Il cuore grande di Mahmood: 5 cellulari per far pace con papà
Il papà di Mahmood chiede che il figlio cambi nome a meno che non si rappacifichino: l’artista di Tuta Gold e il genitore si riconcilieranno?
La vita di Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, è iniziata con un abbandono, quello del padre, ed è culminata col successo nazionale. O forse planetario, visto che la playlist dell’ultimo Festival di Sanremo, che comprende il suo Tuta Gold, è tra le più riprodotte al mondo. La verità è che lo struggente episodio summenzionato, nell’esistenza dell’artista italoegiziano, è un capitolo che ha contribuito a forgiare la sua sensibilità e dunque la sua musica.
Di Soldi, canzone con cui ha vinto Sanremo 2019, per esempio Mahmood ha detto:
“È un brano autobiografico, credo sia uno dei più personali che abbia mai scritto… La canzone è nata come uno sfogo, per combattere un sentimento di frustrazione: frasi come ‘Beve champagne sotto Ramadan’, a esempio, sono un pretesto per descrivere l’atteggiamento di chi predica bene e razzola male”.
Tutti hanno identificato in Ahmed Mahmoud, il padre di Mahmood, il destinatario dei versi, l’uomo materiale che “pensa solo ai soldi, soldi soldi”.
Parla Ahmed Mahmoud
Anche papà Mahmoud ha colto la parte autobiografica del brano, e in una recente intervista rilasciata a Marianna Vazzana del Quotidiano Nazionale si è difeso:
“Non è vero che pensavo solo ai soldi, anzi”.
Ahmed Mahmoud, che oggi è un uomo di 63 anni e vive nella periferia di Milano, a QN ha dato la sua versione dei fatti:
“È vero che mi sono rifatto una vita, ma non ho mai abbandonato Alessandro. Sono stato presente anche dopo la separazione con la mamma”.
Ha raccontato il suo dispiacere di padre rifiutato:
“Sono stato ricoverato in ospedale per una brutta malattia. Alessandro lo sapeva, gli ho chiesto di venirmi a trovare, ma non è mai venuto. Io ci sono rimasto male. L’ultima volta ci siamo sentiti via messaggio, più di un anno fa, ma sempre superficialmente”.
E infine un urlo disperato: “Gli voglio bene, è mio figlio”, ma “se lui davvero pensa che io l’abbia abbandonato e non vuole avere più a che fare con me, vorrei che cambiasse il suo cognome: non più Mahmoud. Non pretendo che cambi il suo nome d’arte ma quello reale”. Una risposta diretta a un verso di Tuta Gold: “Lo sai che non porto rancore, anche se papà mi richiederà, di cambiare cognome”.
Mahmood: le canzoni come stato d’animo
Mahmood, artista sensibile e talentuoso, usa le canzoni per raccontarsi. Il padre risponde con interviste. Hanno evidentemente di che parlare, e sembra che nessuno dei due sia nell’indifferenza: nel tormento c’è sempre spazio per il confronto.
Mahmood, il nome d’arte scelto da Alessandro è un gioco di parole tra il cognome anagrafico Mahmoud e l’espressione inglese “my mood”, ovvero “il mio stato d’animo”. Perché le canzoni sono espressioni dello stato d’animo, e partono sempre dalla storia personale, che per Mahmood inizia dal cognome paterno.
Da Soldi a Tuta gold, piazzatasi sesta all’ultima edizione del Festival, ma che gode di un primato non meno lusinghiero della vittoria, essendo diventata il brano più riprodotto di Sanremo 2024, quello di Mahmood è un modo di fare musica che profuma di novità, tanto che lui si definisce “cantautore moroccan pop”.
Nel 2022 è arrivata la vera rivoluzione, quando, in duetto con Blanco, vinse Sanremo con Brividi, performance che incassò convinte approvazioni. La critica lo elogiò quale prima esibizione, nella storia del festival, che mise sullo stesso piano l’amore omosessuale e quello eterosessuale.
La vita privata dell’artista di Tuta Gold
A proposito di omosessualità, più volte si è chiacchierato relativamente a quella ipotetica dello stesso Mahmood, ma da parte sua non è mai giunta alcuna conferma o smentita, poiché il 31enne considera il coming out un ostacolo per l’evoluzione di una società che non dovrebbe operare una distinzione tra omo ed eterosessuali.
A chi ultimamente gli ha domandato se il cuore, oltre che per la musica, gli batta per un amore segreto, ha risposto: “Posso dirti che sono molto felice in questo ultimo periodo, ma ovviamente da gennaio non c’è tempo per l’amore, devo lavorare e battere il ferro. Ma oggi sono felice”.
Meno riservato è invece in merito ad altri aspetti della propria vita, che ha scelto di condividere per sensibilizzare il suo vasto seguito: da bambino, per un sovrappeso che si è decisamente lasciato dietro, è stato vittima di bullismo. “Mi è successo quando ero piccolo. Quegli episodi mi hanno segnato, finché non ho avuto i mezzi per interpretarli e metterli alle spalle”.
Il tema del bullismo lo affronta direttamente in Tuta Gold, quando dice: “Mi hanno fatto bene le offese/Quando fuori dalle medie le ho prese e ho pianto/Dicevi, ‘Ritornatene al tuo paese'”.
Dopo i premi, il successo e le ovazioni, all’esistenza “gold” di Mahmood manca un’unica conquista: la riappacificazione con un passato del quale risulta sempre reticente a parlare. Avrà mai luogo l’abbraccio tra Alessandro e suo papà?
a cura di Fabrizio Maria Barbuto