A regola d’arte con Stefania Pieralice: tra mistero e rivelazione
Stefania Pieralice ci fa conoscere Lidia Bobbone, artista poliedrica ed esperta di fisica, astronomia e filosofia con studio a Palermo
Lidia Bobbone tra astri e memoria
Tremore e poesia hanno tenuto per mano Lidia Bobbone nel tempo, dove il tremore era quello provato nell’infanzia per i lividi interiori lasciati da una situazione familiare difficile.
La poesia era la compagna delle notti buie, quando per non essere vista dai suoi si nascondeva in un piccolo “camerino”, e su una scala, da una finestrella, poteva guardare la luna.
Pensava alla luna, Lidia, tutte le volte che non riusciva a parlare, nei giorni di temporale interiore. In quella estatica pedana di partenza intravedeva nuovi traguardi, speranzose rotte, silenziose strade ancora da scoprire e da percorrere. E così maturava, giorno per giorno, la consapevolezza di stare al mondo solo allora, come fosse la sua prima volta.
Fu proprio miracoloso quell’universo di astri. Tanto che, a distanza di tempo, Lidia ne ha preso i simboli arcani, polisemici, carichi di mistero e pieni di un’energia vivificante, all’origine della vita.
E così, più che crescere col pensiero della fine, ha immaginato ogni cosa come se fosse meravigliosa, e con pazienza ha donato agli occhi del mondo le sue raffigurazioni del Sole e della Luna, del cielo e degli astri, immersi in una dimensione spirituale che solo di striscio lambisce l’umano.
Astronoma, fisica, biologa, filosofa, artista e forse anche molto di più è Lidia. In grado, oggi, di affrescare pietra e legno per raffigurare la “Grande Madre”, la Natura, fonte di sapienza e conoscenza.
L’atelier dell’artista
Un’arte illuminata, la sua, che si muove fra sogni e magie, utopie e illusioni di un amore senza tempo, fra aneliti mistici in mezzo ad angeli e stelle.
Ed ecco dipinti, nelle volte del suo atelier, simboli maschili come il Sole, l’uomo, la Fenice, il fuoco della terra. E femminili come la Luna, la donna genitrice, l’acqua primigenia. E poi, più in alto, le sfere angeliche.
Un linguaggio adoperato talvolta in modo complesso, ma di forte ascendenza evocativa per chi cerca di comprenderne il fine ultimo, la Verità.
La sua arte è la dimostrazione che anche solo un attimo di bene possa riuscire a cancellare il male. Che nella materia c’è sacralità e religiosità, che l’immaginazione penetra le cose oltre ogni apparenza.
Tanti i ricordi impressi nella memoria. Come quella parete blu, della casa d’infanzia, piena di segni che raccontano di grandi tristezze domestiche. O ancora parole di troppo, che talvolta risuonano gravi seppur la sua fanciullezza sia senza fine e sopravviva ancora oggi in un mondo inviolato. Mondo che torna, con la sua arte, all’originaria e autentica fluorescenza.
Attualmente Lidia Bobbone dedica la sua vita, assieme alle artiste Daimàna e Mòe, insegnando arte a giovani ragazzi, anche diversamente abili, presso il suo atelier SFEROè Scuderie d’Arte a Palermo (associazione artistica fondata anche dal dottor Giuseppe Lo Cascio e dal figlio Luca Calderone).
I medesimi laboratori d’arte sono svolti anche presso il Plesso Trinacria dell’Istituto D.D.S. “Nicolò Garzilli” di Palermo, su incarico della Preside Angela Mineo.
a cura di Stefania Pieralice