
L’arte come terapia: la storia di Giulia Massone
La storia della pittrice Giulia Massone, le sue opere e come l’arte è riuscita ad aiutarla in un momento difficile della sua vita
Giulia Massone, intervista alla pittrice
L’arte entra nella vita di Giulia Massone in un momento difficile e diventa una sorta di lenitivo. Dipingendo, impastando, costruendo e decostruendo, sbagliando e riprovando l’artista toscana trova nella pittura un rifugio in cui dare libero sfogo alla sua creatività. Bastano solo delle cuffie, della musica nelle orecchie e dei colori con cui “sporcare” tele bianche.
Quello che per Massone è solo un momento dedicato a sé stessa, ritagliato nel trantran quotidiano, si trasforma in un’esplosione artistica. In poco meno di un anno i suoi quadri escono dallo studio e iniziano a farsi notare. Giulia si fa conoscere in Italia e anche al di fuori dello stivale.
Le sue opere arrivano anche a Londra, con grande stupore suo e della sua famiglia. Nonostante i tanti successi raggiunti in poco tempo Giulia Massone tiene i piedi ben saldi a terra e continua a svolgere l’attività di pittrice parallelamente a quella di imprenditrice (ha uno centro estetico da 10 anni). Novella 2000 ha raggiunto telefonicamente Giulia per conoscere qualcosa di più della sua storia non ordinaria.
D: Inizi a dipingere per affrontare un periodo buio della tua vita. Ci racconti come è andata?
R: È nata completamente per caso. Volevo iniziare a dipingere ma non avevo mai trovato il tempo. Avevo comprato delle tele e dei colori ma li avevo abbandonati. A gennaio 2024, dopo la telefonata di un mio familiare che mi comunicava che non c’erano più cure per il cancro, sono stata molto male e mi sono chiusa nello studio per piangere. In quel momento vedo le tele che avevo comprato. Non so perché ho iniziato a fare questa cosa ma ho indossato le cuffie e ho iniziato a dipingere, completamente a caso. Ho fatto un quadro di base nero, bianco e oro. Da lì ho creato una serie di quadri dedicati alla morte. Li ho fatti perché era l’unico momento in cui non pensavo. Il battito rallentava, il respiro tornava regolare e stavo bene. Ho iniziato a ritagliarmi degli spazi ogni settimana. E anche se solo per 10/20 minuti io dovevo dipingere. Da lì non ho più smesso. Almeno una pennellata al giorno la do. È una cosa che mi fa stare bene.
D: E questo è diventato il tuo lavoro o continui a fare altro?
R: Ho un centro estetico da 10 anni. In realtà l’arte non è diventata il mio lavoro. Ho sentito però l’esigenza di farmi conoscere un po’ di più e ho fatto la mia prima mostra. Avevo voglia di far vedere i miei dipinti. È ancora più una passione che un lavoro.
D: Nei tuoi sogni c’è la volontà di trasformarlo in un lavoro?
R: Sì, certo. Un gallerista mi ha detto una cosa bellissima, che la cosa più bella per un pittore è entrare nelle case delle persone. L’idea che una persona abbia un mio quadro appeso, che l’abbia voluto e l’abbia addirittura pagato è davvero soddisfacente. Non so se sono disposta a chiudere il mio negozio, voglio portare avanti insieme entrambe le cose.

D: Che cos’è un ‘quadro materico’?
R: Di base è un quadro che puoi toccare. La definizione precisa non la conosco neanche io perché non ho mai studiato arte. Tutto quello che faccio lo faccio perché sbaglio, sperimento e provo materiali. Quando parlo di ‘quadri materici’ parlo dei miei dipinti fatti con lo stucco in rilievo, che puoi toccare e in cui puoi percepire il senso della materia. Ho iniziato a mischiare più tecniche insieme. Sperimento varie modalità di utilizzo dei materiali.
D: Ti piacerebbe unire alla pratica anche la teoria in futuro?
R: In realtà ci ho pensato, ho anche comprato dei libri. Per il momento ti direi di no. Credo vivamente nello studio ma la cosa che sto amando dell’arte è il fatto di sbagliare e creare da sola. Ho provato alcune volte a chiedere consigli ad altri artisti ma non tutti sono disposti a condividere i ‘trucchi del mestiere’. Per questo mi sono ancora più incaponita nella ricerca, cercare di capire perché un quadro asciuga in un modo piuttosto che in un altro. Mi piacerebbe conoscere meglio gli artisti e come sono arrivati a quelle tecniche ma imparare la tecnica da un’altra persona no. Ho voglia di sbagliare da sola per ora.
D: E in appena un anno sei arrivata anche a tenere delle mostre a Londra. Che effetto ti ha fatto vedere le tue creazioni in una galleria?
R: Quello è brivido puro. Quando vedo i miei quadri appesi in una galleria è come se mi dessero uno schiaffo. All’inizio tampinavo le gallerie per poter esporre. Ora mi ritrovo a essere cercata e a dire ‘non posso’. Londra è stato un bellissimo biglietto da visita e un trampolino di lancio che ho fatto attraverso una galleria di Firenze. Quando ho esposto a Londra non era ancora passato un anno. Cominciare a dipingere a gennaio e chiudere l’anno a Londra è stato bellissimo. Non me lo sarei mai aspettato, neanche se me l’avesse detto Paolo Fox.
D: E la tua famiglia? Appoggia la tua scelta o c’è stato (o c’è ancora) scetticismo?
Mi hanno incoraggiato. Quando ho iniziato a far vedere loro i quadri mi faceva ridere la loro espressione di stupore. Non ci credevano. Con il mio babbo fingiamo che io sia un’artista famosa, e che lui sia il mio manager. Scherziamo sul fatto che esporrò a Parigi e New York. Vorrei farlo un giorno e dedicarlo a lui. Ho iniziato a dipingere dopo che lui mi ha detto che la sua situazione di salute era peggiorata e spero tanto che possa vedere i miei traguardi. Questa cosa in realtà ci ha unito e quindi voglio portarla avanti. Il mio compagno realizza le cornici, quindi mi ha appoggiato in pieno. Il mio bambino, che ha tre anni, è il mio critico d’arte più spietato. Se un quadro non gli piace me lo dice. Per quanto riguarda genitori, parenti e amici mi sostengono anche sui social, vengono alle mostre. Massimo sostegno da parte loro. Mi fa ridere la loro reazione sorpresa ogni volta. Sono io la prima che si sorprende. Inizio un quadro con una minima idea e poi si trasforma in tutt’altro.

D: Un sogno nel cassetto?
R: Mi piacerebbe dipingere dal vivo durante il concerto di un artista. Sarebbe adrenalina pura. Mi immagino, non so, a un concerto di Jovanotti o di un pianista con le cuffie e mi faccio guidare.
D: Per chi volesse vedere le tue opere dal vivo, quali sono i prossimi appuntamenti?
Presso la Galleria Merlino a Firenze sono esposte delle mie opere e lì sono in permanenza. Un’altra mia opera è presente nella Rockart gallery, sempre a Firenze. Poi dal 15 al 22 giugno esporrò alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea della Versilia a Lido di Camaiore. Sul mio profilo Instagram e sul mio sito condivido tutto quello che faccio.