Nella rubrica Incontri VIP, Manuela Maccaroni ci conduce alla scoperta delle bellezze del Museo Bellini di Firenze e della sua lunga tradizione.

L’arte deve essere espressione d’amore o non è niente, ha scritto Marc Chagall. Vorrei cominciare da qui perché oggi sono onorata ed emozionata di raccontare l’Arte nell’amore per l’Arte.

Il Museo Luigi Bellini a Firenze coniuga infatti Arte e Amore. Potrei già farvi spettatori sulle sponde dell’arte raccontandovi ciò che ho avuto il piacere di vedere qui, dal primo bassorilievo di Michelangelo ad Amore e Psiche di Rubens fino a un Brueghel. Passando per l’immensità dei capolavori appartenenti a Luigi Bellini, e che impreziosiscono il mondo. Ma preferisco raccontare la storia affascinante dell’Uomo Luigi Bellini, proprietario dell’omonimo museo, per leggere la sua umanità nell’eclettismo che ha permeato la sua vita, umanità che contraddistingue tutte le sue scelte.

Partiamo quindi con il nostro viaggio del bello. Luigi è l’erede di una dinastia che vanta il più antico antiquariato al mondo. Il suo antenato, infatti, nel 1757 fa nascere l’antiquariato economico nel mondo creando per primo il commercio d’arte con le gallerie.

Mecenatismo e scoperta

Il Museo Bellini è il più antico museo al mondo, e per dare un senso a ciò di cui stiamo parlando pensiamo che il grande Giorgio de Chirico ha potuto estrinsecarsi nella sua grandezza grazie allo spirito di mecenatismo di questa eccelsa famiglia. Famiglia che, tramite il nonno Luigi Bellini, ha creduto in lui sostenendolo economicamente in tutto. Anche nelle utenze private, contribuendo realmente quindi alla nascita del genio.

E questa famiglia così illuminata, che comprende i talenti di Luigi, che a 17 anni diviene cantautore (con lo pseudonimo di “Fanfanicchio”, datogli da piccolo dal padre per i capelli a spazzola). Fu scoperto poi da Teddy Reno, grande talent scout che gli pubblica un disco, con RCA, dal titolo Le cose perdute. Da lì, un percorso di grande successo anche come rappresentante di Sanremo nel mondo, come attore di successo in Inghilterra, come scrittore. Sempre sostenuto dalla famiglia, che non si interpone mai nella sua libertà di espressione.

Fino a che però un giorno, nel 1975, in una notte fatidica il papà Mario gli chiederà, proprio mentre sta girando uno dei tre film per cui ha già firmato il contratto, di scegliere tra la sua professione artistica e la direzione del museo di famiglia.

Una richiesta fatta con una tenerezza rara: suo papà gli chiede una scelta serena senza imposizioni. Solo per essere sereno sul futuro, visto che Luigi è l’unico erede della dinastia. E lì Luigi decide di cambiare rotta: lascia il mondo artistico per dedicarsi a ciò in cui da ben ventidue generazioni c’è il fulcro della sua famiglia.

L’incontro con l’erede

Oggi incontro Luigi nella sua magnifica abitazione, con la bellissima moglie Francesca dagli occhi di smeraldo, laureata in Scienze Politiche alla Luiss e che si dedica da sempre a lui e alla famiglia da quando l’ha sposato, nel 1987. I due hanno una bellissima figlia, Sveva, che ora ha 32 anni. Luigi è padre anche di Violante, avuta da un primo matrimonio.

La cosa che più mi emoziona è lo sguardo tenero e complice, ancora dopo tanti anni, tra Francesca e Luigi. Lui mi racconta del padre Mario, ideatore tra l’altro della Biennale dell’Antiquariato di Venezia nel 1952 e di quella di Montecarlo. A Luigi si deve invece quella di Roma del 1991.

Quando racconta del suo progetto creato nel 1987, l’Associazione “Nuovo Rinascimento”, e mi dice che la mission è mettere l’uomo al centro della vita e lavorare tutti perché l’essere umano possa essere libero nel pensiero e nell’economia, mi commuovo anch’io.

Soprattutto quando l’ultima cosa che mi dice è che spera di “Vedere gli occhi felici nell’umanità”. Utopico forse, nel mondo di oggi? Ma viva il suo coraggio!

a cura di Manuela Maccaroni