La puntata di ieri sera di Belve, su Rai2, ha portato alla ribalta non solo la lite tra Teo Mammucari e Francesca Fagnani, ma anche un controverso commento che sta facendo discutere: “Non sono Flavia Vento”, dichiarazione che Mammucari ha pronunciato lasciando lo studio dopo appena cinque minuti di intervista.

Una frase che, oltre a sottolineare la tensione del momento, ha aperto una riflessione più ampia sul trattamento mediatico riservato a figure come Flavia Vento, troppo spesso trasformate in bersagli comodi per battute o commenti sminuenti.

Flavia Vento: una figura surreale, ma non un esempio negativo

Flavia Vento è certamente un personaggio unico nel panorama dello spettacolo italiano. Con la sua personalità stravagante, le sue scelte a volte incomprensibili e un atteggiamento spesso distante dagli schemi classici del mondo televisivo, la Vento è stata spesso definita “surreale”.

Ma surreale non significa negativo, né tanto meno sinonimo di debolezza o inconsistenza.

La sua carriera, che l’ha vista partecipare a programmi di successo e a reality show, è sempre stata accompagnata da un’aura di leggerezza e autoironia che, seppur spesso fraintesa, rappresenta un tratto distintivo.

La sua capacità di mettersi in gioco, anche quando ciò l’ha portata a commettere errori, non può essere ridotta a un simbolo di inadeguatezza o fragilità.

Mammucari e il commento che divide

Il riferimento a Flavia Vento da parte di Mammucari durante Belve è stato letto da molti come una presa di distanza dallo stile provocatorio e talvolta graffiante della trasmissione. Ma paragonarsi a Flavia Vento per sottolineare di non essere disposto a tollerare determinate situazioni denigra implicitamente la figura della showgirl.

È come se il comico-conduttore avesse voluto dire che lei rappresenta un punto basso della resistenza psicologica o della professionalità, un messaggio ingiusto e offensivo.

Flavia Vento non è una caricatura da utilizzare come metro di paragone negativo. Dietro i suoi comportamenti a volte eccentrici c’è una persona che ha dimostrato più volte di avere ilcoraggio di esporsi, anche sapendo di attirare critiche e giudizi severi.

E proprio perché Flavia è spesso vittima di scherno mediatico, utilizzarla come esempio di “ciò che non si vuole essere” rafforza una narrativa tossica che alimenta lo stigma verso chi non si conforma ai rigidi standard della televisione italiana.

Una riflessione sul ruolo della televisione

Il commento di Mammucari, per quanto istintivo o ironico potesse essere, evidenzia un problema più ampio: la facilità con cui, in Italia, si creano figure-simbolo da ridicolizzare.

Flavia Vento è una di queste: il suo nome viene troppo spesso associato a situazioni di imbarazzo o di mancata serietà, dimenticando che dietro al personaggio pubblico c’è una persona con sentimenti e dignità.

La televisione dovrebbe essere un luogo in cui le persone sono valorizzate per la loro autenticità, non un’arena in cui ridicolizzare chi ha meno strumenti per difendersi.

La scelta di Mammucari di usare Flavia Vento come esempio negativo non solo alimenta pregiudizi, ma mostra una mancanza di rispetto verso una figura che, con tutti i suoi limiti, ha sempre cercato di far parte di un mondo complesso come quello dello spettacolo.

Francesca Fagnani: la professionalità che manca a Mammucari

In contrasto con l’atteggiamento di Mammucari, Francesca Fagnani ha dimostrato ancora una volta la sua professionalità.

Nonostante l’abbandono improvviso dello studio, la conduttrice ha gestito la situazione con calma e compostezza, guadagnandosi l’apprezzamento del pubblico.

Il suo stile diretto e pungente, pur provocatorio, non è mai fine a se stesso. Se Mammucari si è sentito in difficoltà, ciò non giustifica il bisogno di sminuire un’altra persona per distogliere l’attenzione dalla sua reazione.

Una lezione da imparare

L’episodio di ieri sera dimostra che, nel mondo della televisione, c’è ancora molto da fare per eliminare stereotipi e narrazioni tossiche.

Flavia Vento merita rispetto, così come tutte lepersone che decidono di esporsi in un settore che sa essere crudele. Usarla come metro di paragone negativo non solo è scorretto, ma contribuisce a perpetuare una cultura di scherno e superficialità di cui il pubblico italiano dovrebbe essere stanco.

Forse è il momento per Teo Mammucari di riflettere sulle sue parole e, perché no, di chiedere scusa. Non solo a Flavia Vento, ma anche a un pubblico che merita contenuti di qualità e rispetto.

a cura di Fiorenza Bartolini