Il Galateo a tavola di Alessandro Resente: le parole sono importanti
Alessandro Resente e la seconda puntata del suo Galateo a tavola: “Quando vi presentate non dite ‘Piacere’, ma solo il vostro nome”
Come abbiamo ben capito, il Galateo non è una serie di regole o imposizioni atte a irrigidire i rapporti umani. Anzi, è un insieme di consigli che contribuiscono a creare una migliore socializzazione, perché talvolta certe situazioni possono generare insicurezza e ansietà.
Per questo ritengo giusto partire ponendo l’accento su certe frasi o parole da evitare. Come vedrete, tale consiglio nasce da corrette e precise considerazioni che non si possono non condividere. Il capire ne fa comprendere la loro utilità.
Perché non si dice “Piacere”
La prima regola – definiamola così – quando conosciamo o ci presentano qualcuno: non bisogna dire “piacere”, ma correttamente limitarsi a dire il proprio nome e cognome.
Vi chiederete perché non si debba dire “piacere”. Semplicemente perché non sappiamo come sia effettivamente la persona che stiamo conoscendo, se sarà una bella o brutta conoscenza. Per cui, piuttosto, se alla fine si rivelerà un incontro positivo allora sì, avrà senso salutarsi sottolineandone il piacere della conoscenza.
È fondamentale comprendere il senso di questa regola, in quanto in primo luogo ci evita di dire una parola senza alcun significato nel momento nel quale la diciamo, e soprattutto ci evita di non essere sinceri. Perché – lo sottolineo subito – il Galateo si basa essenzialmente sulla sincerità nei rapporti.
L’importanza della stretta di mano
Però, elemento fondamentale quando ci viene presentato qualcuno, oltre a guardarlo negli occhi, è la stretta di mano: deve trasmettere il piacere della conoscenza. Nello stesso tempo non deve essere troppo forte né dare l’idea della mano morta, ma deve avvolgere con le dita e il palmo e restare perpendicolare al pavimento.
Vi ricordo che la stretta è il nostro primo elemento di comunicazione, e dimostra alcuni aspetti della nostra personalità, come ci poniamo nei confronti della nuova conoscenza.
Comunque, a differenza di quanto qualcuno consiglia, non va bene neppure dire “molto lieto” o altre forme simili. Limitiamoci – ribadisco – a dire il nostro nome e cognome. E ricordiamoci in ogni caso che nelle presentazioni si introduce l’uomo alla donna, la persona più giovane a quella più matura, quella meno importante a quella più importante.
Consigli, questi, che semplificano o tolgono dall’imbarazzo ma che sono anche rispettose.
Meglio non dire “Buon appetito”
Un’altra regola da rispettare, sebbene controversa, è quella di non dire “buon appetito”. Ma alla base di questa è necessario sapere che c’è proprio uno dei principi fondamentali del Galateo, che va a contraddistinguere il nostro vivere.
Quando invitiamo qualcuno a pranzo, a cena o anche per un semplice aperitivo, lo facciamo per il piacere di stare con l’ospite, conversare e condividere dei momenti.
Perciò, dire “buon appetito” sarebbe un concentrare tutta l’attenzione sul cibo, mettendo cioè in secondo piano i veri motivi del nostro invito: stare assieme e godere appieno della compagnia dei nostri ospiti.
Il Galateo stesso invita al condividere, a trovare il piacere di incontrarsi, di unire ai piaceri della tavola anche quelli della conversazione, del divertirsi, del confrontarsi.
Aggiungiamo anche che in un periodo in cui tutti cercano di stare attenti alla dieta e al fisico è sicuramente un augurio da evitare. Al limite, sarà piacevole e gradito che i padroni di casa presentino il piatto invitando a gustarlo.
Evitare il “cin cin”
Collegato a questo vi è il consiglio, quando si fa un brindisi, di non dire “cin cin”. Sembra che questo modo di dire non sia nato altro che dal ripetere onomatopeicamente il suono dei bicchieri. Tuttavia viene sconsigliato altamente, perché quando si fa un brindisi è opportuno, più carino ma anche decisamente più significativo, accompagnarlo con una frase che caratterizzi il momento: può essere un augurio, può riassumere il piacere della serata, può essere un ringraziamento. Poche parole, ma che rappresentino il piacere o siano un augurio.
Il Galateo non ama le frasi fatte, ma vuole la spontaneità. Vuole dare un senso ai momenti di convivialità! Quindi qui possiamo sbizzarrirci, non con grandi discorsi ma poche parole, che dimostrino il piacere del momento e soprattutto che rendano speciale il brindisi.
L’origine di “Salute” e perché meglio non dirlo
Poi non posso non ricordarvi di non dire “salute” quando uno starnutisce. Non perché ci disinteressiamo di lui, ma perché prima di tutto è rispettoso non far notare chi ha starnutito, e nello stesso tempo evitargli imbarazzo dovendo dire “grazie” quando – come ben sapete – gli starnuti non arrivano mai solitari.
Aggiungo inoltre che in questo periodo ancora influenzato dal Covid è proprio opportuno evitarlo, per farlo passare inosservato ed evitare un’eccessiva apprensione.
Ma una cosa che proprio detesto è quando uno ti saluta dicendo “salve”. Assolutamente da evitare, in quanto non ha alcun significato ma soprattutto può far pendant con piacere.
Sebbene abbia un’origine latina, in quanto deriva da salvare, che stava a significare “essere in buona salute” e pertanto il saluto salve non deriva altro che da “salute a te”. Vi rendete conto così che, quando uno vi dice “salve”, è un saluto decisamente impersonale. Meglio usare un qualcos’altro che sia, in un certo senso, un augurio: “buona giornata”, “una piacevole serata” e così via, dando senso al nostro saluto. Anzi per dare forza maggiormente al nostro saluto è opportuno farlo seguire – quando vi è un certo grado di conoscenza – da un “Come sta?” oppure “Tutto bene?”.
Semplicissime considerazioni, per accogliere al meglio i nostri ospiti a casa o anche al ristorante.