Critiche ai reality: il GFVip è immorale? Risponde Don Davide
Don Davide Banzato esprime il suo parere sulla presunta immoralità della TV verità e sulle accuse mosse talvolta ai toni esasperati del GFVip
La TV della realtà
I media e i new media sono innanzitutto degli strumenti, e come tali vedono dipendere da noi la qualificazione morale dei loro contenuti.
A livelli diversi, tutti ne siamo protagonisti. Chi si trova davanti a una telecamera o dietro la scrittura di un copione o chi sceglie di guardare un programma passivamente oppure in modo critico.
Nella mia piccola esperienza, cerco sempre di usare lo strumento senza esserne strumentalizzato, ma il limite è sempre molto sottile. In particolare, essere in televisione è essere sotto i riflettori. Tanta gente che non ti immagini ti guarda.
Essere sotto tanti sguardi comporta una responsabilità: posso comunicare qualcosa di edificante oppure no, posso cercare di fare servizio pubblico oppure esserci per narcisismo e affermare il mio ego.
Chi va in televisione può divertire, magari solo interessare, può dare agli spettatori una luce, può comunicare buio. In particolare, essere in televisione per un reality show comporta un passo ulteriore: si suppone che quella che si vede sia realtà, che non ci siano copioni, sceneggiature, ma che quello che succede sia spontaneo, che abbia il sapore forte della realtà, che sia vero. Questo dà ai reality uno share più consistente, questo li rende un prodotto di così grande attrattiva e spesso di successo, ma questo accresce ancor di più la responsabilità di chi sta sotto questi riflettori.
La gente si aspetta verità, uno spaccato di vita vera e la verità è particolarmente incisiva: può colpire, condizionare, creare emulazione.
Le enfatizzazioni dei reality
A volte, come in altri generi televisivi, nei reality in modo particolare sono proposti comportamenti che alzano lo share: liti, comportamenti aggressivi, bugie, tradimenti, strategia e ferite in ambito affettivo, di coppia o nelle relazioni di amicizia, offese e “asfaltamenti” vari. Attirano tanto l’attenzione, sono sottolineati, enfatizzati, in qualche modo premiati…
Ciò che colpisce sono le emozioni, belle o brutte che siano, cercando la lacrima, che sia di dolore o di commozione. Spesso i comportamenti trasgressivi, violenti, falsi, vanno forte. Di sicuro c’è il bisogno di alzare lo share, ma questo non può essere l’unico obiettivo a discapito dei contenuti o di una possibilità di filtro critico per essi.
Nei reality si è iniziato ad inserire un certo filtro critico con degli opinionisti, e inserendo contenuti sociali. Inoltre, i social permettono alla community di esprimersi, a volte in modo costruttivo e a volte molto distruttivo.
Penso che una grande parte della funzione educativa del media TV nel tempo si sia persa, passando in secondo o ultimo piano.
La funzione educativa della TV
È vero che, a volte, comportamenti moralmente inaccettabili possono produrre un effetto boomerang e accrescere in chi assiste il disgusto per atteggiamenti da cui ci si distanzia, e spingere a una ricerca di valori diversi e di maggior rispetto per le persone. Ma è altrettanto vero che nei reality manca un filtro critico che possa orientare le persone, o questo è demandato al conduttore e agli opinionisti. E comunque, comportamenti scorretti, assolute mancanze di rispetto umano, falsità e ambiguità sono di fatto messi in mostra. Di fatto essi diventano meritevoli di interesse.
Sappiamo tutti come i giovani tendono ad imitare gli adulti, specialmente quelli mitizzati dal fascino della TV.
Ora credo che nessuno rimpianga la censura che imperava nei primi decenni della TV, quando l’emittente radiotelevisiva di Stato era l’unica, quando non c’era ancora l’impero dello share e quando Dio è morto di Francesco Guccini veniva censurato. Certo no, ma la consapevolezza della funzione educativa del media, quella sì che la rimpiangiamo!
Mettere l’umanità sotto i riflettori comporta una bella responsabilità. Ed è forse proprio questa, la coscienza morale delle proprie responsabilità, ad essere troppo spesso la grande assente dai nostri schermi.
a cura di Don Davide Banzato