La Capannina di Forte dei Marmi ha il primato come locale da ballo con ristorante più antico del mondo, e non ha mai cambiato nome dall’apertura, che avvenne il giorno di Ferragosto del 1929, quando, come scrivono le enciclopedie, Achille Franceschi, albergatore del posto, allestì un capanno sulla spiaggia, fino ad allora usato da un falegname con tavolini e un bancone per servire bevande e un gramofono.

Oggi rimane un luogo di grande attrattiva: feste e fasti che hanno visto passare negli anni il gotha della nobiltà, dell’imprenditoria, della politica e del mondo dello spettacolo.

Ed è ancora così. Al di là del divertimento garantito, in Capannina sono nati amori, tradimenti, litigi, riappacificazioni, scandali. Il tutto garantito da una carrellata di orchestre e artisti. A volte, protagonisti anch’essi di vicende che hanno fatto storia.

Ma la curiosità di chi c’è, e cosa fa, con chi, si lega al perché La Capannina sopravviva a tutto senza mai cambiare aspetto. È un po’ l’highlander dei locali. Gherardo Guidi ne è il patron da quasi 50 anni.

Guidi, cosa l’ha portata alla Capannina?

“Negli anni ’50 ero studente, mio padre mi portò a Viareggio a prendere un gelato. Rimasi molto colpito dalla città. È stato il mio primo approccio con la Versilia.

Passano gli anni, volevo fare tante cose, sono nato con tante idee in testa. Iniziai a studiare musica, per me nasceva una passione. Però dovevo conseguire una laurea per sentirmi preparato e all’altezza di affrontare il futuro.

A Castelfranco (in provincia di Pisa, dove è nato, ndr) c’era una balera che non andava molto bene – come la maggior parte dei locali ai giorni nostri. Mio padre, avendo delle disponibilità, la compra: è la Sirenetta. A Firenze avevo conosciuto molti impresari, per cui feci arrivare bei nomi.

Inizia così la mia carriera che mi porta a essere oggi uno dei più longevi gestori europei di locali con anche riconoscimenti importanti quali: Commendatore e Grand’ufficiale della Repubblica.

Iniziai portando alcuni artisti tra cui Alighero Noschese, i Brutos, Little Tony. Dopo il militare proseguo e lavoro con Peppino di Capri, Fred Bongusto, porto Patty Pravo, Orietta Berti e tanti altri nomi interessanti.

Le cose vanno molto bene, ma Castelfranco mi comincia a stare stretto, così mi applico per aprire strade nuove. Compro due locali a Firenze, lo Sporting Club a Bologna, ma dentro di me era rimasto acceso l’amore per la Versilia.

Un giorno, un impresario mi dice che La Capannina è in vendita. Era il 1977. L’ho voluta tanto, anche se mi incuteva un po’ di paura. Era una grande sfida. Ero giovane, sebbene già con una bella esperienza. Mi fanno subito notare che La Capannina è un mondo a sé, ci sono i nobili, ho dovuto imparare il perfetto bacia mano. La cosa più difficile è stata rapportarsi con la clientela di rango, ma credo di esserci riuscito.

Da me continuano ad arrivare tutti. Prendo dunque un’orchestra importante, poi correggo l’illuminazione perché se si ospitano personaggi del calibro di Trovajoli, tutto deve essere perfetto. Arrivarono Beppe Grillo, Edoardo Vianello, Amanda Lear: un successo enorme. Poi Milva, Patty Pravo, artisti internazionali. Do priorità alla serietà per offrire il meglio e lavorare con la tranquillità che mi dà forza”.

Dove ha trovato ispirazioni?

“Sono andato a New York a scoprire cosa succedesse nella Grande Mela. Ho trovato ottime orchestre, ambientazioni al disopra di ogni immaginazione, questo tocco di internazionalità lo trasporto pari pari alla Capannina. Uno dei miei primi artisti è da brividi, scritturo Ray Charles. Era talmente in voga che mi suscitava affanno, ma è stato un gran successo. Sempre in America nasceva la ‘disco music’, e io porto in Capannina Gloria Gaynor”.

Qualche artista ha rifiutato?

“Yves Montand. Sono andato a Parigi apposta, ma la risposta è stata che non solo non sarebbe venuto nel mio locale, ma neanche più in Italia. Ci rimasi molto male. Fu una delusione, ma se non altro capii che il suo rifiuto non era legato a me personalmente. Però, passeggiando per Parigi, vedo un murales con una cantante di colore, rasata. Era Grace Jones: l’ho scritturata ed è stato un successo enorme. La Capannina, già famosa al mio arrivo, cresce. Così comincio ad aprire a Capodanno, a Natale e a Pasqua. Sempre tutto esaurito”.

La magia è legata anche ai film che sono stati girati lì.

“Sì, ma ho scelto io quali far girare qui, volevo grandi nomi. Ho accettato quando mi hanno proposto la presenza di Virna Lisi in Sapore di mare, con Jerry Calà che ancora adesso lavora da me”.

La gente vuole ritrovare le emozioni ed essere al passo coi tempi.

“Ho lasciato la Capannina com’era e la gente la affolla tutt’oggi, anche i non più giovani che sospirano dicendo ‘Questa è la mia capannina’”.

Attrattiva per il mondo adulto e per i giovani. Ma gli adulti frequentano ancora la Capannina?

“In alcuni appuntamenti sì, le serate con Jerry Calà o il compleanno della Capannina o ad altri eventi particolari. Noi adulti siamo legati ai grandi nomi meno recenti. I giovani trovano i propri idoli. Tutto è calibrato per accogliere ogni fascia di età. I cambiamenti generazionali non hanno cambiato la natura della Capannina. Mantiene il suo livello altissimo. Perché ho sempre cercato di portare il meglio per il locale. Infatti, la gente rimane legata ai bei momenti che ho fatto vivere. La Capannina è indimenticabile perché offre momenti indimenticabili”.

a cura di Elena D’Ambrogio