Studio Resente: è il momento di riprenderci la vita e ritrovare la felicità
Ritroviamo la nostra felicità vivendo appieno le piccole gioie della vita, quelle quotidiane e semplici, senza invidie o gelosie
Cos’è la felicità e come prenderla
La felicità. Ah, la felicità! Da giorni ci sto pensando, dopo aver sentito un’intervista dove si diceva che la felicità non è uno status, ma sono per lo più piccoli momenti che bisogna saper cogliere e apprezzare! Questo mi ha fatto capire ancora una volta che dobbiamo essere noi a cercare di gestire al meglio la nostra vita cercando di godere dei singoli momenti e vivendoli al meglio.
Bisogna cercare – lo so che talvolta è difficile e sono il primo a riconoscerlo – di apprezzare le piccole cose. È inutile volere, volere, volere… E soprattutto non bisogna essere invidiosi.
Sono sicuro che la mia vita, così come per la stragrande maggioranza di voi, non è semplice, specialmente in questi periodi. Ma dobbiamo cercare di affrontarla con il sorriso e con la forza di volerla vivere. Dobbiamo abituarci ad assaporare i vari momenti della giornata traendo da essi una carica, una spinta positiva, perché questo sicuramente ci aiuterà a vivere con maggiore forza la quotidianità.
Anna Magnani infatti diceva:
“I tempi felici sono tanto brevi per tutti, sono attimi, mezze ore. A sommarli in tutta la vita non fanno forse nemmeno una settimana. I tempi del dolore sono più lunghi per tutti. Ma la vita ci dà sempre qualche compenso”.
Le sofferenze di mamma
Ecco, forse questo è il giusto suggerimento per affrontare in maniera diversa i nostri giorni. Questo anche perché ormai, da più di due anni, stiamo vivendo un periodo decisamente pesante. Periodo in cui la carica per tirare avanti molto spesso è stata annientata.
Ho riflettuto molto in questi due anni, pensando soprattutto a mia mamma, che ha vissuto il dramma della guerra non con lo sconforto ma con forza. Per lei è stato qualcosa che è sempre stato molto presente nella sua vita, e per questo ogni tanto mi raccontava dei momenti vissuti durante la seconda guerra mondiale.
Io purtroppo (forse è un mio limite) ho sempre trovato una grande difficoltà – l’ho fatto – ad ascoltarla. Ciò perché per me era una sofferenza sapere quello che aveva subito: il timore dei bombardamenti, la scarsità di cibo, la presenza dei Tedeschi!
Ma in tutto questo è sempre riuscita a farcela, perché c’era un valore superiore: la forza di essere assieme. C’era una grande solidarietà: tutti si aiutavano, tutti avevano poco, ma si divideva.
Io veramente vorrei si raccontassero queste pagine di storia. È una pagina importante della nostra storia che non comprendo (o forse lo so ma spero non sia così!) per quale motivo non sia ricordata e raccontata.
Può essere un grande insegnamento per noi ma anche per i giovani, per capire il vero senso della vita, riscoprire gli altri, trovare il sorriso nelle piccole cose della nostra giornata. Invece, continuando a errare, si danno bruttissimi esempi e sembra quasi che per cercare la felicità sia necessario fare grandi imprese, mettendo a repentaglio la propria vita.
E allora via con il bungee jumping, via con le scelte estreme, via con le prove dì velocità, adrenalina a mille… Ma poi? Per non parlare di altri eccessi che ti portano lontano… Invece, ritroviamo in noi il piacere di godere, riscopriamo la felicità del contatto umano, di un tramonto, di una cena particolare, di un acquisto!
Felicità e invidia
Molte persone mi dicono che non seguono più i telegiornali, perché riportano solo notizie negative. È la verità: purtroppo anche adesso, con il problema dei rincari, tutto è presentato in negativo. Ma se c’è un problema ci sarà – dico io – pure una soluzione!
Vedete, qua entra in gioco il concetto del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Io non voglio essere l’ottimista che vede il bicchiere mezzo pieno, ma dalle piccole cose della quotidianità cerco (non è sempre semplice) di cogliere quegli elementi positivi che ti possono dare degli sprazzi di felicità. Dalla telefonata inattesa di un amico ad un aperitivo, un semplice acquisto, un profumo.
Se le persone che hanno vissuto la seconda guerra mondiale riuscivano a trovare il sorriso in quella situazione, perché non dobbiamo cercarlo e volerlo anche noi? Non lasciamoci travolgere dalla negatività dei mass media. Pensiamo che spesso la felicità è anche dare: dare una spalla, dare ascolto, dare un abbraccio, dare un sorriso, dare un’attenzione.
Certo che non posso dimenticare quello che diceva Alda Merini:
“La felicità. Non c’è niente che faccia di più impazzire la gente che vederti felice”.
La storia di Cesare
Ma se siamo felici non c’è nulla di male. Anzi, quant’è bello trasmettere la nostra gioia. Veramente c’è bisogno di ritrovarsi e riprendere a gioire, c’è bisogno di rivedere le compagnie allegre e spensierate che si trovano per il semplice piacere di stare insieme, c’è bisogno di vedere ancora gli occhi che brillano di due ragazzi innamorati.
E poi mi piace chiudere invitandovi a scoprire su Instagram la storia di Cesare, un bambino di 5 anni che, purtroppo, per una forma tumorale, ha perso completamente la vista. Per questo però non ha perso la voglia, la forza di vivere.
Vedere con che gioia vive le sue conquiste alla ricerca di una sua autonomia, come scopre le varie cose (dai giochini al volto della sua mamma). Vedi questo ometto che ogni giorno fa conquiste, sempre con determinazione e volontà, e soprattutto senti quanto sia aggrappato alla vita e come voglia profondamente viverla.
Cesare è un grande. Solo quando deve sottoporsi a qualche controllo fa la faccia imbronciata, altrimenti il sorriso spesso compare nel suo volto! E cammina, corre, guida la sua macchinina tutto da solo. La forza della vita, la felicità di poterlo fare.
Allora, anche noi da domani partiamo con un nuovo atteggiamento e impariamo a scoprire una nuova felicità fatta di piccole gioie o piaceri.
a cura di Alessandro Resente