Lucio Battisti, a 80 anni dalla nascita

Mi ritorni in mente, immancabilmente, perché a ottant’anni dalla tua nascita, Lucio Battisti, resti uno dei più grandi geni della canzone italiana. Riconosciuto dalla critica e da tutti coloro che ti hanno amato.

La vita del cantautore doveva andare proprio così. Ragazzo introverso, timido e con problemi di peso, anche se sui palchi lo abbiamo sempre visto minuto, esile.

Fin da giovanissimo la sua grande passione è la musica. Il papà avrebbe voluto vederlo dietro a una scrivania, con un tranquillo posto fisso. Lui invece, da subito, si sente Lucio Battisti, il suo trasporto per la musica è invincibile.

Con qualche riluttanza papà Alfiero gli compra una chitarra, quella famosa che qualcuno ritiene – sicuramente a torto – gli abbia poi rotto sulla testa. Per quanto il papà non vedesse di buon occhio questa tenace spinta di Lucio nei confronti della musica, in realtà con il tempo si è ricreduto. Tanto da diventare l’amministratore dei beni del figlio, oltre che il suo primo fan in assoluto.

Gli inizi di Battisti musicista sono difficili, da Poggio Bustone (Rieti) dove nasce, si trasferisce presto a Milano. Strimpella da autodidatta, ma con un unico progetto in mente, quello di fare musica.

Il sodalizio con Mogol

Quando incontra Roby Matano entra a far parte del gruppo musicale dei Campioni. Esercitazione temporanea e propedeutica al suo divenire artista, che si concretizza con la conoscenza, più tardi, di Giulio Rapetti, in arte il grande Mogol. Che gli insegna i primi rudimenti musicali, fondamentali per la musica che crea e sulla quale vengono adattate, in maniera sublime, le composizioni e la poetica di Mogol, per farne dei capolavori.

L’artefice di questo sodalizio, tra i più potenti della musica italiana, è Christine Leroux.

Conosciuto in maniera casuale, durante una sessione di prove, fu attratta subito dallo stile, dal tono quasi afono, del ragazzo dalla chioma ricciuta, l’aria approssimativa, e diventano subito amici.

Christine ha voluto credere che sotto quel minerale grezzo ci fosse un diamante di valore.

Dopo molto lavoro insieme comprende anche che alle canzoni di Lucio manca qualcosa per essere complete. I testi sono ingenui, così fu proprio lei a contattare Mogol perché gli desse una mano. Mogol che subito non ne era molto convinto, ma l’insistenza della donna fu tale che accettò di occuparsene.

Quando finalmente Battisti e Mogol capiscono di essere destinati a lavorare insieme e a costituire una coppia stabile, ecco venir alla luce i primi autentici successi dell’infinito repertorio del duo.

Il decennio di successi

Così nasce il decennio d’oro firmato Battisti-Mogol. Battisti componeva la musica e su quella Mogol cuciva la più melodiosa poesia che conosciamo, dai titoli immortali.

Le canzoni, dapprima destinate ad altri artisti, poi Lucio ha iniziato ad interpretarle personalmente, con un’esplosione di suggestioni che ricordiamo in: Il mio canto libero, I giardini di Marzo, Pensieri e Parole, 7 e 40, Fiori rosa fiori di pesco, Una giornata uggiosa, Non è Francesca, e via all’infinito dei 13 album realizzati con Mogol, oltre ai 5 composti successivamente.

Quando uscì il brano Una donna per amico, sembra che Christine Leroux, amica di colui che aveva messo al mondo artisticamente, non fosse così convinta circa i contenuti della canzone, poiché appena terminato il contratto che la legava a Battisti, e dopo averlo assicurato alla bravura di Mogol, tra di loro non rimase alcun contatto, né un segno di quella che per lei era stata una vera amicizia.

Gli anni ’70 e l’isolazionismo

Agli inizi degli anni ’70, quasi in concomitanza con il suo decennio glorioso con Mogol, Lucio incontra Grazia Letizia Veronese, il grande amore della sua vita, la moglie.

Nel ’73 nasce il loro unico figlio Luca, con il quale Lucio è stato un padre molto presente e molto affettuoso.

Il rapporto di coppia con Grazia è sempre stato giudicato particolare. La donna fu addirittura accusata di essere la causa dell’isolazionismo di Lucio. Quell’inferno rosa sempre presente nei testi delle sue canzoni sembra una trasposizione della sua vita reale, molto chiusa oltre che riservata.

E finisce anche il sodalizio con Mogol: il duo di successo si interrompe.

Probabilmente Battisti e Mogol si erano dati tutto ciò che potevano darsi, quel racconto infinito e frazionato in diversi testi. Quell’incontro alchemico con ispirazione allo stato puro forse aveva esaurito il da dirsi e il da farsi, forse Lucio aveva bisogno di percorrere nuovi orizzonti musicali, diversi dai precedenti.

Di fatto la moglie di Lucio, con lo pseudonimo di Venezia, sarà poi autrice di alcuni suoi brani.

L’esperienza ermetica

Fondamentale per Battisti sarà un nuovo incontro, quello con il poeta ermetico Pasquale Panella. Con lui Lucio esordirà con un album di successo: Don Giovanni, e la caratteristica delle nuove canzoni è quella di una sonorità nuova.

La risposta del pubblico sarà meno entusiasmante, probabilmente un esagerato ermetismo era difficile da comprendere.

Tutto ciò appare conforme con la sua ritrosia nei confronti della stampa, del pubblico, fino alla grande assenza dagli anni ’80 in avanti. La sua risposta in merito fu chiara: “Se devo aggiungere qualcosa a ciò che dico nel disco, vuol dire che il lavoro non è sufficiente”.

Sedentario, solitario e perso nella pittura, si spegnerà prematuramente, nel 1998. Ma senza far tramontare quell’alone di fascino nonostante il suo essere quasi anonimo sul palco. Colui che non ha avuto presenza scenica né gestualità lasciava incantati, come se quelle canzoni potessero essere cantate solo da lui per essere immortali.

Tu chiamale se vuoi, Emozioni.

a cura di Elena D’Ambrogio