Alla ricerca di… Maurizio Costanzo con Elena D’Ambrogio
Elena D’Ambrogio ci porta alla scoperta dell’ultimo libro di Maurizio Costanzo edito da Mondadori, tra aneddoti e preziose luci di memoria
Il nuovo libro di Maurizio Costanzo
Sipario! Maurizio Costanzo ne ha appena alzato uno dai toni personali, che molto si allinea a quello che da quarant’anni chiede venga aperto all’inizio di ogni puntata dell’imperdibile Costanzo Show. È fresco di stampa il suo nuovo libro, Smemorabilia – Catalogo sentimentale degli oggetti perduti – per Mondadori. Un libro nel quale la colonna portante è la nostalgia di un uomo che, attraverso le sue contraddizioni, strizza quella sua spugna di 84 primavere affinché le persone, gli oggetti, le circostanze e alcuni aneddoti di una vita non vadano perduti. Perché se per un verso è meglio vivere che raccontarsi, per contro, la sua natura nostalgica lo porta a pensare a quello che non c’è più.
È proprio quello che non c’è più, superato dal passare dei tempi, che Costanzo racconta con considerazioni e sentimenti personali. Ma il libro ha la funzione di coinvolgere tutti. Ciascuno di noi troverà lo spunto per agganciare i propri cimeli e creare il taccuino personale di tutto ciò che riemerge dai cassetti della memoria.
La parte introduttiva del libro è una toccante autobiografia, con curiosità inedite che cristallizzano molti fermo-immagine. Partendo dal suo salotto televisivo, dove pone l’accento sul popolo inutilmente serio che siamo diventati, fanno capolino i numerosissimi personaggi che ha avuto la fortuna di conoscere, intervistare, e con alcuni dei quali stringere amicizia.
Tra aneddoti e ricordi
Anche se non manca di ricordare quanto le persone davvero vicine siano poi molto poche per tutti. Ad alcuni di loro Maurizio dedica questo libro, per poi soffermarsi su alcune curiosità. Come: quando la mamma di Raffaella Carrà gli chiese di aiutare la figlia a fare il tema per l’ammissione all’Accademia del Cinema. Lui, avendone intuito il grande talento, lo fece e lei fu ammessa.
La carrellata di volti famosi lo porta a soffermarsi sul mito di Alberto Sordi, che definisce un generatore di malinconia proprio come lui. Nel libro racconta di una cena in onore di Sordi, dopo che l’attore, per un’intera giornata, aveva ricevuto dal Sindaco di Roma, Rutelli, l’onore di indossare la fascia da Sindaco.
Di quando raccoglieva le simpatiche confessioni dell’attore, e passeggiando lungo il bordo della piscina della sua bellissima villa Alberto si domandava cosa se la fosse fatta a fare. Se la godeva poco, e dopopranzo non riuscendo a schiacciare il suo irrinunciabile sonnellino, disturbato dall’intenso traffico della zona centrale chiedeva ai passanti… “Ma ’ndo annate”.
Sicuramente emblematico l’accenno a Monica Vitti, la quale una volta che era andata a trovarlo nei suoi uffici, dove lavorava una ragazza, Maria, gli disse: “Guarda, ha una voce strana, come la mia, ma è in gamba”. Era De Filippi, e Maurizio l’ha sposata.
E poi Donald Trump, ancora lontano dall’essere il presidente USA. Poi Gorbaciov, alla cui moglie, appena defunta, fece dedicare una canzone napoletana che lei amava tanto, commuovendolo. E come non ricordare Indro Montanelli, che lo chiamava “Costanzino”.
Le emozioni dei ricordi non perduti si fermano anche su esperienze che stanno scomparendo, come il ballo lento, che ha scatenato turbamenti enormi. Nel tempo di qualche minuto le note musicali lusingavano i sensi fino a farli esplodere in un diapason di eccitazioni in grado di mortificare qualsiasi corteggiamento.
La musica ha portato Maurizio, da giovane, a frequentare due locali di Roma: in uno suonava Fred Bongusto, e nell’altro Fred Buscaglione. Amare i lenti, le canzoni melodiche, sembrerebbe renderlo appartenente a un altro tempo. Ma come dice lui stesso: “Sarò antico, e allora?”.
Artigiano della notizia
Tra tante canzoni, solo una racchiude un po’ tutti gli argomenti trattati. È un lento cantato dalla voce straordinaria di Mina e dal titolo Se telefonando, scritta dallo stesso Costanzo nel ‘66.
Snocciola nel libro una serie di oggetti, dando l’idea che, raccontandosi, gli argomenti emergano così, spontaneamente, sulla scia di un proustiano collegamento di sensazioni, odori, episodi. Fatti, cose, cui vengono dedicati i capitoli: lo straccivendolo, il calcio balilla, la brillantina (un sogno d’adulto che sapeva di fascino maschile), il flipper, che ha animato il tempo libero di diverse generazioni, Playmen, la Moka, da irriducibile amante della caffeina, declinata poi in Dek per non doverci rinunciare come aveva già fatto con il tabacco.
La sua vita professionale, fin da giovane imperniata sulla macchina per scrivere, non poteva non occupare una parte importante del libro. Con la mitica Lettera 22 dell’Olivetti, la tastiera rendeva il mestiere del giornalista un fatto artigianale, il suo clic incessante entrava nel cervello, potente come il pof della pallina da tennis, segnando la costruzione di quelle pagine che sarebbero diventate notizia.
La sua vita amorosa, invece, la considera un altro slalom tra alti e bassi, fino a Maria. E su Maria De Filippi osserva: “Vivere per me è Maria, la mia impossibile smemoria”. E qui cala il sipario.
a cura di Elena D’Ambrogio