Gianluca Pecchini vuole querelare Aurora Leone e Ciro Priello
L’ex presidente della Nazionale Cantanti, Gianluca Pecchini ha rilasciato un’intervista e fatto sapere che vuole querelare Aurora Leone e Ciro Priello
La decisione di Pecchini
Gianluca Pecchini nella lunga intervista rilasciata a T.P.I ha continuato a raccontare il suo punto di vista riguardo l’accaduto:
«Da sempre la sera prima della partita la squadra è al tavolo insieme, prepara la partita con l’allenatore. Sono cantanti, ma in quell’occasione si sentono calciatori, siamo tutti un po’ bambini a volte. Non so se questo può essere percepito come un rito da trogloditi, ma è così per tutte le squadre alla vigilia di una partita. Anche ai matrimoni c’è il tavolo degli sposi, che male c’è? E aggiungo che comunque i cantanti hanno anche la loro privacy, che io tutelo».
A seguire Gianluca Pecchini ha smentito di aver chiesto ad Aurora Leone di spostarsi e ha affermato di voler querelare lei e Ciro Priello:
«Ma figuriamoci, ho invitato entrambi a spostarsi. Guardi che quella sera a un altro tavolo c’era anche un grosso imprenditore che avrebbe giocato l’indomani con l’altra squadra. Non era neppure lui al tavolo con i cantanti ed era un uomo. La cosa ha cominciato macerare mentre, dopo essersi spostati, erano al tavolo a mangiare. Loro, da quel che ho capito dopo, sono gestiti da Vincenzo Piscopo, l’editore di Fanpage.
Piscopo chiama due volte la responsabile di sala, Augusta Gay, protestando per il trattamento riservato ad Aurora e Ciro e dicendo altro che non voglio riferire perché lei sarà mia testimone quando farò querela per togliermi di dosso tutto questo fango che penso di non meritare. C’erano i due dirigenti della fondazione Candiolo al tavolo con me, perché non l’hanno detto a loro? Mi domando questo. Potevano alzarsi e dire a loro che sono un maleducato o un sessista».
Gianluca Pecchini ha aggiunto di essere stato probabilmente “ruvido” ma non di certo sessista nei confronti di Aurora Leone. Oltre a ribadire di volerli querelare entrambi, ha detto infine:
«Ho sperato che dicessero la verità, ma non l’hanno fatto. Mi domando: anche se erano arrabbiati, perché penalizzare un manifestazione di beneficenza, buttare un’ombra su 40 anni di lavoro e di bene fatto per la ricerca e la diagnosi? Prima fanno il video con tutte quelle accuse e poi ricordano di mandare comunque un sms per fare beneficenza? Non mi sembra coerente».