Con Fabrizio Labanti abbiamo sconfitto il tricobullismo
Intervista a Fabrizio Labanti, che ha sdoganato il patch cutaneo per capelli anche tra star come Francesco Facchinetti o Raffaello Tonon
Si lavora con l’immagine e si vive dell’immagine che proponiamo alle persone che ci circondano. Oggi la presenza fisica, esteriore, carnale è la prima forma di approccio che utilizziamo nei rapporti. Del resto i social, il Web, fino alle video-call vivono proprio di questo.
Prima di collegarci in un meeting di lavoro, o durante una videochiamata, chiunque utilizza lo schermo del PC o telefono per un veloce check-up, giusto per capire se tutto è a posto.
In questo, i capelli sono forse l’aspetto più importante, un biglietto da visita, l’elemento della fisionomia facciale che più ci caratterizza e influisce su noi stessi, anche dal punto di vista psicologico. Ed è per questo che oggi si parla anche di tricobullismo, oltre all’enorme paura degli uomini di perdere i capelli, sopraggiunge una forma subdola di disagio.
Per capirne di più e scoprire quali sono le conseguenze a questa problematica, abbiamo raggiunto chi ogni giorno vive e aiuta le difficoltà della calvizie. Fabrizio Labanti, ideatore del patch cutaneo BenessereCapelli, cura l’immagine di tantissimi personaggi dello spettacolo che ricorrono al patch come il motociclista Luca Salvadori, il volto TV Raffaello Tonon, lo speaker radiofonico Fernando Proce e il Dj Francesco Facchinetti.
L’esperto ci spiega quali sono i risvolti, anche psicologici, che la perdita di capelli ha sugli uomini.
Intervista a Fabrizio Labanti
Labanti, perché i capelli sono un elemento fisionomico così impor- tante anche per gli uomini?
“Noi nasciamo con i capelli, fanno parte sin dal primo istante della nostra vita. Perderli ha inevitabilmente un effetto importante sulla nostra immagine. Il viso è la cosa che maggiormente guardiamo nei dialoghi con le persone.
Da sempre i capelli hanno rappresentato un aspetto importante, quasi primario. Il cambiamento d’immagine con la caduta dei capelli è di conseguenza un cambiamento notevole.
Facendo un passo indietro, anche in precedenza nelle varie epoche storiche hanno rappresentato un aspetto importante: dalle parrucche del ’700 alle creste dei punk, da sempre sono stati sintomo di un’identità sociale”.
Quasi sempre la caduta avviene in un momento di cambiamento per gli uomini…
“Sì, quando un ragazzo inizia a perdere i capelli, appunto verso i 17-18 anni, si trova in un periodo della sua vita nel quale inizia a decidere il suo futuro e ad utilizzare la sua immagine. In questi anni la perdita dei capelli non avviene in maniera repentina, ma gradualmente. Come un treno che si allontana ogni volta che vuoi prenderlo, ma non si allontana di molto così in te rimane sempre la speranza di riuscire a prenderlo. La calvizie genera una vera e propria frustrazione”.
Tricobullismo tra uomini e donne
Quando si può usare il termine tricobullismo?
“Io cinque anni fa ho iniziato ad approfondire questo fenomeno. Parlando del patch cutaneo e rimedi alla calvizie, ci sono molti pregiudizi, purtroppo un esempio è il temine ‘parrucchino’ che viene ancora usato in senso negativo per ferire, in termine e concezione offensiva.
Ad oggi, nella sfera del body shaming abbiamo inserito tante parole offensive e discriminatorie, è giunta l’ora di includere anche termini lesivi su chi soffre di calvizie o patologie legate al cuoio capelluto.
Questo perché da me stanno venendo sempre più ragazzi anche giovanissimi che non escono di casa per un problema di capelli, giovani di 18 o 20 anni che sono inibiti a fare il bagno in mare o attività fisica per paura che si noti la calvizie. Quando lavoriamo contro il tricobullismo stiamo proteggendo i nostri ragazzi dalla psicosi che condiziona i rapporti interpersonali”.
Capita anche alle donne?
“Certo, il tricobullismo è molto diffuso anche nei confronti delle donne che soffrono di perdita di capelli. Purtroppo nel 2024 si approva l’uomo rasato, ma la donna con problemi di calvizie è meno accettata, e per questo motivo soffrono di più».
Quindi come possiamo combattere questo fenomeno?
“Qualche anno fa ho fatto un’intervista dove affermavo di aver trovato la cura contro la calvizie. La vera cura ahimè si chiama accettazione, che non vuol dire rassegnarsi. Quando ti accorgi che stai perdendo i capelli non vai a cercare i miracoli, perché la caduta dei capelli è genetica. Quando la gente non accetta la calvizie entra in psicosi, peggiorando la sua qualità di vita, noi forniamo un servizio (tramite la patch cutanea) che va proprio a colmare quella che da sempre è una vera e propria sofferenza e forma di disagio”.
a cura di Matteo Calzaretta