Bruno Vespa prende carta e penna e scrive al Cda Rai. Nell’azienda di viale Mazzini è entrato giovanissimo per concorso percorrendo tutti i grandini di una carriera molto lunga. Inviato, direttore del tg1, conduttore di una trasmissione, Porta a porta, che da oltre 20 anni è leader degli ascolti televisivi nella sua fascia su Rai1. Sempre in prima linea per raccontare l’Italia giorno dopo giorno. Quest’anno Vespa nonostante abbia perso la serata del giovedì ha continuato a portare a casa ascolti altissimi. Insomma, sembra proprio che il suo programma continui ad andare di moda senza sentire troppo il peso della concorrenza.

Il motivo della lettera di Vespa è legato ancora una volta a quello che sta accadendo a causa del tetto degli stipendi: dal primo aprile, infatti, è scattato la soglia dei 240 euro l’anno per le star della televisione pubblica. Il taglio trasversale ha colpito tutti.  E la conseguenza più grave potrebbe essere la fuga di tante star e professionisti della televisione. Ma ci sarebbe anche un altro problema: un’azienda che emette bond (ovvero titoli di credito), e quindi è sul mercato, con il tetto degli stipendi per direttori Tg o dirigenti metterebbe fuori mercato molte professionalità. Per adesso il dibattito, preso di mira da molti utenti della Rete, resta ancora aperto.

Il conduttore di Porta a porta ha scritto: «Cara Presidente, cari Consiglieri, poiché alla vigilia di vostre importanti decisioni alcuni giornali tornano su una possibile differenza tra artisti e giornalisti nel superamento dei tetti retributivi, mi permetto di sottoporvi qualche breve e rispettosa riflessione. Tra un Fabio Fazio che si occupa di Falcone e un Bruno Vespa che fa un programma su Ballando con le stelle chi è l’artista e chi il giornalista? Ha sempre sbagliato la Rai nello stipulare con professionisti che vengono dal giornalismo contratti artistici (è il caso di Vespa, ndr) che prevedono il versamento di contributi all’Enpals e agli enti previdenziali che l’hanno sostituito? Riconoscere carattere esclusivamente giornalistico a trasmissioni come Porta a Porta o altre comporterebbe ovviamente la mutazione in giornalistici di tutti i contratti in essere per chi vi collabora. Sono fiducioso che la discussione su questo tema avvenga su basi esclusivamente giuridiche e di buon senso, allontanando il sospetto – alimentato da alcune dichiarazioni politiche e non solo – che si voglia immaginare qualche norma contra personam, inaccettabile sotto ogni profilo».

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