Quando l’amicizia diventa solidarietà si incontra l’associazione Nida. Ne parlo con il suo fondatore, Walter Galliano, di quanto un sentimento così sacro racchiuda l’operosità dei valori.

Walter, come nasce l’idea della Nazionale Italiana dell’Amicizia, Nida?

“Da un gruppo storico di amici, tutti ragazzi fortunati, che hanno deciso di donare la forza della loro amicizia ai bimbi con gravi problematiche”.

C’è stata una causa particolare che vi ha spinti ad occuparvi di bambini?

“Sono un ragazzo, ormai adulto, molto fortunato, circondato da amici nella mia stessa condizione. Grati alla vita che ci ha sorriso, dandoci una famiglia su cui contare, un buon lavoro, la salute, abbiamo sentito il dovere di porgere la mano a chi invece non può contare su tanta fortuna”.

La scelta di occuparsi dei bambini?

“Sono il nostro futuro ma anche i più indifesi, che hanno bisogno più di quanto possa sembrare. Chi non vive il mondo della solidarietà non può rendersi conto di quanti bambini malati ci siano al mondo”.

La Nida ha degli obiettivi ben precisi…

“Nasce come una squadra di calcio, perché con gli amici giocavamo a pallone. I primi eventi sono stati di natura sportiva, per raccogliere contributi destinati alle persone che ne avevano bisogno, senza intermediari, proprio perché non ci fosse dispersione di donazioni. Se servivano vestiti, li compravamo, piuttosto che una sedia a rotelle, o altro, ma tutto consegnato al destinatario bisognoso”.

L’idea di coinvolgere i supereroi

Per farvi conoscere cosa avete fatto?

“Nel 2013 ho avuto l’intuizione. Dopo che la Disney ci aveva scelto per il progetto ‘Magia Disney’ donandoci circa 110 mila euro di peluches con il loro marchio, da distribuire negli ospedali ai bimbi malati. Nasce l’idea di introdurre i supereroi e le principesse negli ospedali pediatrici di tutto il paese”.

Avete portato una nuova terapia…

“Siamo stati chiamati sempre più frequentemente perché i risultati erano evidenti, i nostri supereroi regalano ai bimbi istanti benefici. Danno sollievo anche alle famiglie che poi spesso ci seguono in questa battaglia d’amore”.

La medicina del “fare del bene” è la magia più bella.

“Aiutiamo i bimbi a stare meglio, e portiamo i ragazzi che ci seguono a crescere con sani principi e voglia di mettersi a disposizione”.

Il sogno di Nida

Nida nasce a Torino per poi diffondersi a livello nazionale…

“Abbiamo conosciuto Beatrice Naso, tristemente nota per essere la bambina di pietra, affetta da una malattia rarissima. Grazie a lei abbiamo capito che la nostra missione sarebbe stata quella di aiutare bambini con malattie rare”.

Come ci si sente a gestire così tante aspettative, a volte vitali?

“Devo ringraziare tutte le persone che fanno parte della Nida, perché solo le mie idee non si sarebbero realizzate senza l’impegno e la dedizione di tutti i componenti l’associazione. Sono loro i veri supereroi”.

La tua ambizione primaria in questo momento qual è?

“Che le persone diffidenti verso il mondo del volontariato vedano nella Nida la possibilità concreta di fare davvero del bene. Il sogno più grande è quello di chiuderla, perché significherebbe non avere più bimbi malati che hanno bisogno di noi”.

a cura di Elena D’Ambrogio