Alla ricerca di… Andy Warhol con Elena D’Ambrogio: mostra dell’artista a Napoli
Napoli ricorda l’artista Andy Warhol con una mostra al Palazzo delle Arti: il ricordo del re della Pop Art che conobbe anche la Bertè
Il rivoluzionario della Pop Art
Ciuffo argento, viso geometrico, sguardo intenso: è lui! Il più americano degli artisti e il più artistico degli americani, Andy Warhol.
Classe 1928, è spiazzante come la semplicità di comune cittadino e l’imponenza di uomo geniale siano in lui così amalgamate da non poterle scindere, rappresentando la pietra miliare dell’intera cultura del dopoguerra. Artista, attore, regista, produttore, sceneggiatore, rivoluzionario e anticonformista. Andy Warhol è una delle figure più affascinanti ed eccentriche del Novecento.
Ha cambiato la visione del mondo cambiando il modo di guardarlo. Si è calato in una forma di divismo di chi vuole, perché sa cosa vuole, e ottiene perché sa come ottenere. Andy non poteva essere una seconda classe: voleva essere una superstar che eclissasse tutto il resto. Non poteva accontentarsi di niente di meno che non fosse la felicità. È successo!
Era disposto a vivere una vita ordinaria come persona, se avesse potuto fare la differenza nella cultura. Come riuscirci? Semplice per lui: con il dono dell’immediatezza, senza condizionamenti. Lasciava fluire le idee perché era nella condizione psicologica di saperle ricevere, e usava l’arte per suggerirle e metterle in pratica.
Riconosciuto unanimemente come il massimo esponente della Pop Art, Warhol ha impresso nelle sue attività tutte le sfumature e le contraddizioni della società americana. Vizi e virtù, che gli erano proprie e che hanno concorso ad accrescerne il mito.
L’arte come prodotto commerciale
Dai primissimi anni 60 al 1987, anno della prematura morte, si è mosso tra il protagonismo delle riviste patinate, i crudi fatti di cronaca, la politica e gli oggetti di consumo. Per Andy era normale vivere in un ghetto, o passeggiare con Liza Minnelli. Figlio di una famiglia di emigranti slovacchi, nasce a Pittsburgh ma studia a New York, dove conquista le vette del successo.
Caposaldo della sua produzione pittorica è la tecnica serigrafica. La ripetizione la sua cifra stilistica.
Su grandi tele Warhol riproduceva più volte la stessa figura, con colori vivaci e brillanti. Soggetti che portavano con sé un antefatto che l’artista riusciva a smantellare grazie alla ripetizione quasi ossessiva dell’immagine stessa.
Una provocazione, l’arte doveva essere consumata come qualsiasi prodotto commerciale. Tra i suoi soggetti divi come Brigitte Bardot, Martha Graham, Grace Jones, Marlon Brando e Elvis Presley. Politici da Jimmy Carter a Che Guevara. Regnanti: Elisabetta II d’Inghilterra, Margherita II di Danimarca, l’Imperatrice consorte dell’Iran Farah Pahlavi.
Accanto al volto di Marilyn Monroe, di Mao e di Liz Taylor, compaiono icone dei consumi di massa, come la Campbell’s Soup o il detersivo Brillo, ma anche oggetti di culto firmati da Warhol: la chitarra e il cappello di Michael Jackson, il vinile di debutto dei Velvet Undeground & Nico con la banana in copertina, e il leggendario LP Sticky Fingers dei Rolling Stones.
L’incontro con la Bertè e Napoli
Non ultima, tra i volti noti, la regina italiana del rock, Loredana Bertè. Il loro incontro fu piuttosto buffo: Negli anni ’80 la Bertè, a New York per incidere il suo Made in Italy, viene travolta dalla Factory, crocevia di grossi personaggi e laboratorio di idee voluto da Warhol e aperto a tutti.
Il fatto che Loredana fosse una famosa cantante passa quasi in secondo piano davanti al piatto di pasta che la Bertè prepara a Andy, guadagnandosi il soprannome di Pasta Queen.
Un rapporto particolare il Maestro lo ebbe con la città di Napoli. Già chiamato nel 1980 per realizzare l’opera Fate Presto, a seguito del terribile terremoto di quell’anno in Campania, Warhol realizzò anche una serie dal titolo Vesuvius, nel 1985. E proprio a Napoli fino al luglio prossimo, al Palazzo delle Arti, si può ammirare la mostra antologica dedicatagli.
a cura di Elena D’Ambrogio