Avvocato di difesa: diritto d’opinione… e dovere di decenza
Sanremo riaccende il dibattito sull’Articolo 21: il diritto alla libertà d’opinione. Da Benigni a Fedez, gli esempi che hanno fatto discutere
Si è concluso da pochissimi giorni il Festival di Sanremo, che insieme al successo da record ha portato con sé una molteplicità di critiche e riflessioni coinvolgenti vari aspetti, anche nell’ambito giuridico. Tra di essi spicca il diritto di opinione e i limiti che tale diritto incontra all’interno del nostro ordinamento.
Benigni e la libertà
È evidente che questo argomento abbia avuto rilevanza sin dalla prima puntata, quando Roberto Benigni ha iniziato il suo discorso sulla Costituzione italiana proprio citandone l’art. 21.
L’attore lo ha definito il suo “articolo preferito, il più importante e straordinario, il pilastro e l’architrave di tutte le libertà dell’uomo”. Allo stesso tempo, “così semplice che sembra essere stato scritto da un bambino”.
Benigni ha sottolineato che la norma citata, sebbene porti con sé un contenuto che dovrebbe essere quasi basilare e assodato, è stata cristallizzata all’interno della Costituzione. Ciò era infatti ritenuto strettamente necessario da parte dei Costituenti.
L’articolo in questione riconosce il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero, con una serie di strumenti: la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione tra cui spicca senz’altro la stampa. Ciò dà origine al diritto di cronaca e di satira.
Chiaramente, nell’ambito di questa concezione liberale della società, nella tutela della persona è ricompreso anche il diritto a non esprimere il proprio pensiero, mantenendo la riservatezza sulle proprie opinioni e intenzioni. Anche con riferimento alle proprie convinzioni politiche, filosofiche, etiche e religiose.
La Costituzione manifesta anche la rilevanza delle modalità di espressione del proprio pensiero, riferendosi sia a quelle più diffuse (come la parola e lo scritto) ma anche aggiungendo una formula molto più ampia che consente di includervi Internet, la radiofonia, la cinematografia, i mezzi audiovisivi e, non da ultimo, la televisione.
Il diritto alla libertà d’espressione a Sanremo
Alla luce di ciò, può facilmente comprendersi la rilevanza che assume questo diritto all’interno di un programma televisivo come Sanremo, così seguito dal pubblico italiano e nel corso del quale molti artisti e ospiti hanno manifestato la propria opinione con riferimento ai temi più disparati.
E ciò, a maggior ragione, se si pensa alla potenziale influenza che il pensiero manifestato da un soggetto in televisione potrebbe riflettere sulla coscienza e sulla formazione delle opinioni di altre persone.
La libertà di pensiero, pertanto, incontra necessariamente dei limiti, soprattutto in ambito legale, in tutti gli ordinamenti liberali, costantemente impegnati in un bilanciamento tra la tutela della manifestazione della propria opinione e il rispetto della reputazione individuale altrui, del buon costume e della sicurezza.
Tra gli interventi che più di tutti ha destato clamore spicca senz’altro l’apparizione di Fedez. Il cantante ha lanciato un messaggio politico ben preciso, recitando un testo in cui manifesta chiaramente il proprio orientamento politico. Oltre che stracciando in diretta una foto del viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, che lo raffigurava mentre lo stesso era vestito da nazista.
A seguito di questo episodio molti politici si sono pronunciati condannando il gesto di Fedez. Nello specifico, sono stati attaccati i vertici Rai, auspicando le loro dimissioni e incontrando il rifiuto da parte degli stessi. Come Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento Rai, che ha ritenuto “incivile” dover rispondere di “omesso controllo degli artisti”.
In effetti, è chiaro che ogni cittadino, ancor di più se si tratta di un artista così esposto, è incline a manifestare la propria opinione. Talvolta in maniera particolarmente incisiva.
Ed è altrettanto indubbio che ciò possa far scaturire una reazione da parte di chi si senta offeso da taluni interventi.
Chi dovrebbe rispondere di quanto accaduto
Tuttavia, da un punto di vista giuridico è bene evidenziare – dinanzi al caso di specie – che nemmeno può ritenersi necessaria la dimissione dei vertici Rai a seguito di parole pronunciate da un ospite di un programma televisivo. Ancor di più, alla luce del fatto che l’artista in questione non aveva comunicato al direttore Coletta la modifica del testo che sarebbe andato in onda, e non aveva neppure manifestato la sua intenzione di strappare la foto del viceministro in diretta.
Tant’è vero che, consapevole di non avere adeguatamente informato i vertici Rai, lo stesso Federico Lucia (in arte Fedez), al termine della sua ospitata si è assunto la totale responsabilità della condotta adottata.
Ebbene, è importante sottolineare che, ad ogni modo, dal momento che i vertici Rai hanno assolto al loro obbligo di controllare e vigilare il contenuto del testo che il rapper gli aveva trasmesso, gli stessi non potrebbero rispondere del suo operato alla luce della loro posizione di garanzia.
Deve peraltro evidenziarsi che, nel nostro ordinamento, la responsabilità penale è personale, come la stessa Costituzione esplicita all’art. 27.
Pertanto, è vero che il superamento dei limiti del proprio diritto di opinione potrebbe portare alla consumazione del delitto di diffamazione (art. 595 c.p.), ma è anche vero che, alla luce del principio appena esplicato, comunque sarebbe il solo Fedez a doverne eventualmente rispondere, e non anche i vertici Rai come auspicato dai partiti politici.
a cura di Leonardo D’Erasmo