Incontro con Federico Ballandi patron di Kontatto: il brand che fa tendenza
Il direttore di Roberto Alessi intervista Federico Ballandi, patron del brand Kontatto pronto a festeggiare i successi della sua Factory bolognese
Moda, quadri, sculture, arte applicata, ma anche convivialità e decine di ragazzi, giovani e meno giovani (ma che lo sembrano). L’ambiente, un enorme open space al Centergross, alle porte di Bologna, ricorda la Factory e la Pop Art di Andy Warhol degli anni Sessanta a New York, punto di ritrovo per artisti, fotografi, stylist e modelle che qui si alternano ai titolari delle migliori boutique italiane e straniere. Ed eccomi con Federico Ballandi, creatore e patron di Kontatto, un marchio che fa tendenza.
Siamo nella sua sala riunioni, che sembra più una galleria d’arte che un luogo dove si parla di prodotti (un milione di capi all’anno distribuiti in tutto il mondo) e fatturato (quest’anno si aggirerà sui 25 milioni di euro).
Come Andy Warhol
Ballandi, lei sembra la versione bolognese di Andy Warhol.
“Il paragone mi entusiasma, anche se Warhol era un faro che andava alla velocità delle luce in fatto di creatività. Ma mi piace l’accostamento perché siamo uniti dalla passione, in epoche diverse, in più io sono un appassionato d’arte”.
Lo vedo da tutte le opere esposte, alternate ai suoi abiti.
“Qui, in questa factory, hanno modo di incrociare la propria creatività i ragazzi dell’ufficio stile, insieme a quelli della distribuzione e anche a chi si occupa di numeri. Il che non esclude creatività, perché anche nella gestione, la creatività, l’intelligenza è tutto.
Sono abbagliato da tutto questo colore che mi abbraccia dagli stand, dove sono esposti i modelli che saranno in vendita da settembre.
“Da settembre ma anche da subito, perché sto già rifornendo la nostre boutique. Anche quelle del mare, compresa quella di Milano Marittima, con i prodotti invernali”.
Fantasie e culture che ispirano
A una prima occhiata sembrano capi estivi, anche se basta soffermare lo sguardo per vedere lane shetland, mohair, jersey avvolgenti.
“Ma i colori assoluti che sembrano rivisitare certi tricot degli anni Settanta. Dopo tutto quello che abbiamo passato, l’allegria, la voglia di vivere è di rigore. Il nero va bene, il marrone non manca, ma ho voluto anche il rosso vermiglione, il verde acido, il giallo absolute e il magenta. Una sorta di Pantone universale della vita, con tutte le gamme cromatiche che accarezzano i nostri sentimenti. Perché l’abito è anche un messaggio per chi ci ama e ci vuole comprendere”.
Nelle fantasia sembra si rivedere anche temi che ricordano culture di altri Paesi.
“È vero, perché le nostre collezioni nascono da un lavoro di ricerca fatto da me e dai miei collaboratori. Ed è un lavoro molto interessante: partiamo e andiamo in tutto il mondo a ‘rubare’ idee, fogge, tessuti, colori che poi reinterpretiamo qui, nella Factory di Kontatto, che ha raggiunto una qualità creativa, tecnica e materiale di grande soddisfazione, e che festeggeremo con i nostri amici il 29 settembre, con una festa unica per la Factory”.
Andy Warhol continua ad ispirarla, divenne anche famoso per le feste all’avanguardia.
“E lo sarà anche la nostra. Ho noleggiato un grande tendone da circo, ci saranno artisti, musiche, vocalist e ovviamente le nostre modelle con la nuova collezione Kontatto, in un greatest show”.
a cura di Roberto Alessi