Maurizio Costanzo, il figlio Saverio: “Dedico il film a mio padre”
Al Festival del Cinema di Venezia Saverio Costanzo ricorda il padre Maurizio: “Dedico il film a lui”, ha detto
La dedica di Saverio al padre Maurizio Costanzo
Maurizio Costanzo riceve un omaggio speciale al Festival del Cinema di Venezia. E il pensiero arriva da parte di suo figlio Saverio. Regista e sceneggiatore molto apprezzato (pensiamo per esempio a L’amica geniale giusto per citare uno dei suoi tanti lavori) è tra i protagonisti della manifestazione annuale, giunta all’ottantesima edizione.
Saverio Costanzo ha avuto il piacere di presentare “Finalmente l’alba”, il suo nuovo film. La pellicola, come notato da tanti, si apre con una dedica molto speciale rivolta a suo padre Maurizio Costanzo, venuto a mancare il 24 febbraio scorso. A Il Corriere della Sera, così come in altre interviste, il regista ha spiegato il perché ha deciso di farlo, nonostante sia una persona molto riservata: «Non ho mai parlato di lui. C’è il pubblico e c’è il privato. La dedica è il minimo che potessi fare».
Dichiarazioni queste che hanno commosso il grande pubblico che non ha dimenticato Maurizio Costanzo e lo ricorda sui social sempre con grande affetto.
Il film in gara al Festival
Intanto il film “Finalmente l’alba” è il secondo dei sei in gara per il Leone d’Oro. L’opera cinematografica racconta l’indomani del ritrovamento del corpo di Wilma Montesi sulla spiaggia di Capocotta. Lei era un’aspirante attrice di 21 anni. Il fatto, tra i più chiacchierati della cronaca nera, risale al 1953. Implicati nella vicenda tanti nomi di rilievo e il nostro Paese “perse l’innocenza”, come scrissero i giornali all’epoca.
A riguardo il figlio di Maurizio Costanzo, Saverio, ci ha tenuto a dire come raccolto da Il Mattino quanto il nostro Paese culturalmente non sia stato per niente semplice per le donne. E oggi le cose non sono cambiate:
«Il caso Montesi è stato un archetipo e quando si parla di stupri e femminicidi non posso fare a meno di pensare a quelle immagini. E mi sono immaginato che un’aspirante attrice come era stata Wilma avesse quello stesso sogno. E da lì è partito tutto il racconto, che incrocia la cronaca, quel caso mediatico, per seguire in parallelo la protagonista Mimosa. Lei è un simbolo di ingenuità, di purezza, di semplicità che in un giorno e una notte cambia ma senza perdersi e alla fine esce come una leonessa».