Dopo Rocco Siffredi: è l’era dell’uomo oggetto
L’uscita di Supersex, nuova serie TV di Netflix che racconta la vita di Rocco Siffredi, è l’occasione per riflettere sui modelli maschili attuali
L’attesa è finita: Supersex, presentata in anteprima alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino la scorsa settimana, sarà disponibile su Netflix dal 6 marzo. La serie, tra le più chiacchierate degli ultimi mesi, si compone di sette episodi ispirati alla vita di Rocco Tano, la sua famiglia, le origini e il suo rapporto con l’amore fin dall’infanzia, rivelando il percorso che ha trasformato il semplice ragazzo di Ortona (Abruzzo) in Rocco Siffredi, la più famosa pornostar al mondo.
È Alessandro Borghi a (s)vestire i suoi panni sullo schermo, Borghi che a Berlino ha detto:
“Uso il mio corpo da sempre senza nessuna difficoltà, e questo fin da piccolo. La mia prima educazione sessuale è stata poi attraverso il porno. In fondo gran parte di quello che scopriamo sul sesso ci viene dagli spogliatoi della palestre o dai banchi di scuola. Questa serie così mi ha dato l’opportunità di interrogare me stesso e la mia educazione sessuale. Le difficoltà sul set sono state altre, emotive: mi chiedevo sempre se Rocco Siffredi si sarebbe riconosciuto in quella scena, non volevo farne solo un’imitazione”.
E lui, il diretto interessato, presentando la serie in Germania si è commosso:
“Sono stato orgogliosamente un uomo oggetto per la donna, e non lo dico con vanità, ma a testa alta. Per avere tutto questo ho pagato un caro prezzo”.
Rocco aveva visto la serie già nelle scorse settimane, e anche in quell’occasione aveva pianto. L’aveva rivelato proprio lui in un’intervista a Sette, il settimanale del Corriere della Sera:
“Ho pianto per giorni. Inizialmente non riuscivo a riconoscermi negli attori, poi però ho rivissuto l’infanzia e la morte di un mio fratello. Ho rivisto mia madre, gli amici d’infanzia. Bellissimo, ma vedere scorrere la propria vita in poche ore sul divano con moglie e figli è anche surreale”.
Sua moglie Rosa, che lui chiama “santa Rosa”, è la donna che gli ha regalato l’equilibrio e insieme hanno costruito una famiglia dove il rispetto è un valore assoluto. L’educazione dei loro figli, Lorenzo e Leonardo, testimonial di buone maniere, è stata evidenziata dalla partecipazione del primogenito all’ultima edizione di Ballando con le stelle.
Come i figli di Siffredi hanno scoperto il lavoro di papà
Lorenzo, più che il figlio di una pornostar di fama mondiale, sembra un nobile dell’Ottocento. Con estremo candore di recente ha raccontato come ha scoperto, da piccolo, che lavoro facesse suo papà:
“Un giorno io e mio fratello eravamo nella nostra casa di Budapest mentre i nostri genitori erano all’estero, e abbiamo visto un dvd con scritto Tarzan. Noi, pensando che fosse un cartone animato, l’abbiamo messo nel lettore e abbiamo visto che invece era un film dove recitavano mamma e papà”.
Rocco Siffredi, da ragazzino, era stato folgorato da Supersex, un fotoromanzo che raccontava la storia di un extraterrestre venuto dal pianeta Eros per far cadere le donne ai suoi piedi, e che dà il titolo alla serie. Che è un racconto di vita, e che può contribuire a ribaltare i ruoli “classici”.
La nuova bellezza maschile
Al cinema e in TV a lungo c’è stata una rappresentazione della figura femminile come oggetto di desiderio o di consumo. Solo negli ultimi anni si è diffuso lo stereotipo di bellezza maschile ideale: ecco dunque uomini con fisici scolpiti, volti attraenti e comportamenti seduttivi.
Un esempio? Michele Morrone in 365 giorni. Al quale fa compagnia il collega Simone Susinna nel sequel dello stesso film, sempre distribuito da Netflix in tutto il mondo.
A dirigerli un uomo (Tomasz Mandes) e una donna, Barbara Białowas. E donna è l’ideatrice e sceneggiatrice di Supersex, Francesca Manieri.
Così come Francesca Mazzoleni, una dei tre registi della serie. Gli altri due sono Matteo Rovere e Francesco Carrozzini.
Molte donne, oggi, sono anche impegnate nell’industria del porno. Non a caso, nella stessa intervista a Sette, Rocco Siffredi archivia così la questione relativa al maschilismo imperante nella pornografia.
Secondo l’attore di Ortona che vive in Ungheria, la “donna oggetto” è un’idea degli anni Settanta, “oggi archiviata. Oggi, infatti, sono quasi tutte donne a lavorare nell’industria pornografica: registe e content creator, oltre che attrici. Guadagnano milioni di euro. Fanno muovere i pornoattori come vogliono. Forse è l’era dell’uomo oggetto…”
a cura di Tiziana Cialdea