A regola d’arte: la fotografia di Pezzino de Geronimo
Intervista alla catanese Rossella Pezzino de Geronimo, imprenditrice e artista appassionata di fotografia estrema e di green
Scatti d’autore avveniristici, opere evocative dallo spirito visionario per alimentare il senso di salvaguardia dell’ecosistema e della sostenibilità, al fine di “costruire il futuro in modo etico, a beneficio nostro e della Terra che abitiamo”.
Questo e molto altro riassume la produzione dell’artista catanese Rossella Pezzino de Geronimo – tra le più significative imprenditrici italiane – che ha reso la sua attività e la passione per la fotografia due strumenti per “seminare Bellezza”.
Abbiamo avuto occasione di intervistarla.
Intervista a Rossella Pezzino de Geronimo
Nella sua articolata produzione, il viaggio ha una valenza simbolica determinante. Sembra quasi un “pellegrinaggio dell’anima”. Qual è stata, tra tutte, la meta che più l’ha ispirata?
“Per me la vita è un viaggio dove non si finisce mai di imparare, e spero di non smettere mai di spingere il mio limite sempre oltre. I miei viaggi estremi non raccontano solo la vita dura di popoli diseredati, ma documentano la mia progressiva crescita e direi continua rinascita.
Sono appena rientrata dall’Australia, in cui sono riuscita, sorprendentemente, a ritrarre un tesoro nascosto e mai fotografato prima professionalmente: le zone umide di Gayini, nel bacino di Murray-Darling.
Gayini, solo di recente è stato affidato dal Governo australiano ai suoi custodi tradizionali, gli aborigeni. Il Consiglio tribale Nari Nari ha il compito di conservare la sua fauna selvatica, lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e la protezione del significativo patrimonio culturale”.
La fondazione di Dusty
Prima dell’artista c’è una donna determinata nel valorizzare e salvaguardare la Bellezza della natura e del nostro patrimonio. La sua vita appare, in tal senso, connotata da un forte impegno civile. Quali sono le principali battaglie già raggiunte?
“La natura ci mette in contatto con la bellezza, donandoci equilibrio e serenità. La bellezza ha altresì anche un valore socializzante, grazie alla sua capacità di far stare insieme gli individui, il soggetto e l’oggetto, l’uomo e la natura.
Sono una combattente che semina bellezza, intendendo con essa non solo un concetto estetico, ma anche etico, esteso al rispetto del prossimo, alla solidarietà, alla credibilità e all’onestà intellettuale.
Per costruire un mondo migliore, quaranta anni fa, ho fondato insieme a Walter Magnano di San Lio, che a quel tempo era il mio compagno di vita, Dusty, oggi azienda leader nel settore dell’igiene ambientale.
Dusty lavora giornalmente per migliorare la qualità della vita, salvaguardare il territorio e diffondere un maggior livello di consapevolezza sulla tutela dell’ambiente. È l’unica impresa operante nel settore dell’igiene ambientale e della raccolta differenziata, ad essere annoverata tra le cinquanta imprese italiane che si distinguono nel campo della sostenibilità.
Il riconoscimento è arrivato ufficialmente dal “Sustainability Award”, il progetto con cui Credit Suisse, Kon Group e Forbes premiano le realtà che hanno dimostrato la capacità di portare avanti una crescita sostenibile, inclusiva e stabile, creando valore aggiunto anche per la comunità”.
La mostra Liquid Chaos
Nel 2022 le sue opere, esposte in Biennale di Venezia al Padiglione Grenada, non sono certo passate inosservate. Un’esperienza immersiva all’interno di un progetto nato in piena pandemia, dal titolo “Liquid Chaos”. Qual è stato, in quel caso, il messaggio portato al grande pubblico?
“Per la Biennale di Venezia, durante la pandemia, ho prodotto delle opere fotografiche in realtà aumentata dal titolo Chaos liquido. Questo periodo buio ci ha in primo luogo insegnato a riflettere sul fatto che occorre essere preparati a cambiare i piani in qualsiasi momento accettando il “Chaos”, ossia uno spazio lasciato al caso.
Leggere la nostra vita in termini di “Chaos” (nascita della vita) e “Ordine” (immobilizzazione della vita) ci offre un’opportunità insolita per vedere come si stabilisce l’equilibrio dentro di noi in ogni settore dell’esistenza”.
La passione green
All’interno del suo giardino Le Stanze in Fiore, da lei iniziato a costruire nel 2000, vi è anche una stupefacente opera di Land Art dal titolo Il Giardino dell’altrove. Un giardino immaginifico, realizzato a partire dal 2016 e poi inserito tra i Great gardens of the world.
Quali sono le peculiarità e le stravaganze di questo spazio verde, qual è la sua storia e soprattutto dove e quando lo si può visitare?
“Il Giardino dell’altrove, ispirato al senso della vita, ospita piante, fiori e colori che disegnano in chiave primordiale i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco. Un giardino simbolico e immaginifico che si apre con un corso d’acqua attraversando il quale ci si purifica. Si può parlare di un intero percorso sensoriale a disposizione del visitatore.
Nel 2011 il giardino ha ottenuto il 3° premio Grandi Giardini Italiani, ed è stato poi inserito nella rete mondiale dei Great Gardens of the World, cioè tra i duecento giardini storici, moderni e contemporanei che la Fondazione dell’azienda svizzera Rado ha selezionato in venti Paesi di quattro continenti, scegliendo dieci giardini per ogni Paese.
Nel 2021 ho creato un orto biologico e sostenibile. L’orto è aperto al pubblico ogni martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8.30 alle 14.00, con la possibilità di acquistare i prodotti stagionali anche raccogliendoli direttamente a km zero”.
Come Fontana
Dalla critica d’arte molti suoi scatti sono stati accostati alla fotografia di Franco Fontana. Tuttavia, una parte della sua produzione si compone anche di reportage fotografici aventi a soggetto realtà e genti del Giappone, della Birmania, dell’Etiopia e dell’India. Può parlarci di questo ulteriore campo d’indagine?
“Ammiro molto Franco Fontana, perché come lui, quando incontro la natura nei miei viaggi estremi, cerco con passione e senza mai stancarmi il suo significato profondo. Oggi la mia fotografia scompone, rielabora e trasfigura il mondo reale, poiché i luoghi vengono proposti attraverso il caleidoscopio della mia anima. Nasco però come fotografa ritrattista.
All’inizio ho focalizzato la mia ricerca fotografica sulle donne che ‘resistono’ in paesi poveri e stremati. L’ulteriore passaggio, dai dettagli del corpo delle figure da me ritratte alla completa destrutturazione del paesaggio, è nato da un viaggio catartico in Brasile che mi ha condotto verso una visione nuova, più autentica e profonda.
Dal 2015 al 2018 ho affrontato il tema dei quattro elementi: acqua, terra, fuoco, aria. Un percorso affascinante che mi ha spinta a vivere in condizioni estreme i quattro continenti, alla ricerca della fonte della vita”.