Gianmario Bertollo: lo ‘Spiderman’ che salva i debitori meritevoli
Gianmario Bertollo e la sua Legge3.it: come salvare gli imprenditori che si sono indebitati e che hanno bisogno di ricominciare in serenità
Una storia singolare quella di Gianmario Bertollo che, con un complesso trascorso fiscale, si è attivato da anni per applicare concretamente la legge “Salva Suicidi” del 2012, ora inserita nel Codice della crisi a tutela dei debitori “meritevoli”, risolvendo brillantemente migliaia di casi e ridonando un sorriso ai “disperati” della società.
Intervista a Gianmario Bertollo
Dottor Bertollo, ci racconti la genesi di questa sua fantastica mission.
“Appena ho terminato le scuole superiori ho cominciato a lavorare nella piccola azienda dei miei familiari che si occupava di calzature. Io però non mi sentivo soddisfatto, e volevo creare qualcosa di mio. Fu così allora che un giorno ascoltai un annuncio pubblicitario in TV che ricercava consulenti finanziari, all’epoca definiti consulenti globali. Pertanto, all’inizio degli anni ’90 cominciai la mia nuova attività di consulente finanziario per le banche, in particolare per Mediolanum, attività che è durata fino al 2010”.
Perché l’ha interrotta?
“Ho dovuto stopparla per gravi problemi finanziari causati da un dramma familiare. Nel 1992 nasce mio figlio Giacomo, affetto da una grave malattia genetica, allora quasi sconosciuta e non coperta dal servizio sanitario nazionale. Da quel momento è cominciato il mio indebitamento, anche perché mio figlio è nato in contemporanea all’inizio della mia attività con partita IVA, per cui mi trovavo in seria difficoltà e, non essendo un dipendente di ente pubblico ma operando come libero professionista, ho dovuto chiedere prestiti a me concessi con molta fatica e ad alto tasso di interesse.
In quegli anni non sono riuscito a pagare le tasse e ho tirato avanti sempre in modo precario. Poi ad un certo punto tutto è crollato: Equitalia mi ha pignorato le provvigioni, e la mia casa è stata messa all’asta, anche se a quell’epoca abitavo con mio figlio affetto da una grave invalidità. Questa invalidità è durata fino all’età di 8 anni, poi per fortuna nel tempo lui è andato sempre migliorando. Oggi ha una vita normale, si è stabilito in America e lì si è anche creato una famiglia, ha un lavoro”.
Un miracolo?
“Mia madre dice di sì, e attribuisce la guarigione del nipote all’incontro con Giovanni Paolo II a Roma, durante il Giubileo del 2000”.
Com’è uscito da questa grave crisi?
“A causa dei gravi problemi finanziari mi separai dalla madre di Giacomo, la mia prima moglie, e un giorno incontrai Maria Sole, quella che da anni è la mia nuova moglie. Con lei ho avuto due splendide figlie. Medio tempore non mi sono lasciato andare, ho fatto mille mestieri, fino a quando, con la mia consorte, ho deciso di fondare un’azienda nostra, per non dipendere da nessuno, che abbiamo denominato ‘Legge3.it'”.
L’idea dell’azienda di Bertollo
Com’è partita l’idea?
“Abbiamo conosciuto la ‘Legge Salva Suicidi’ del 2012, l’abbiamo studiata e abbiamo messo su un’azienda che soccorresse le persone indebitate ma oneste, con uno sguardo particolare soprattutto sull’applicabilità della stessa all’estero, considerando che fuori Italia questa legge funzionava benissimo, aiutando tantissime persone a risollevarsi economicamente e ad avere una seconda opportunità lavorativa e di vita”.
Qual è quindi la vostra funzione?
“Quella di batterci affinché vengano attivate le procedure di riabilitazione fiscale degli indebitati onesti, concedendo loro l’opportunità di avere una seconda vita”.
Come funziona operativamente la vostra società?
“La condizione principale per poter accedere ai nostri servizi è che bisogna essere sovra-indebitati, cioè si devono avere più debiti di quelli che il potenziale cliente riesce a pagare. Ciò posto si fa una prima analisi dello status patrimoniale del cliente, per comprendere se lo stesso possiede i requisiti per poter accedere ai benefici della Legge ‘Salva Suicidi’”.
Come si superano i burrascosi trascorsi fiscali
Quali sono questi requisiti?
