Gina Lollobrigida e il triste finale di vita (di Roberto Alessi)
Gli ultimi anni dell’artista passati in rassegna da Roberto Alessi, che aggiunge un commento al cordoglio per la morte di Gina Lollobrigida
È una magra consolazione per chi non ha una lira, ma certi problemi forse non sarebbero capitati se lei non fosse stata ricca e famosa. Parlo di Gina Lollobrigida, morta a 95 anni.
Gli ultimi anni dell’artista
Certo, io mi auguro che il figlio Andrea Milko, che non conosco ma che mi dicono essere una persona molto perbene, e anche il nipote Dimitri, bravo ragazzo, le abbiano voluto bene. E che la richiesta di un amministratore di sostegno sia stata fatta non per salvare un’eredità, ma per tutelare la mamma e la nonna.
Penso che davvero loro giudicassero sinceramente negativa la presenza di Andrea Piazzolla, considerato da Gina come un figlio (“Mi ha salvato la vita, mi vuol davvero bene, mi protegge, mi ha portata all’ospedale quando stavo malissimo”, affermazioni che mi sono state confermate dal professor Francesco Ruggiero, che la curava) e che quindi certe scelte le abbiano fatte per amore.
Io allora – e l’ho detto anche in TV – ho consigliato a Gina di mollare il colpo per recuperare il rapporto con il figlio. “Se il problema secondo te è legato ai tuoi soldi, daglieli tutti, che te frega. A 90 anni tieniti un vitalizio per vivere in assoluta tranquillità e lascia tutto: casa, gioielli, conti correnti”. Ma lei non ci sentiva, ed è andata avanti a parlare con avvocati, l’ultimo Antonio Ingroia, ex magistrato, che mi sembra una persona perbene pure lui.
Il denaro non reca felicità
Risultato: l’ho scritto diverse volte, San Basilio Magno considerava il denaro sterco del Diavolo. Su quel fronte si sono immolati troppi sentimenti, onori, glorie. Si sono cercati troppi compromessi, vendute anime… Mi auguro che non sia stato così nel caso di Gina, ma che il dolore da parte di tutti ci sia stato comunque.
Il denaro non porta la felicità. Aristotele pare dicesse che “è chiaro che non è la ricchezza il bene da noi cercato. Essa infatti ha valore solo in quanto utile, cioè in funzione di qualcos’altro”. Più chiaro Jean-Jacques Rousseau: “Il denaro che si possiede è strumento di libertà, quello che s’insegue è strumento di schiavitù”.
Forse i ragazzi di oggi, al posto di farsi tatuaggi tribali di cui non sanno nemmeno il significato, dovrebbe imprimerselo a chiare lettere sulla pelle, ma soprattutto sul cuore.