Non ci ha pensato due volte, Fabrizio Moro. Per lui è un “no” categorico a Sanremo e ne spiega i motivi. Poi la critica ai rapper: “Sistema malato, colpa delle piattaforme streaming”.

Il “no” di Fabrizio Moro a Sanremo

In occasione dell’evento benefico, Per la pace – Live contro le guerre, all’Unipol Forum di Milano/Assago sul palco ci sarà anche Fabrizio Moro. Proprio il cantautore si è lasciato andare a un’intervista con La Stampa e si è parlato anche di Sanremo.

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Fabrizio Moro ha precisato che lui sul palco canterà insieme al collega Ermal Meta, i brani Non mi avete fatto niente e poi Portami via. Luca Dondoni ha quindi ricordato che entrambe le canzoni sono nate in occasione del Festival della Canzone Italiana. Quindi ha voluto sapere dall’artista se tornerà sul palco del Teatro Ariston. Moro però si è detto contrariato. Ogni anno il suo nome rientra in lizza, ma non si presenta mai. E così non sarà nemmeno questa volta.

Perché è un momento in cui “troppa pressione sulle spalle è l’ultima cosa di cui ha bisogno” e non riuscirebbe a sopportarla. Preferisce godersi ciò che è riuscito a creare lungo questi 20 anni di carriera, piuttosto. Poi con onestà ha affermato: «Non mi piace mettermi in fila», precisando di avere una storia sanremese importante a cui porta un rispetto enorme:

«Viste le dinamiche che ci sono adesso non mi va di fare sala d’attesa insieme a una pletora di ragazzini che hanno pubblicato un singolo o poco più. Sanremo è una luce che ha illuminato il mio percorso e porto un rispetto enorme ma no, non ci sarò».

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Nel suo discorso il cantautore romano ha confidato di stare male prima e dopo ogni esibizione TV, di non sopportare la pressione. Figuriamoci a Sanremo dove “ti giochi una carriera”. Ha altre priorità come riempire i palazzetti, ma non intende prestarsi a fare altro. Poi la bordata di Fabrizio Moro: «Prima del Covid c’era più equilibrio fra chi aveva una carriera e un rapper con la catena al collo, appena arrivato, ma forte su social. Non lo sopporto».

Il cantante contro lo streaming

A questo punto Luca Dondoni ha fatto notare a Fabrizio Moro che nel panorama musicale ci sono anche dei rapper capaci. Così il cantante ha fatto il nome di Geolier. Lui gli piace molto e nei suoi testa c’è una rabbia sociale nella quale si riconosce parecchio:

«Purtroppo, però il vero danno lo hanno fatto le piattaforme di streaming. Non ci sono filtri. Prima dovevi affrontare il direttore artistico. Lui ti diceva se era giusto o sbagliato quello che facevi oggi no. C’era un filtro tra te, i media e il pubblico».

Secondo Fabrizio Moro, infatti “oggi viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta”. Questo perché per com’è vista la musica oggi c’è il disco con più stream, ma si tratta di una “bufala”, secondo lui. Perché acquistare musica e stream sono due cose differenti:

«Il cantautorato della mia generazione sta per essere soppresso. A voglia a chiamarci per fare i concerti per la pace. Chiamate i rapper o i rapper che farciscono le classifiche di streaming e vediamo cosa succede», ha concluso Fabrizio Moro.