La malattia del figlio

A Verissimo Elena Santarelli ha parlato di uno dei momenti più difficili della sua vita, ovvero il male che aveva colpito il figlio:

Il momento più duro è stato l’ingresso in terapia intensiva. Adesso è normale vedere le persone intubate. Io ho visto mio figlio, è un trauma tosto da metabolizzare. La cosa più brutta è andare a vedere i bambini nelle camere mortuarie. Non è facile, se hai conosciuto quei bambini pieni di vita, non è facile dire una parola di conforto ai genitori, non esistono parole di conforto, solo abbracci. Sono momenti che non nella testa, non li voglio cancellare, ma ogni tanto ci combatto, continuo a conviverci.

Elena Santarelli ha poi proseguito con il suo lungo discorso:

Quando mi ha chiamato la dottoressa per dirmi che era andato tutto bene, ero in tangenziale e ho inchiodato con la mia macchina. La nebbia totale, non ho capito più niente. Lo immaginavo perché i controlli andavano bene, però ci voleva l’ok finale. Ho chiamato subito mamma, papà, i nonni, ho anche pubblicato un post sui social, perché dietro ci sono tante persone belle lì, ci sono anche degli haters, ma che vadano a quel paese… sono quattro gatti. Nulla in confronto all’amore ricevuto da tantissime persone, che mi hanno aiutato con il progetto di ricerca e hanno fatto catene di preghiera per Giacomo.

Devo ringraziare la psicologa, perché noi mamme non possiamo fare tutto, ci sono cose per cui dobbiamo necessariamente chiedere consiglio a degli esperti. Giacomo si chiedeva perché doveva andare in ospedale a fare risonanze, ecc., se era guarito. Ho avuto il coraggio di dirgli la verità: si va in follow up perché purtroppo la malattia per un certo periodo potrebbe ripresentarsi. A mio figlio le bugie non le dico. E lui mi fa: ma figuriamoci se si ripresenta. E quando gli ho detto che aveva finito le cure mi fa: stai scherzando? Lui è cresciuto tantissimo.

Non mi nascondo più in bagno a piangere come facevo prima. Quando ho pianto l’ultima volta ho trovato il coraggio di dirgli che il nostro amichetto Lorenzo non ce l’aveva fatta. Lui mi fa: “Ho capito che ognuno ha il suo destino, sono felice ma dispiaciuto per chi non ce l’ha fatta”. La malattia ti cambia. Fa le cose di un dodicenne, ma è molto forte e sensibile, è tenerissimo con sua sorella

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