Addio al re del liscio

Aveva 83 anni e anche lui come molti nell’ultimo anno è una vittima del Coronavirus. Raoul Casadei, re del ballo liscio, che è uno dei pilastri della cultura romagnola, è morto questa mattina all’Ospedale Bufalini di Cesena. Qui era ricoverato dagli inizi di marzo, dopo aver contratto il virus insieme ad altri familiari.

La notizia è stata accolta con cordoglio da ogni parte del mondo dello spettacolo e dalla Romagna tutta, che oggi piange uno dei suoi figli più affezionati. Allegro, solare e famoso per il suo sorriso, Casadei aveva intrapreso la carriera di musicista dopo diversi anni nell’insegnamento elementare. Ad averlo introdotto alla musica lo zio Aurelio Casadei, detto Secondo e già direttore d’orchestra. Insieme a lui, Raoul ha fatto conoscere il liscio a tutta l’Italia e all’estero, raggiungendo traguardi impensati e diventando un vero fenomeno sulla scena musicale.

Il successo della sua Orchestra Casadei, che negli ultimi anni è passata alla direzione del figlio Mirko, ha cambiato per sempre la storia del liscio, giunto anche al Festivalbar e a Sanremo tra il ’73 e il ’74. Tra i suoi fan più appassionati c’è stata Simona Ventura, che nel 2006 lo volle fortemente all’Isola dei Famosi.

La Ventura, legata da sempre alle tradizioni romagnole e amica di tutta la famiglia Casadei, ha voluto ricordare Raoul a poche ore dalla notizia della morte, con i lettori di Novella 2000.

Simona Ventura ricorda Raoul Casadei

“Raoul è venuto all’Isola con me, è stato uno dei naufraghi più longevi e più esperti,” ci ha detto Simona, “ma a parte questo siamo sempre rimasti in contatto, e con Mirko ci sentiamo veramente spesso.

Quest’estate lo abbiamo ospitato alle Terrazze della Dolcevita al Grand Hotel di Rimini. Abbiamo condiviso insieme bei momenti, ma è anche stata l’ultima volta che l’ho visto. Stava divinamente, era il simbolo di un’Italia allegra e spensierata, un’Italia che aveva ancora tante speranze e tanti sogni.

 
 
 
 
 
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Starò molto vicina a Mirko e a tutta la famiglia del liscio, che è un elemento culturale fondamentale per il nostro Paese e soprattutto per l’Emilia Romagna. Non lo dimenticherò mai…”