alcuna empatia con il soggetto immortalato.
Nei suoi ritratti – estremi, intensi, molto diretti, spesso frontali, con lo sfondo bianco – Avedon si concentra sul viso delle persone, che considera la finestra dell’animo umano.
Affascinante quanto insolita l’allora ventenne Nastassja Kinski, dolcemente distesa sul pavimento, abbracciata da un pitone.
Bellezza ed espressività sono state le visioni che gli hanno consentito di andare oltre l’amato strumento, per raggiungere ogni volto e immortalarlo.
La ricerca maniacale della perfezione ha fatto dello stile di Richard Avedon la centralità indiscutibile dei suoi soggetti.
a cura di Elena D’Ambrogio