Le parole di Benji

Sono passati alcuni anni da quando Benji e Fede hanno annunciato lo scioglimento. Da quel momento i due artisti hanno preso strade diverse, e solo di recente Mascolo ha iniziato a collaborare con i Finley. Benjamin e la band infatti hanno rivisitato la hit Dove e quando, pubblicandola in salsa punk rock. Nel mentre il cantante solo poche settimane fa ha parlato per la prima volta sui social della depressione che l’ha colpito, e le sue dichiarazioni in breve ganno fatto il giro del web. In queste ore intanto Mascolo ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera, e nel corso della chiacchierata ha spiegato perché ha deciso di parlare del suo periodo buio. In merito il cantante ha affermato;:

“Avrei potuto fare finta di niente e cercare di guarire dal mal di vivere e basta. Finora, sui social, ho sempre mostrato solo una vita che può sembrare perfetta. Ma ora voglio mostrare anche l’altro lato della medaglia. Perché quel mal di vivere lo conoscono in molti e vorrei farli sentire meno soli”.

Benji ha anche rivelato come ha imparato a gestire certe “abitudini sbagliate”, e in merito ha affermato:

“Oggi veniamo tutti stimolati di continuo. E quando si fa il mio mestiere, gli stimoli sono ancora di più. Se ti lasci andare, ti fai trascinare. Da qualsiasi cosa: dal cibo sbagliato alle sostanze sbagliate, dai social usati in modo compulsivo al consumismo sfrenato. Tutte cose che possono portare a perdersi. Ho imparato, anche facendomi del male, ad autoimpormi delle regole. Ora vivo una vita quasi da atleta: sto attento alla salute, al ritmo del sonno, al cibo”.

Benji ha anche svelato come mai ha deciso di riproporre la hit Dove e quando, per poi tornare a menzionare Federico Rossi:

“L’ho fatto per divertimento. Ma il messaggio che sto mandando è che faccio quello che mi pare. Se mi va di rifare un mio brano in versione punk rock, lo faccio. Anche se ad alcuni non piace. Non voglio vivere con la paura di deludere certe persone. Se a Federico è piaciuta? Non penso. Credo l’abbia presa come un’appropriazione di qualcosa che sente suo. Lo posso capire. Però è suo quanto mio, quindi”.