Incontro VIP con Manuela Maccaroni: il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Intervista al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Antonino Galletti: l’incontro “VIP” della settimana con Manuela Maccaroni
Questa volta gioco in casa: ho incontrato Antonino Galletti, avvocato cassazionista del Foro di Roma, e Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Gioco in casa – dicevo – perché mi nuovo nel mio mondo professionale, quello della Giustizia. Un mondo fondamentale per la salute di uno Stato, ma che ultimamente si trova in difficoltà.
Antonino Galletti è al suo secondo mandato come Presidente dell’Ordine, e ha davanti a sé ancora due anni di mandato. Un professionista illuminato, un uomo votato alla sua missione, quella di dare un futuro luminoso alla giustizia.
Intervista ad Antonino Galletti
Perché ha deciso di fare l’avvocato?
“Per seguire un istinto naturale di giustizia. Non vengo da una famiglia di uomini di legge. Mio papà Pietro era un commercialista e funzionario Enel, mia mamma era insegnante alla scuola media. Ora sono entrambi in pensione. Ho scelto di fare l’avvocato per tutelare i più deboli. Scelta che è – o dovrebbe essere – una propensione naturale nei giovani. E per difendere sempre e comunque i diritti e le libertà delle persone”.
Come presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma ha il polso sulla situazione dei giovani che vogliono seguire la stessa strada.
“I giovani sono il futuro dell’avvocatura. Nisogna facilitare il loro ingresso, non ostacolarlo. Occorre eliminare le barriere anche economiche che possono frenarli, soprattutto nell’attuale fase critica. Anche con agevolazioni fiscali e contributive, moratorie nei versamenti previdenziali e prestiti d’onore. Gli Ordini e la Cassa devono fare il massimo per consentire ai meritevoli di emergere”.
Qual è il compito dell’Ordine, secondo lei?
“Ha un ruolo essenziale. Siamo al fianco degli iscritti sempre, e vicini ai cittadini per garantire la qualità delle prestazioni professionali. In questa assurda situazione dovuta alla pandemia, che ha rallentato il lavoro nei tribunali e aumentato i ritardi di un sistema già malato, abbiamo addirittura garantito tamponi gratuiti in convenzione con la cassa di previdenza per circa 10 mila iscritti”.
A proposito di criticità del sistema, si parla spesso del rapporto degli avvocati con i magistrati, come fossero mondi antagonisti.
“Non lo sono e non dovrebbero esserlo. Soltanto con la costante interlocuzione e collaborazione è possibile ottenere i successi necessari per rilanciare il settore della Giustizia, nevralgico nel nostro Paese”.
Un po’ di vita privata
Come si rilancia la Giustizia italiana?
“Ciascuno per la sua parte deve contribuire a migliorare il nostro sistema, ribadire il ruolo essenziale dell’avvocatura nella Costituzione come garanzia per i deboli e i fragili, immaginare un sistema che sia una risorsa per crescita e sviluppo, e non come oggi una criticità. La Giustizia non può essere un freno perla nazione. Deve essere una garanzia di equità che dia a tutti la possibilità di realizzarsi con onestà”.
Entrando nel personale, cosa le piace della professione?
“La possibilità di competere in giudizio ad armi pari con chiunque, e l’emozione dell’attesa del provvedimento del giudice, con successiva gioia o delusione a seconda dell’esito. Nella consapevolezza, però, di aver comunque dato il massimo”.
Tanto impegno sul lavoro richiede dei sacrifici sul piano personale…
“In effetti ho poco tempo libero da dedicare a moglie e figli. Puntiamo sulla qualità vivendo con intensità i momenti. La grande famiglia forense spesso toglie tempo a quella naturale”.
a cura di Manuela Maccaroni