Prima di rifarti il naso, devi sapere perché scegliere la rinoplastica con “tecnica chiusa”.

Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, è il naso a imprimere carattere al volto. Che lo si guardi di fronte o di profilo, il naso rappresenta un elemento fondamentale per valorizzare o compromettere l’armonia del viso. La rinoplastica, infatti, è uno degli interventi più richiesti sia dalle donne che dagli uomini, ma pur essendo ormai considerata un’operazione di routine, deve essere eseguita solo in strutture sanitarie che offrano ogni tipo di garanzia per ottenere il risultato desiderato anche e soprattutto a livello funzionale. Il naso è un organo, se subisce traumi, la respirazione e l’olfatto sono gravemente compromessi.

«Da quando abbiamo aperto la prima clinica a Tirana nel 2011 – dice il dr. Skerdi Faria, fondatore e CEO del marchio KEITnelle nostre strutture sono state eseguite con successo migliaia di rinoplastiche e rinosettoplastiche».

Esistono varie tecniche per intervenire sul naso. Voi quale utilizzate?

«A parte qualche raro caso, in KEIT adottiamo la tecnica chiusa che, a parere mio e dei nostri chirurghi, è la migliore per i pazienti perché le incisioni sono interne alle narici e le cicatrici invisibili, mentre la tecnica aperta prevede un taglio a metà della columella (la parte tra le narici, ndr), spesso difficile da nascondere.

Un altro motivo per cui preferiamo la tecnica chiusa è che l’intervento dura meno di un’ora, quindi meno rischi, meno anestesia, meno lividi, una convalescenza più veloce e un recupero completo in massimo sei mesi. Con la tecnica aperta ci vogliono invece fino a due anni, perché il piccolo taglio della columella interrompe le vie di scarico degli edemi, impedendo alla punta di sgonfiarsi. Il risultato è il classico naso a patata».

Come si studia il naso giusto per un volto?

«Prima di tutto il naso deve essere in armonia con se stesso. Se la base ossea è larga, non si può fare una punta stretta. E deve essere in armonia anche con il resto del viso. I nostri chirurghi ascoltano le richieste del paziente, per capire quale risultato voglia ottenere, dopodiché valutano se sono fattibili. Spetta al medico, basandosi sulla sua esperienza e sulla sua cultura, la decisione del tipo di intervento, perché bisogna ragionare su come si adatterà il naso ai cambiamenti del viso con il passare degli anni.

In Turchia va di moda il Barbie nose, molto piccolo, arcuato e con la punta sottile all’insù, che può anche stare bene sul volto di una ragazzina, ma in una donna matura diventa ridicolo. In KEIT spieghiamo alle giovani pazienti, in italiano ci tengo a sottolinearlo, che lavoriamo per ottenere risultati naturali che non stravolgano i connotati e non compromettano la respirazione».

Capita che arrivino pazienti con foto di attrici o attori ai quali vogliono somigliare?

«Sì certo. A volte ci portano foto di persone operate da noi perché vogliono un naso identico. Ma ogni paziente è un caso a sé. Per dimostrarlo prepariamo delle elaborazioni grafiche in 3D che poi servono come riferimento estetico al chirurgo in sala operatoria».

Prima e dopo - intervento clinica KEIT
Prima e dopo – intervento clinica KEIT

Qual è l’età giusta per la rinoplastica? Dai 16 anni si può fare, ovviamente con il consenso scritto di entrambi i genitori. In quali casi il rinofiller è un’alternativa alla rinoplastica?

«A esagerare nel 5% dei casi, perché può camuffare solo piccole irregolarità nel profilo. Sui social ci sono molti video e foto di nasi trattati con filler, che però non si vedono mai frontalmente. In KEIT vengono a farsi operare tanti pazienti delusi dal rinofiller».

Su un naso già operato si può intervenire di nuovo?

«Certo. Abbiamo avuto molti pazienti che si sono rivolti a noi per rimediare a interventi, non perfettamente riusciti, fatti da altri colleghi. Bisogna dire che a volte ci sono persone con aspettative irrealizzabili, alle quali spieghiamo, con onestà, che i colleghi avevano fatto il massimo possibile e che un nuovo intervento peggiorerebbe la situazione. Noi valutiamo sempre lo stato fisico e psichico dei pazienti. La nostra è prima di tutto chirurgia, dove l’etica è fondamentale. Non ci si deve mai approfittare dell’emotività dei pazienti».