“Il primo è lo status di sovra-indebitamento del cliente. Il secondo è che deve meritarsi l’agevolazione prevista dalla legge in questione, nel senso che non deve avere accumulato debiti per motivi futili tipo l’acquisto di barche o di automobili importanti. Il terzo requisito riguarda l’atteggiamento assunto nei confronti dei propri creditori, che deve essere assolutamente leale e trasparente, lontano da qualunque velato tentativo di sottrazione dei propri beni alla soddisfazione degli aventi diritto tramite donazioni o vendite fittizie a terzi.
Una volta che abbiamo accertato l’esistenza dei requisiti richiesti, la nostra società offre al cliente una duplice possibilità: o fare un piano di rientro, ovvero una proposta di pagamento rateizzato dei debiti, fissando una rata mensile che deve essere oggettivamente sostenibile, oppure mettere a disposizione dei propri creditori tutto ciò che possiede, una casa che può essere anche già andata all’asta, un fondo, un garage.
Successivamente gli facciamo un preventivo di spesa che dovrà versare a noi per la pratica, e raccogliamo tutti i documenti da presentare in tribunale come prove documentali che attestano le attività e le passività del cliente, tracciando anche l’anamnesi del suo indebitamento.
Infine, trasmettiamo tutta la documentazione al nostro ufficio legale, che definisce la pratica e prepara il ricorso da depositare in tribunale. Una volta inoltrata, la pratica viene esaminata in primis dall’OCC, ovvero dall’organismo di composizione della crisi che ha il compito, secondo le legge, di valutare se la stessa è congrua perché possa essere presentata al giudice.
In caso di esito positivo viene apposto un timbro sulla pratica, che poi sarà trasmessa all’autorità giudiziaria per la definizione. In caso contrario viene bloccata e si arresta la procedura.
Contro una sentenza negativa del giudice in primo grado, senza costi aggiuntivi per il nostro cliente, andiamo prima in appello e se è il caso anche in Cassazione”.
Quali sono i dati di riuscita del vostro ope- rato ad oggi?
«Abbiamo una percentuale positiva del 100% delle pratiche espletate dalla no- stra azienda e per tutelare il nostro cliente, diamo addirittura la garanzia che se la sua pratica non dovesse andare a buon fine, gli restituiamo i compensi a noi già elargiti».
Un docu-film sulla storia di Bertollo
Dove operate con la Legge3.it?
“Io e mia moglie Maria Sole, coadiuvati da una sessantina di dipendenti, siamo presenti in tutta Italia avendo fondato filiali in ogni capoluogo di provincia”.
Bertollo, lei con sua moglie è anche protagonista di un docufilm che traccia la sua storia…
“Sì, ho tratto spunto da un corto dal titolo Regalo di compleanno, che racconta la storia di una mamma con due bambini che dormivano in macchina perché avevano messo la loro casa all’asta. Ho contattato la regista, Francesca Della Ragione, con la quale è nato un sodalizio, e abbiamo pensato di realizzare un audiovisivo che attirasse l’attenzione sul problema dei debiti. Alla fine è venuto fuori un mediometraggio dal titolo Può solo andare meglio, presentato lo scorso anno a Venezia”.
Bertollo, per concludere, parliamo dei dati relativi alla sua mission.
“Al momento abbiamo risolto il 100% delle pratiche a noi affidate. Abbiamo ridato il sorriso a 251 famiglie, e abbiamo un totale di debiti cancellati che sfiora i 110 milioni di euro. Inoltre, vantiamo altri 1758 clienti che ci hanno dato fiducia, e che stanno aspettando le definizioni delle pratiche”.
Che cosa si augura per questo prossimo futuro?
“Che le Istituzioni comprendano che l’Europa in questo campo sta andando verso una direzione diametralmente opposta a quella in cui si sta dirigendo l’Italia. Noi siamo stati i primi, in Italia, ad aderire all’Associazione Europea dei Consulenti del Debito, e nel convegno che abbiamo fatto ad aprile a Palermo è stata presentata proprio una Direttiva europea che traccia linee diametralmente opposte a come sta operando l’Italia. Nella fattispecie, l’Europa aiuta il debitore, l’Italia cerca di punirlo. L’Europa dà una seconda opportunità e anche una terza opportunità per riabilitarsi, mentre in Italia sei marchiato come un fallito”.
a cura di Maridì Vicedomini