Piera Bachiocco Feliziani: l’arte della memoria
La vita della pittrice ed educatrice Piera Bachiocco Feliziani si riverbera nell’opera dell’artista che sa di Europa, Asia e Africa
Piera Bachiocco Feliziani, pittrice, educatrice e restauratrice, nasce a Osimo (Ancona) volgendo la sua vita all’arte sin dalla scuola secondaria superiore per poi conseguire, successivamente, il diploma in Decorazione Pittorica all’Istituto Statale D’Arte di Ancona.
Vita e carriera di Piera Bachiocco Feliziani
Ha vissuto per vent’anni tra Nigeria, Dubai e Abu Dhabi, traendo ivi ispirazione per le sue composizioni.
La carriera di Piera è costellata di successi, non ultimo la partecipazione alla 16ª Biennale d’Architettura di Venezia nel Padiglione Europa.
Composite tinte, carnagioni cangianti di innumerevoli memorie: tali ingredienti qualificano le opere della Nostra. I racconti sepolti dai cinerei risvegli del Vesuvio vengono ravvivati dalle vibranti cromie generate dall’arte pompeiana, da cui la pittrice attinge la leggiadria dissolta delle pitture parietali o quel candore raffinato che si riverbera nelle nature morte, in calle sbocciate da nebulose vegetazioni, arricchite di rifulgenti dorature e spinosi cardi imbevuti di raggianti nuance.
Viandante del variopinto pianeta mondano, Piera rievoca gli abbacinanti colori della sua Africa, le abitazioni rese tessere in screziate distese musive stagliate su fondali dall’infuocato tramonto.
Si compie la saturazione della tavolozza sino a inabissarla nei misterici manti notturni alla “Mille e una Notte”.
L’Arabia, fascinosa e inquietante, si spande sul tessuto grezzo delle tele, si dona la granulosa sabbia del deserto al connubio col vischioso acrilico, ideazione di una tecnica innovativa che trova la sua sintesi nelle parole della Nostra: “Le mani corrono dietro alla fantasia con tutto quello che ho a disposizione”.
L’astrattismo sentimentale dell’artista
Dalla terra delle bianche cupole, Bachiocco Feliziani acquisisce l’espressività calligrafica e aniconica, quel sunto poetico che non necessita della forma per far germogliare le emozioni.
Nel processo graduale di decorticazione iconografica, approda infine a un astrattismo sentimentale, con concentriche apparizioni segniche alla Hans Hartung, alla selva dei pensieri dai convulsi aggrovigliati – infatuazione maturata dall’osservazione dei soffitti del Louvre ad Abu Dhabi -, fino a giungere ai materici dipinti come Espressività… Percezioni, cronologico rinvenimento di fabulazioni introiettate, sovrapposizioni ricomposte di lacerti di vita, che si sfaldano in un turbinio di armonici echi.
Promemoria tangibile del passato, la stesura dei pigmenti, mediata dalla posa scritturale, s’inerpica, filo di conversazioni e destini, sulle torreggianti alture del sapere universale.
a cura di Giulia Rustichelli