Fabrizio Corona, provato da inchieste e condanne, sembra un angelo. Ecco perché…
Sembrava quasi che Fabrizio dovesse deporre la “Corona” qualche mese fa di fronte alla condanna della Procura di Milano a…
Sembrava quasi che Fabrizio dovesse deporre la “Corona” qualche mese fa di fronte alla condanna della Procura di Milano
a un anno di reclusione. Ma la verità è che se Fabrizio Corona da un lato resta ormai l’ex re dei paparazzi, dall’altro sembra invece finalmente diventato monarca del suo ego.
Cadute le imputazioni più gravi per violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione e per intestazione fittizia di beni per cui l’accusa chiedeva cinque anni di reclusione, l’ultima sentenza emessa dal Tribunale di Milano condanna Fabrizio
a un anno di carcere per sottrazione fraudolenta delle imposte. Come chiedeva lui. E la sua esultanza l’ha portato finalmente a dire che «giustizia è fatta». Ridendo e scherzando, anche se in questi casi c’è in fondo poco da gioire, la vicenda di Corona vede
coinvolta l’attenzione delle autorità giudiziarie ormai da ben dodici anni. Il tempo vola. E se è vero che da ogni esperienza bisogna trarne il beneficio più costruttivo e positivo, possiamo affermare che forse questo è stato il tempo della redenzione per
Fabrizio. In questo intervallo di tempo e di spazio dal mondo, quel ragazzo un po’ ribelle che tutti conoscevamo,
ha avuto l’occasione di puntare l’obiettivo e fare zoom verso se stesso.
Non esiste crimine del cuore che tenga in questi casi. Questo “angelo nero” abituato ad aleggiare sulle notti folli dei vip più celebri, imputazioni e condanne a parte, ha forse smesso di vagabondare e, come una fenice, è pronto a morire per poi risorgere dalle proprie
ceneri trasformato e rigenerato. In fondo ultimamente abbiamo notato un Fabrizio un po’ diverso dal solito.
Da come si vede per esempio dall’esultanza che ha avuto col suo legale l’ultima volta in aula, dopo la lettura
della sentenza, e da quei baci alla sua amata Silvia Provvedi, Fabrizio è il passionale di sempre, ma questa volta c’è un velo di coscienza in più negli occhi.
L’esperienza dura e cruda del carcere probabilmente l’ha fatto piccolo piccolo e “resilientemente” ha potuto rendersi
conto delle cose che più contano nella vita. Come la famiglia. L’ha detto lui: «La piccola famiglia che mi aspetta
è l’unica cosa che voglio». Un nucleo composto da figlio, madre e fidanzata
che, come nessun’altra, ha saputo stragli accanto in questo periodo duro. È una strana legge del contrappasso per
chi per anni ha costruito le proprie fortune, sia economiche che mediatiche, mettendo in luce, e spesso alla
berlina, vizi e difetti degli altri. A volte coi tempi anche ricattatori, altre volte probabilmente per l’inesauribile gusto di essere il regista e il mangiafuoco di un teatro inesauribile di marionette vip o aspiranti tali.
Ma staremo a vedere, una volta fuori, cosa ne sarà di questa sua trasformazione. Intanto piange, vuole uscire, andare ai servizi sociali. Gli daranno ancora fiducia?
Il servizio è di Maria Araceli Meluzzi Criminologa forense