Lino Banfi sulla figlia Rosanna a Ballando

Il nonno e l’allenatore più amato d’Italia, con all’attivo oltre cento film, decine di riconoscimenti di ogni genere, Lino Banfi – una battuta dopo l’altra – è diventato un Maestro dello spettacolo che, con estrema naturalezza, trasforma la realtà in un immenso palcoscenico sorridente.

Il ragazzo che dalla Puglia è arrivato a Milano inseguendo il sogno di diventare attore, di entrare a far parte del mondo dello spettacolo, e che per raggiungerlo ha affrontato enormi difficoltà, dormendo anche in stazione, sui treni che non viaggiavano.

Nonostante sia solito vedere quel bicchiere semi-vuoto o addirittura svuotato, nulla gli ha impedito di renderlo stracolmo, conquistando il successo del pubblico e quello privato.

Non manca infatti di infondere sicurezza ai suoi familiari con quel suo ottimismo cauto. Così se le cose non vanno bene non sono troppo una sorpresa.

Tra le molteplici note distintive che lo rendono fenomenale è certamente clamorosa quella di aver fatto nascere sua figlia Rosanna, i nipoti, e che abbia celebrato il rito civile per il matrimonio della nipote Virginia.

Il legame ombelicale con Rosanna è sempre rimasto presente ed evidente, e ha oltrepassato l’uscio domestico portando padre e figlia a essere anche colleghi in diversi film divenuti molto popolari.

Rosanna Banfi approda adesso a Ballando con le Stelle, il fortunato programma condotto da Milly Carlucci su Rai 1.

Intervista a Lino Banfi

Da disgrazieda, chiedo a Lino cosa pensa di questa nuova avventura di sua figlia.

“La vedo una bella cosa. Da padre sono preoccupato, ma lei ci tiene molto a riuscire in questa prova, che era un suo sogno. È consapevole del fatto che sia impegnativa, che a volte si può incorrere in sconfitte, che bisogna saper accettare. Ma lei è molto intelligente, e sa accettare i consigli che le diamo”.

Rosanna ha una determinazione incredibile, l’ha dimostrato in più occasioni della vita, quindi non potrà che fare benissimo, e glielo auguriamo.

“Intanto ha ottenuto una cosa a cui teneva, e questa è già una vittoria. Almeno che vada bene l’attività che ami, oggi è tutto così complicato e difficile. Più avanti andiamo e più problemi ci sono in questa vita, quindi è un bene che adesso Rosanna abbia raggiunto questo traguardo. Poi vivremo quello che ci toccherà in sorte”.

Perché quando è fuori dalla scena pubblica si dichiara un po’ malinconico, forse pessimista? È strano per noi che la vediamo sorridente, con quella comicità naturale, spontanea. Un po’ come se ci fosse un Lino che si prepara con prudenza a diventare quello che va in scena.

“Questo è vero, io sono sicuro di quello che voglio, ma poi non dipende solo da me. Poiché nulla è scontato, a volte ho delle normali preoccupazioni che posso manifestare solo in privato, dove ho la possibilità di fare le mie riflessioni che poi applico sia in famiglia che sul lavoro”.

Da qui ha origine la famosa Rigeneration Banfiota.

“È una cosa che ho stabilito io, che i medici non si spiegano, perché la malattia non c’è più, ma nel mio caso c’è. Io ho preso tante botte in testa, anche nei film, che hanno smosso il mio ipotalamo, la mia ipofisi. Per volontà mia, ogni tre o quattro anni mi smuovo con queste botte ed ecco la Rigeneration! È un’applicazione, uno stimolo che mi fa tornare a trenta, quarant’anni fa con le energie giovanili e non quelle dell’86enne che sono”.

La missione della risata

Una sorta di chiave della vita.

“Sì, vedo che funziona, che mi va bene. Certo non sono riuscito a diventare Cardinale per poi diventare eventualmente Papa, quello che volevano i miei genitori e che io avevo promesso loro. In questo caso non ho tenuto fede alla parola data, allora ho ripiegato sul far ridere le persone, anche quella è una missione”.

Una missione con sempre il codice d’accesso ben chiaro di: “Una parola è troppa e due sono poche”.

“Lo diceva sempre mio padre, insieme a: ‘Ti spezzo la noce del capocollo’, ‘Ti metto l’intestino a tracolla’ e ‘Ti metto una pupilla nel menisco’. Tutte frasi che ho poi usato nei film. Voglio credere che prevedessero che io usassi queste frasi del gergo familiare per suggerirmi delle battute.

‘Una parola è troppo e due sono poche’ era riferito a chi faceva il bullo al bar del paese, al nobile di Canosa, all’avvocato, i quali dicevano a mio padre di avermi visto con le attrici bellissime come la Fenech, la Cassini, e gli chiedevano se mi intrattenessi con loro, diciamo così.

Mio padre, con le sue lunghe pause, eludeva il discorso per riservatezza, e anche per lasciare un alone di mistero intorno a questi mormorii che restavano senza risposta. E quando lo chiedevano a me, cosa intendesse dire mio padre, facevo il vago pure io, rispondendo che lui ha tutto un suo frasario con cui esprime i concetti. In realtà non vuol dire niente, era per prenderli benevolmente in giro e tenere alta la curiosità”.

Senta Lino, non è diventato Papa ma molto amico di Ron Moss, com’è successo?

“Adesso vuol fare il secondo film insieme, non so come sia successo. Io non capisco lui. Lui non capisce me, non so. Lui dice: ‘My friend, my brother’, e io pure, ripeto la stessa cosa, lo abbraccio, e così siamo amici”.

Il mondo Banfiota è sicuramente costruito con mura antisismiche, fatte di quel materiale strano che si chiama amore e che, al primo tempo supplementare della vita – come ama dire Lino – non v’è dubbio che ci farà divertire fino ai rigori.

a cura di Elena D’Ambrogio