A regola d’arte con Daniele Radini Tedeschi: l’arte di Putin
Il presidente russo Vladimir Putin ha una passione per l’arte e la pittura, che si traduce però in opere di scarso valore
L’incontro con Putin pittore
Nell’inverno 2021, in piena epidemia mondiale, venne a trovarmi un antiquario milanese, molto noto nella sua città per lo stile disinvolto e raffinato, tipico dei gran signori.
Senza alcun preavviso si presentò a casa mia con un entusiasmo insolito, quasi adolescenziale. Tanto che i suoi occhi brillavano di una luce singolare.
Questa volta non voleva che io gli autenticassi un Rubens, un Luca Giordano o un Sodoma, pittori a cui si è abituati nel mercato dell’arte. Dichiarava invece di essersi imbattuto in un grande affare: l’affaire della sua vita.
Mi mostrò la foto del dipinto misterioso, da lui acquistato, che raffigurava una finestra decorata da una tenda, e alcuni fiori sul davanzale tracciati con gusto moderno e veloce.
Mi disse che quello in foto era un quadro eseguito da Vladimir Putin, il quale oltre alla politica si era dedicato anche alla pittura.
Ebbene sì, il leader russo faceva anche il pittore.
Stile e tocco del presidente
Ricordai subito che due anni prima, una tela firmata da Putin e intitolata Pattern era stata venduta per 900 mila euro. Il ricavato fu devoluto in beneficenza, per costruire due ospedali e una chiesa.
Sempre una finestra, con fondo azzurro e tra i vetri una luce gialla a indicare la profondità, poi una tenda appesa e reclinante ai lati, qualche traccia di scrittura, alcuni cerchi per dare profondità…
Erano opere molto simili e sembravano eseguite più come divertissement che in maniera sistematica, quasi realizzate allo scopo di firmare qualcosa e venderla per un fine filantropico.
Il colore procedeva per giustapposizioni incerte, e il realismo russo sembrava solo un ricordo.
A dire il vero, di arte c’era ben poco in quelle tele.
Una triste predizione
Il cortese antiquario, invece, mi chiedeva sostanzialmente un aiuto nel gestire questo “bene” prezioso, presentando l’artista con una buona recensione allo scopo di venderlo a qualche collezionista importante.
In soldoni, mi chiedeva di storicizzare il pittore.
Sentivo puzza di bruciato, e con ironia gli risposi, per liberarmi dall’impaccio, che non era facile per un pittore novizio affermarsi nel complesso mondo dell’arte contemporanea: “Il successo in questo campo è difficile da raggiungere, occorre un bombardamento mediatico, servono le armi giuste, una logorante pazienza da trincea, una strategia propagandistica, oltre poi a un talento esplosivo, per non dire atomico”.
Lo convinsi e se ne andò.
I fatti successivi, purtroppo, mi dettero ragione, e mi sentii affine a quel regista ipotetico che, a un provino tanti anni fa, bocciò un giovane attore esordiente, adesso alla guida di un’altra nazione coinvolta nel conflitto.
a cura di Daniele Radini Tedeschi