Re Carlo III: ama la pittura… ma la pittura non ama lui! (di Daniele Radini Tedeschi)
L’amore di Carlo III per la pittura, una passione non corrisposta all’arte secondo il professor Daniele Radini Tedeschi
Per la rubrica A regola d’arte, ecco il parere del professor Daniele Radini Tedeschi sull’arte di Re Carlo III.
Carlo III e l’arte secondo Daniele Radini Tedeschi
A differenza di noi comuni mortali, sempre affaccendati, di fretta e senza un attimo di riposo, i celebri personaggi… persino i regnanti, hanno molto tempo libero. E tra i vari hobbies, ahimè, a volte dipingono, esprimendosi con colori e tavolozza.
Non bastavano infatti gli scialbi quadretti dilettanteschi di Churchill (che almeno aveva il buon gusto di firmarsi con uno pseudonimo). Il Regno Unito ha voluto proprio esagerare: il Principe Carlo, anzi l’ormai Re Carlo III, in attesa dello scettro, ha troppo spesso impugnato il pennello, strumento per lui difficile da gestire forse anche più dell’aureo simbolo di autorità.
Nonostante le lauree in archeologia e la grande passione per l’architettura, il monarca confeziona infantili paesaggi rurali o montani dal tristissimo sapore naïf, molto simili agli insipidi acquerelli che vediamo appesi, rigorosamente storti, negli chalet alpini.
Come Monet, anche Sua Maestà ama pitturare en plein air, immerso nella natura: quasi sempre ad ispirarlo sono le sue superbe tenute delle campagne inglesi… Non di certo una misera multiproprietà ad Alghero.
Dipingere ben vestiti
Come tutti gli inglesi, Carlo dipinge in tight, a volte indossando il doppiopetto bianco, altre un elegantissimo spezzato. Sovrano temerario verso le macchie, sa bene che i pigmenti di colore impallidirebbero davanti ai costosi tessuti Principe di Galles.
E mentre il suo Paese, con la Brexit, è tornato indietro di decenni, il nuovo re con la pittura retrocede di almeno un secolo e mezzo, immemore delle innovazioni di David Hockney, del naturalizzato Lucian Freud o dell’irlandese Francis Bacon che molto hanno dato all’Inghilterra.
Ma tanto il gentleman incoronato può dirsi ugualmente soddisfatto, visto che i suoi “capolavori”, in venti anni, hanno reso circa sei milioni di sterline – andati per fortuna in beneficenza – facendolo diventare uno tra gli artisti più pagati del Regno.
A tardare resta solo l’apprezzamento della critica, benché si sappia quanto Carlo sia dotato di pazienza in fatto di attesa.
Comunque, per la felicità della storia dell’arte, il sovrano ogni tanto abbandona il cavalletto dedicandosi al polo, passatempo tra i suoi preferiti… Sicuramente meno catastrofico della pittura!
Speriamo solo che le condizioni meteorologiche, in quelle brulle terre piovose, permettano in futuro tanto sport all’aria aperta: l’arte ci guadagnerebbe!
a cura di Daniele Radini Tedeschi