Alla ricerca di… Gianni Vattimo con Elena D’Ambrogio
Elena D’Ambrogio intervista l’accademico e filosofo Gianni Vattimo, attualmente oggetto di una grave denuncia per cui dice la sua
Una carriera folgorante: professore incaricato di Estetica all’Università di Torino nel 1964 all’età di 28 anni; ordinario di Filosofia estetica nel 1969; Preside della facoltà di Lettere e Filosofia negli anni Settanta. Nel 2021 richiesta di perizia psichiatrica da parte della procura del Tribunale di Torino, in quanto oggetto di una denuncia per circonvenzione di incapace. Si può, dopo 57 anni di carriera, concludere un cursus honorum in questo modo? Lo chiedo direttamente a Gianni Vattimo.
Intervista a Gianni Vattimo
Se dovesse definire in poche parole questo momento della sua vita dal punto di vista filosofico, politico e personale, in quanto uomo del suo tempo, come lo riassumerebbe?
“Non saprei neanche inquadrarlo: lo avverto come un periodo di transizione. Non ha una forma definita, travolto da diversi tipi di egemonie. Tanto per fare un esempio, gli Stati Uniti stanno perdendo quella supremazia che invece sta acquisendo la Cina. L’Europa è sempre in mezzo alle potenze e si barcamena, la Germania, in qualità di nazione più forte della Comunità, è in bilico, in attesa di ricuperare la sua funzione di guida. Più che del presente dobbiamo preoccuparci del futuro”.
In questo momento il suo “pensiero debole” crede che sia più efficace o lo ritiene ancora più debole?
“Che l’essere umano sia sempre più debole è il massimo che si possa dire. In una situazione in cui aumenta l’integrazione politica economica, generale, i poteri sono mal distribuiti: che sia debole è quello che ci vuole. Come diceva il Papa in una conferenza: bisogna fare confusione, creare movimento. Più il pensiero è debole più diventa forte. È un’apertura al dialogo, all’altro, il pensiero debole si impone in virtù della verità, della storia, delle persone, delle loro necessità”.
Dal punto di vista politico, vorrebbe ancora entrare in gioco?
“Intanto mi sono candidato per le elezioni comunali, perché l’unico futuro possibile che posso immaginare nella politica è una società di tipo comunista. È ovvio che non me lo aspetto immediatamente, ma è la mia speranza. Per me, in una città come Torino, la posizione comunista è fondamentale e poi perché è proprio qui che ci sono gli elementi per cui si devono difendere i lavoratori”.
La causa contro il collaboratore
Quanto le sta dando dispiacere la vicenda personale legata al suo assistente, Simone Caminada, accusato di circonvenzione, e soprattutto quanto può farle male a livello individuale la causa contro colui che le sta accanto?
“A livello individuale poco, perché non ci sono elementi per questa posizione. Ma indubbiamente mi sento abbastanza perseguitato. Chi l’ha fatto ha dei problemi personali, magari vecchie ruggini che vuole rivendicare, altrimenti i pubblici ministeri non si sarebbero mai occupati di me”.
Ci sono delle persone vicine che possono avere interesse a destabilizzare la sua organizzazione famigliare.
“Sono convinto che siano insofferenze di persone che mi sono state vicine nel passato e che non accettano la mia attuale scelta di vita. E anche adesso vedono in questa persona una presenza troppo ingombrante. Ma non riusciranno nel loro intento, perché io sono molto tranquillo”.
Lei difende in toto questa persona che le è vicina e che la coadiuva in tutto.
“Certo, perché è una persona che non mi ha mai fatto del male, anzi. Questa è una vicenda che non ha nessun senso nei fatti e nella verità, se non quella di creare intorno a me e nei miei confronti una gran cattiveria. Tentare di farmi passare non in grado di intendere e di volere e quindi accusare il mio assistente di circonvenzione di incapace mi fa ridere”.
Noi stiamo parlando tranquillamente e lei esprime liberamente i suoi pensieri puntualizzandoli, che io mi limito a riportare, sarà chiaro anche a chi la tiene sotto i riflettori?
“Non so cosa dire, vedremo. A breve ci sarà la perizia psichiatrica richiesta, un estremo decisamente assurdo. Addirittura insopportabile. Ovviamente possono controllare i conti correnti, e quant’altro. Non c’è veramente niente da aggiungere a questa assurdità”.
Come Berlusconi
Ma lei in questo momento si sente un po’ Berlusconi, in quanto persona perseguitata dalla giustizia?
“Sì, perseguitato, ma a breve dovrebbe essere tutto chiarito, e spero che tutti finalmente si mettano il cuore in pace”.
Questo dolore che le è dato di vivere le ha portato altra notorietà?
“Ne farei volentieri a meno. Sono sempre stato seguito, amato o no, ma per i miei concetti filosofici e di vita, concetti che fortunatamente hanno spessori intellettuali e carismatici ben diversi”.
Cosa pensa delle persone che vogliono ferirla?
“Mi sembra che sbaglino. Non posso attribuire il male assoluto a nessuno, però ritengo che questo sia un errore grave”.
Il suo assistente, come riportano alcune interviste, appare anche lui tranquillo. Lo è perché è rassicurato da lei?
“Lo è perché i fatti sono oggettivi, non ha alcun motivo per non essere tranquillo. Certamente una cosa del genere non può far piacere”.
Dalla sua casa, a due passi dalla Mole, la “voce debole” del Professor Vattimo non lesina combattività quando intima: “Non crediate che sia rincoglionito”.
a cura di Elena D’Ambrogio