Starei con voi altri 25 anni. Ma il tempo non vuole. Maledetto tempo. Spegnere la luce non è facile. Concedetemi un po’ di paura, questa volta sono io che ho bisogno di voi, del vostro calore. Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni di amore. Vi amo». Con queste parole Francesco Totti, il capitano della Roma (o anche solo “IL” capitano, l’ultimo di una serie di bandiere che hanno caratterizzato il calcio per non aver mai cambiato maglia) saluta i suoi tifosi. Ha appena finito di leggere una lettera scritta di suo pugno. Sono arrivati in 65 mila ad applaudirlo, e lui, anche se di partite in quello stadio, l’Olimpico di Roma, ne ha vissute tante, si commuove. Gli occhi lucidi, non riesce a trattenere le lacrime, mentre bacia e abbraccia la famiglia, stretta attorno a lui. In quel momento, tutti noi alla tv avremmo voluto abbracciare lui, il campione dell’Olimpo sceso sulla terra come comune mortale, per dare un saluto ai tifosi. Che non sono solo giallorossi. Totti sta simpatico a tutti, per la sua semplicità, per il suo essere sempre “leggero”, sia in campo che fuori.
Adesso, deve decidere “cosa farà da grande”. Di proposte ne ha. Potrebbe andare a giocare negli Stati Uniti, dove lo aspettano il suo ex collega Nesta, oggi allenatore della squadra di Miami, e Donald Trump, sì, il presidente è un suo fan sfegatato. O potrenne rimanere in Italia, dove diverse squadre fanno la fila per averlo in campo.
A Totti non si può non voler bene. Persino Silvio Berlusconi, ex presidente dell’avversario Milan, l’ha detto: «Mi sarebbe piaciuto averlo, ma le bandiere non si comprano».
Già, perché quando indossi per 28 anni la stessa casacca, quando giochi 786 partite e segni 307 gol con la Lupa sul petto, allora sei una bandiera. E a una bandiera si dà amore, sempre, a prescindere.
Per superare questi ultimi due-tre anni difficili per un calciatore professionista, il periodo di avvicinamento al ritiro, ci vuole qualcuno di forte, vicino. E Francesco ha sempre avuto Ilary al suo fianco. Era il 2002 quando si sono conosciuti, come ha raccontato la Blasi a Vanity Fair: «Me lo presentarono in un pub. Ma ero nervosa perché mi avevano rubato il cellulare. Dopo mezz’ora ci siamo salutati. Mi irritava l’idea che potessi essere solo uno sfizio. Francesco mi piaceva, ma non volevo dargli soddisfazione. Lui è stato molto bravo, mi ha sempre cercata, ma con messaggini semplici, niente di compromettente. Comunque non ci sono mai uscita da sola prima del derby del 10 marzo 2002, quello finito 5-1». Un derby indimenticabile, non solo per il risultato in campo. Totti indossò una maglietta con dedica strappacuore: “6 unica”, e la mostrò in mondovisione a Ilary, allora una promessa della tv che cominciava a mostrare la sua bellezza e simpatia come “letterina” a Passaparola e testimonial dei solari Bilboa. Domenica 28 maggio, prima della partita finale del Capitano, era lei a indossare una maglia con la scritta poco differente: “6 unico”. Tra quelle due magliette 15 anni d’amore, un matrimonio (trasmesso in diretta tv il 19 giugno del 2005 su Sky) e tre splendidi figli, Cristian, Chanel e Isabel. I pupi del pupone. Cristian, il primogenito è già osannato dal pubblico che ha visto in lui il capitano del futuro: ha solo 11 anni, ma nei pulcini della Roma fa gol a grappoli. Se il figliolo segue le orme del papà potrebbe esordire in prima squadra tra cinque anni.
Successo. Matrimonio. Figli. Sentimento. Tutto perfetto. E ora?  Ilary e Francesco sono a un bivio. La Blasi ha rinnovato i contratti per la conduzione del Grande Fratello Vip e delle Iene, e sul tavolo di Cologno Monzese è da tempo pronto un altro foglio in attesa di firma. Secondo indiscrezioni, un format del tipo Casa Vianello, con protagonisti Francesco e Ilary, la coppia del momento. Il titolo del nuovo programma? Casa Totti non guasterebbe…
Ilary in piena carriera, dunque. E Francesco pensionato di lusso? No.
Il Capitano è stato chiaro: non vuole smettere di giocare, ha chiuso il capitolo con la Roma, non quello con il calcio giocato. I pretendenti che hanno bussato alla sua porta non mancano, in campo ha mostrato lampi di genio anche nell’ultima partita, la vittoria 3-2 sul Genoa che ha blindato il secondo posto in campionato.
La proposta più allettante arriva dall’America. Alessandro Nesta, ex compare di Totti in Nazionale, ed ex difensore della Lazio che ha cercato in tanti derby romani di fermare l’attaccante giallorosso, ora è l’allenatore della squadra di Miami e vuole proprio Francesco come attaccante. Il diretto interessato non ha confermato ancora, ma molti addetti ai lavori sono certi: gli Usa sarebbero la destinazione più gradita. C’è un bel clima, che non guasta mai, e anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che conosce Jim Pallotta, attuale presidente della Roma, ha espresso chiaramente la sua simpatia per il Pupone. Sempre rimanendo all’estero, un’offerta potrebbe arrivare anche da Doha, in Qatar, o da Dubai, nella squadra dell’Al-Nasr, che ha appena ingaggiato come allenatore Prandelli, mister di Totti a Roma nel 2004. Usa, Qatar, Dubai… sarebbero ingaggi milionari, sicuramente, ma allontanerebbero l’ottavo re di Roma (un altro soprannome di Francesco) dalla sua città. E dalla sua adorata Ilary…
Anche in Italia, però, c’è la fila per avere in squadra un calciatore come Totti. Paulo Dybala, il giocatore della Juventus soprannominato il gioiello (scopri quanto guadagna a pag.50) ha detto: «sarebbe bello giocare con Francesco». Anche Milan, Chievo, e Sampdoria hanno espresso il loro amore e stima per Totti, ma qualsiasi scelta Francesco farà per giocare in una squadra italiana, verrà considerata come un alto tradimento nei confronti dei tifosi della sua Roma. Non della squadra, ma della città intera. Immaginate Totti che scende in campo all’Olimpico con la maglia della Juve (o del Milan,  del Chievo, della Samp…) e fa gol alla Roma… Fantascienza!
L’estero continua a essere la mèta più probabile per il calciatore. Se solo Ilary non avesse tutti quegli impegni televisivi che la inchiodano in Italia…
Resta un’ultima ipotesi: un ruolo da dirigente nella Roma. Il contratto è già firmato da tempo, ma sembra non sia vincolante per Francesco, che, ribadiamo, ha detto che vuole continuare a giocare. Cosa sceglierà quindi? Per ora, nulla è deciso, ma quel che è certo è che, da domani, lo spogliatoio della Roma non sarà più lo stesso.

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