Fine Patch Test: il tormentone social dell’hair designer Fabrizio Labanti
Fabrizio Labanti, ideatore del Patch Cutaneo per migliorare l’aspetto del cuio capelluto, e la sua battaglia contro il tricobullismo
“Non spaventatevi se improvvisamente iniziate a perdere i capelli: da oggi c’è una soluzione non chirurgica grazie a Patch Cutaneo”, assicura l’hair designer Fabrizio Labanti.
“Indossa il tuo stile e rivoluziona la tua immagine”. È questo il concetto chiave di Benessere capelli, una vera rivoluzione nel campo della moda maschile e femminile nata dell’intuizione dell’hair designer Fabrizio Labanti.
Labanti ha creato una vera e propria sartoria senza ago e filo, in grado di realizzare abiti su misura per la testa e ridare i capelli dove siano radi o addirittura inesistenti. Tutto questo senza interventi chirurgici o protesi.
Con lui nasce il cosiddetto Patch Cutaneo, una vera rivoluzione che sta stravolgendo il mondo degli infoltimenti capelli.
Come funziona il Patch Cutaneo?
Si selezionano capelli uguali a quelli del cliente in quantità illimitata, si effettua un calco della testa del cliente, e si crea un avatar che a tutti gli effetti riproduce fedelmente la zona diratata.
Una volta realizzato l’avatar, sullo stesso si effettua un innesto di capelli veri, con una tecnica di iniezione senza limiti che permette di gestire le quantità andando a ricreare nella zona diradata la foltezza che in realtà si sarebbe avuta se non si fossero persi i capelli.
Una volta ultimato il “trapianto” sull’avatar, il paziente è prima rasato nella zona interessata. Il patch che ricopre l’avatar si rimuove dallo stesso per essere applicato direttamente alla cute nella parte precedentemente rasata.
Una volta applicato si procede al taglio integrazione, che permette ai capelli “nuovi” di integrarsi a quelli esistenti affinché il risultato estetico sia performante e assolutamente invisibile.
Terminata l’applicazione, il cliente avrà la possibilità di pettinarsi esattamente come vuole, avendo la possibilità di “tornare indietro” in qualsiasi momento. Questo perché il patch non lascia segni ed è di fatto reversibile.
Il successo del Patch
Questo – in estrema sintesi – il trattamento che si effettua, e che Fabrizio Labanti è riuscito a far esplodere nei social. Nei suoi video, che pubblica quotidianamente sul suo canale Instagram seguito da più di 30 mila persone, mostra clienti che si recano nella sua sede per chiedere una consulenza al fine di ottenere finalmente quello che tanto desiderano.
Ma i social per Labanti non sono solamente un modo per trasmettere la sua genialità circa la sua invenzione e conoscenza sul mondo dell’alopecia. In precedenti interviste, infatti, l’hair designer ha raccontato come dalle attività che esegue attraverso i canali social abbia constatato quanto il suo fenomeno abbia una grande rilevanza anche a livello sociale.
Con il passare degli anni l’esperto si è reso conto che si è verificata una sempre più crescente discriminazione e derisione dell’aspetto fisico delle persone, il c.d. body shaming, che trova suo terreno fertile in vittime che per motivi genetici devono affrontare malattie che provocano la perdita dei capelli.
La vittima è colpevolizzata e indotta alla vergogna, dando avvio a vari disturbi che vanno dall’ansia alla depressione, dall’anoressia e bulimia ai disturbi del sonno.
Tutto ciò ha portato Labanti a coniare un nuovo termine: il tricobullismo. L’obiettivo che l’hair designer cerca di amplificare giorno dopo giorno attraverso i suoi canali social è intraprendere un progetto di carattere sociale con lo scopo di una sensibilizzazione delle persone (partendo dalle fasce di età più basse fino agli adulti) su temi come il bullismo e il body shaming, e quali impatti devastanti simili fenomeni possono avere sui più deboli.
Il pubblico a cui si rivolge, insomma, non è solo quello colpito da alopecia e a cui può – finalmente – dare una soluzione, ma anche tutti coloro che sono colpiti dai fenomeni appena discussi.