È il 1903 quando in Austria la Wiener Werkstätte – un’alleanza di artisti e designer – si raduna con l’intento di applicare il concetto di “Gesamtkunstwerk”, l’opera d’arte totale, che sia in grado di invadere ogni sfera della vita, individuale e associata.

Tra i membri spicca Emilie Flöge, stilista accolta nell’Olimpo della Secessione viennese, legata da una relazione sentimentale a Gustav Klimt.

Armata di uno spirito imprenditoriale, la designer fonda nel 1904, in una Vienna ancora borghese, la maison “Schwestern Flöge”, coadiuvata dalle sorelle. Ciò che propone è un indumento “riformato”: le maniche corte e il taglio impero donano la massima libertà di movimento, mentre i tessuti scivolati, a seconda dei gesti e delle azioni, suggeriscono la silhouette, ritmati da fantasie fitomorfe e geometriche. Il corsetto è ormai un lontano ricordo.

Passando in rassegna la vita di Fridami – pseudonimo di Manuela Carnini – sembra di ritrovare quello stesso fuoco sacro che animò l’esistenza della modista austriaca.

Il desiderio di libertà guida ogni sua scelta, professionale e privata: già chirurgo vascolare, campionessa di nuoto sincronizzato ad Atlanta 1996 nonchè madre di Francesco e Virginia, scopre la creatività come mezzo di affrancamento dai clichés.

I colori “colati” come il sangue, foriero di vita, le rose delicate e i petali odorosi danno forma a tele intrise di un potere rasserenante.

Ma ciò non è ancora sufficiente: per diffondere il suo messaggio di amore incondizionato l’autrice vuole confrontarsi col mondo fashion; nulla, infatti, più dell’abbigliamento, può costituire, al contempo, un punto d’incontro tra estro e funzionalità.

In particolare, l’idea di confezionare abiti nasce dall’incontro con una paziente, Roberta Zanin, sarta attratta dalla soavità delle nuances tipiche della Carnini. Successivamente l’esperto di moda Alberto Sala le suggerisce di contattare Luca Podetti.

È per mano di questi che le tele vengono digitalizzate per poi essere stampate sulla stoffa. I modelli, invece, vengono realizzati presso la Brenna confezioni di Paolo Brenna, dopo un accurato studio, frutto della volontà della pittrice mediata dalle modelliste/sarte Roberta Zanin, Andriushchenko Svitlana e Apalkova Nataliia.

La semplicità dei tagli fa riferimento ad un animo puro, scevro di sovrastrutture, mentre la preziosità dei tessuti – le sete pregiate di Como – vuole essere simbolo del valore intrinseco di ogni donna.

A contatto con la pelle le cromie sembrano scaldarsi e i fiori animarsi, un miracolo con cui Fridami accende la consapevolezza e infonde sicurezza.