Alla ricerca di… Philippe Halsman con Elena D’Ambrogio
La mostra ‘Lampo di Genio, a Roma fino a gennaio 2023, con le opere Philippe Halsman, uno dei ritrattisti pù geniali ed enigmatici del secolo scorso
Jumping! Et voilà: con questa esclamazione, fattasi tecnica fotografica, un genio ha lasciato la sua impronta indelebile. Il genio dell’obiettivo estroso, ironico e visionario risponde al nome di Philippe Halsman.
Lo stile vivido e in controtendenza, rispetto ai canoni degli Anni ’40, lo differenziarono subito tra tanti. In particolare, i ritratti enigmatici divennero da subito il tratto distintivo di una personalità singolare.
Non è un caso che la sua collaborazione più importante vanti l’amicizia con Salvador Dalì. Sebbene, tra i fotografi, il nome di Halsman sia poco celebrato rispetto a nomi altisonanti come Helmut Newton, Robert Doisneau o altri tra i più famosi, i suoi scatti hanno tuttavia fatto epoca, diventando vere opere d’arte. E come tali immortali, tanto da dedicargli una mostra: Philippe Halsman. Lampo di genio, al Museo di Roma in Trastevere fino al 7 gennaio del prossimo anno.
Di origine ebrea, il retaggio culturale di Halsman è stato fortemente influenzato dalla cultura russa e da quella della vicina Germania. Questo perché alla nascita la Lettonia, sua terra natia, era sotto il controllo sovietico.
Dopo una drammatica permanenza in Austria, dove viene condannato per parricidio a seguito di un incidente occorso al padre, è rilasciato solo grazie all’intercessione di avvocati, parenti e influenti intellettuali come Sigmund Freud, Thomas Mann e Albert Einstein.
A quel punto Halsman decide di andare a vivere in Francia, dove i suoi albori lo vedono collaborare con la prestigiosa rivista di moda Vogue.
Il suo nome spicca tra quelli dei più importanti ritrattisti del momento.
L’arrivo negli Stati Uniti
Durante la seconda guerra mondiale, a seguito dell’invasione tedesca, preferisce stabilirsi oltre oceano approdando così negli Stati Uniti. È qui che viene coronato il suo successo, grazie alla fortunata campagna pubblicitaria di Elizabeth Arden per la quale Halsman immortala l’attrice Constance Ford. Uno scatto che fece storia, in bianco e nero. Sullo sfondo della bandiera americana, spicca il volto dell’attrice con un’unica nota di colore rappresentata dalle labbra scarlatte.
Inizia la sua collaborazione con la rivista Life, e la prima di oltre cento copertine a sua firma. Come non ricordare il fermo immagine di Alfred Hitchcock che umetta il suo sigaro, sul quale è vivacemente accomodato un corvo. E il ritratto di Albert Einstein la cui immagine, a distanza di anni, sarà utilizzata dal Time quando lo scienziato venne dichiarato “uomo del secolo”, e la stessa è addirittura poi anche un francobollo degli States.
Amico di Salvador Dalì
Inizia la sua amicizia con Salvador Dalì, che diventa per Philippe un’enorme fonte di ispirazione, e anche un duraturo sodalizio artistico. E inizia anche l’era degli scatti a mezz’aria, la tecnica del salto, che ebbe come protagonisti grandi personalità come Marylin Monroe, Audrey Hepburn, Marlon Brando, Anjelica Huston, Frank Sinatra, Richard Nixon.
Il “Jump” racchiude l’intera poetica di Halsman, perché i suoi personaggi sono naturalmente sospesi, sorpresi e spontaneamente divertiti.
Nonostante il movimento, il fotografo riesce a realizzare istantanee nitide e luminose, liberando i volti delle celebrità dai soliti sguardi convenzionali, e restituendo la spontaneità della persona che, a mezz’aria, perde l’alone del divismo.
Quando chiedi a una persona di saltare, la sua attenzione è principalmente rivolta a quel gesto e la maschera cade così che appare la persona vera.
È una fotografia basata sullo stupore quella di Halsman, anche se il surrealismo rimane l’impronta più evidente del suo lavoro.
Dando relatività alla gravità, Halsman ha trovato la sua strada per l’unicità. Disincanta i significati racchiusi all’interno di oggetti inanimati, e il modo in cui rivelano la personalità del loro proprietario lasciano prove magiche di un tempo che non esisterà più. Perché il fotografo deve catturare l’attenzione del pubblico inserendo nel quadro da proporre un elemento sorprendente. Il ritratto non può essere solo la riproduzione della fisionomia, ma deve ambire all’essenza di cui lasciare memoria.
Philippe Halsman, guidato da concetti brillanti e visionari, ha lasciato questo modo ironico e romantico di guardare il mondo.
a cura di Elena D’Ambrogio