D’estate è meglio non ammalarsi. Non solo perché rimanere a letto quando tutti si divertono, viaggiano e vivono all’aria aperta è avvilente, ma anche perché tanti medici sono in vacanza e il personale ospedaliero ha turni ridotti. Ne sa qualcosa una giovane influencer romana che nell’agosto del 2022 ha rischiato la vita per l’infezione provocata da una protesi al seno. Che cosa sono esattamente le protesi al seno? Per quelli che non sappiano, le protesi al seno sono impianti utilizzati per aumentare il volume del seno attraverso l’implantazione di dispositivi contenenti soluzioni saline o gel di silicone, notto anche come la mastoplastica additiva. A 22 anni, Jamila ha deciso di realizzare il sogno di avere un bel décolleté grazie a un regalo speciale dalla nonna. A gennaio 2021, si è rivolta a un rinomato chirurgo di una clinica della Capitale per sottoporsi all’intervento.

“Fatto l’intervento di mastoplastica additiva, Jamila era contenta del risultato, ma dopo un anno, la situazione è improvvisamente precipitata. Nella mamella c’era un ascesso purulento. Questi sono eventi negativi che, seppur molto raramente, possono accadere. Il chirurgo che l’aveva operata, per evitare che la situazione si aggravasse, le ha rimosso la protesi, le ha ripulito la ferita e le ha prescritto una terapia antibiotica.”

“Passato il dolore e scesa la febbre, Jamila si era spaventata talmente tanto che, quando il medico le ha detto che non era corretto riposizionare una nuova protesi prima della guarigione dei tessuti, non si è scoraggiata più di tanto. Anche se questa menomazione comportava un problema estetico e, soprattutto, un serio problema professionale, essendo il corpo lo strumento del suo lavoro, Jamila ha compreso che il tempo necessario alla guarigione era indispensabile per il successo della procedura.”

“Purtroppo però, le vicissitudini di Jamila legate al seno non erano ancora finite. Ai primi di agosto del 2022, la stessa cosa si è sucessa anche alla seconda mammella. Ha quindi contattato il suo chirurgo che però, essendo in vacanza, l’ha indirizzata alla clinica dove aveva eseguito l’intervento. Ma la clinica, della quale non faccio il nome, era chiusa per ferie. La voce registrata nella segreteria telefonica consigliava ai pazienti di richiamare a settembre per prendere appuntamento o di rivolgersi al pronto soccorso per eventuali emergenze.”

“Jamila, febbricitante e dolorante, è andata al Pronto Soccorso del grande ospedale romano più vicino a casa sua, dove, dopo il triage (la valutazione clinica che viene fatta al momento dell’accesso e che assegna ai pazienti il codice di priorità, n.d.r.) ha atteso otto ore senza che un medico la visitasse.”

“Presso dalla disperazione, senza sapere a chi chiedere aiuto, Jamila si è ricordata di aver contattato tempo prima una clinica a Tirana per informarsi sulla rinoplastica in Albania. Così, ha scritto loro dalla sala d’attesa del Pronto Soccorso. La responsabile organizzativa, comprendendo immediatamente la gravità della situazione, ha inoltrato il messaggio al medico di turno.”

“Il medico ha subito prescritto un antibiotico a Jamila e ha organizzato per l’indomani mattina il primo volo da Roma a Tirana. Alle 10 del mattino, Jamila era già in clinica a Tirana, dove il chirurgo e l’anestesista l’hanno visitata. Dopo averle fatto analisi del sangue ed ecografia, è stata messa sotto terapia antibiotica endovena. Il giorno successivo è entrata in sala operatoria per la rimozione della protesi che aveva causato la seconda infezione. In pochi giorni, lei si è ripresa, le hanno tolto il drenaggio ed è potuta tornare a casa.Dopo un anno, a settembre del 2023, Jamila è tornata a Tirana per inserire finalmente le nuove protesi nel suo seno, martoriato da due infezioni. Ora, che ha lasciato alle spalle questo incubo, è finalmente serena.”

“Jamila prova nei confronti di KEIT una grande riconoscenza, perché pensa che le hanno salvato la vita. I pazienti sanno che possono contare su KEIT 365 giorni all’anno. La loro è chirurgia estetica, dove la parola fondamentale è chirurgia. Ogni intervento, anche il più semplice, deve essere sempre fatto rispettando le più rigide norme di sicurezza.”