Roberto Settembre: più forti del Covid
I danni del Covid continuano a farsi sentire, e a essere colpite da particolari nevralgie sono soprattutto le donne: ecco che terapie seguire
Roberto Settembre è un medico ospedaliero, in forza all’ospedale Di Venere di Bari, specializzato in neurochirurgia e, dal suo particolare osservatorio, spiega che dopo la pandemia sono esplose le nevralgie sia facciali che radicolari:
“Colpiscono persone di tutte le età – ricorda – ma in particolare la fascia che va dai 30 ai 55 anni, e il gentil sesso risulta particolarmente esposto. Il problema sta diventando importante, a tal punto che stanno aumentando gli ambulatori long Covid. Si tratta insomma di sintomi rilevanti, che rendono complicata la vita quotidiana delle persone. Che, per migliorarne la qualità, devono essere sottoposte a trattamenti mirati”.
La questione, insomma, è di carattere neuropatico. Colpisce il nervo trigemino e i territori dove si trovano le radici nervose, a tal punto che i dolori sono simili a quelli che producono le ernie:
“Solo che – afferma Settembre – quando vengono fatti i dovuti accertamenti diagnostici non si trovano protrusioni tali da giustificare quei sintomi. Ma, approfondendo, si arriva quasi sempre alla conclusione che il tutto è frutto dell’infezione da Covid contratta in precedenza. Purtroppo non esiste alcun tipo di prevenzione, ma bisogna solo intervenire per migliorare la qualità della vita resa complessa da un’importante sensazione di astenia e da continui formicolii”.
La fascia di età, come detto, è abbastanza giovane, con una prevalenza di donne.
Chi è colpito dalle nevralgie?
Ma chi sono le persone che vengono maggiormente interessate?
“Dal nostro osservatorio – sottolinea Settembre – notiamo che conta molto la predisposizione personale. Ma anche se quel soggetto abbia o meno problematiche di auto-immunità. Quello di cui stiamo parlando, del resto, non è un danno diretto del virus, ma verosimilmente la risposta alterata che ne dà l’organismo, risposta che va a colpire direttamente i nervi. Si tratta dunque di una questione di grande rilevanza sociale, che va affrontata rapidamente.
Gli accertamenti che vanno fatti, oltre a quelli classici, sono l’elettromiografia e l’elettroencefalogramma. E, una volta avuto un quadro clinico completo, le terapie hanno l’obiettivo di ridurre i sintomi”.
Quali terapie seguire
Terapie di che tipo?
“Terapie fisiche – conclude Settembre – che vanno a demodulare la trasmissione del nervo. Oppure bisogna intervenire direttamente sul cervello, con una stimolazione non invasiva che può essere magnetica o elettrica. L’importante è rivolgersi sempre a specialisti del settore. Il tema è delicato, e va affrontato in modo adeguato. Con l’obiettivo ovviamente di rendere vivibile la quotidianità”.