Intervista a Roberto Mancini dopo il messaggio di Gianluca Vialli
Il direttore di Novella 2000 intervista Roberto Mancini sulla sua amicizia con Gianluca Vialli: “Amici fraterni, spero di vederlo anche per Natale”
Per uno come me, che si considera poco più di niente, incontrare il Commissario tecnico della nostra Nazionale di calcio – che sì, è vero, non è andata ai Mondiali, ma (a me piace sempre vedere il bicchiere mezzo pieno) ha vinto gli Europei – è un’emozione che fa tremare i polsi. Ed eccomi con Roberto Mancini, carismatico come un Maestro, pure bello come un attore.
L’ho visto solo una volta, prima d’oggi, a Olbia aeroporto. Era solo, un bambino gli si è avvicinato, ha chiesto un autografo. E lui gentile, senza esagerare, con un sorriso, glielo ha fatto. “Finalmente uno perbene”, ho pensato, ricordando altri.
Ma proprio pensando agli Europei, a Mancini non ho chiesto di calcio, di Mondiali, di assenze e coppe e delusioni. Piuttosto, di una foto che mi ha commosso e impressionato: quella con lui e Gianluca Vialli, scattata agli Europei, dopo la vittoria. Tutti e due in lacrime, abbracciati.
Scrissi un articolo su quell’amicizia. “Bello”, mi ha scritto Mancini, con un’emoji di grazie. “In quell’abbraccio”, dice, “c’è amore, amicizia tra di noi, tra noi e gli italiani. È stato veramente qualcosa di speciale”.
Sapere che oggi Gianluca Vialli, che vive a Londra, è ancora alla prese con il tumore ed è stato costretto a ritirasi per ora dal suo ruolo di capo delegazione della Nazionale rende il loro legame ancora più prezioso.
La loro è una storia bella, la storia di due amici, quelli veri. Un sentimento profondo, da autentici fratelli, reso ancora più speciale in questi anni. Non per le vittorie o la gloria o le sconfitte, ma perché Roberto Mancini è rimasto molto vicino a Gianluca Vialli, trasmettendogli tutto l’amore di noi italiani.
Proprio recente, Gianluca Vialli, in un’intervista TV ad Alessandro Cattelan, ha detto parlando della figlie:
“Sento di avere meno tempo per essere un buon padre ed essere per loro un esempio, ma mi rendo conto anche che da parte loro c’è la paura di perdermi e quindi il desiderio di mostrarmi quanto mi vogliono bene”.
Ecco, anche da parte di tutti gli Italiani c’è voglia di fargli capire quanto gli vogliamo bene, ed è per questo che ho voluto parlare con Roberto Mancini.
Roberto Mancini e Gianluca Vialli: un’amicizia fraterna
Roberto, Gianluca Vialli, un momento difficile, un uomo amato da tutta Italia senza se e senza ma.
“Noi siamo cresciuti insieme praticamente, eravamo ragazzini. Poi siamo stati compagni di squadra per tanti anni, nella nostra età più bella. La prima volta ci si incrociava nelle giovanili. E poi siamo diventati legatissimi, nella Sampdoria”.
E siete sempre legati dopo trent’anni, nel bene e nel male.
“Sempre. Lui da tempo vive in Inghilterra, con la sua famiglia, con i suoi problemi di salute, si sa, ma non smettiamo mai di sentirci, di vederci. La nostra amicizia è una vera fratellanza”.
Non per niente eravate chiamati “I gemelli del gol”, e ora gemelli di vita.
“È vero. Al di là delle vittorie, la cosa straordinaria che c’è sempre stata tra noi è la nostra amicizia. È una storia che dura da 30 anni, che parla di rispetto l’uno per l’altro”.
Non vi ha diviso nulla, neanche i denari.
“Ognuno di noi avrebbe potuto andar via, ma il nostro amore per quella maglia, quando eravamo alla Samp, era troppo forte. E lo proviamo ancora. Sono stati i migliori anni della nostra vita, al di là dell’aspetto sportivo. L’età più bella, la bella stagione”.
Leggerezze e rimpianti dell’età
La bella stagione è il titolo del vostro libro, che ora è anche un film che racconta la cavalcata che portò la Sampdoria dei miracoli a vincere lo scudetto nella stagione 1990-91 e a duellare alla pari con il Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni l’anno successivo.
“Ripeto, noi siamo fratelli. Una fortuna aver incrociato la mia vita con la sua. Abbiamo avuto le stesse esperienze, le stesse paure, le stesse emozioni. Per questo la nostra amicizia non conosce fine. Dire amicizia duratura è un termine riduttivo, io ci sono per lui, lui c’è per me. Con lui condivido il lavoro, condivido i momenti liberi, le cavolate che si fanno da giovani”.
Mi fa piacere ricordare anche momenti di leggerezza, ma di “cavolate” insieme ne avete fatto una montagna. Mi raccontano imprese epiche…
“Ci sono state tante chiacchiere e poca sostanza”.
Io avrei molta sostanza, ma è “Natale non badare”.
“Ci siamo visti da poco per il film sulla Samp La bella stagione. Siamo stati insieme tanto. Il film è stato bello, perché non è tanto sulla Sampdoria. Parla più della nostra storia, di quanto sia importante l’amicizia tra le persone, perché l’amicizia ti fa raggiungere traguardi che da soli sono impossibili da raggiungere, e spero che questo messaggio giunga al cuore di chi lo vede”.
Rimpianti?
“Eravamo tutti più giovani e ci divertivamo di più”.
Perché adesso ti diverti di meno?
“No, ma quando si è ragazzi, parlo di trent’anni fa, è diverso”.
Vi vedrete per Natale?
“Spero proprio di vederlo. Lui ora non sta benissimo, speriamo di vederci presto, di stare insieme. Lui è un uomo di spessore e che sa anche parlare, intelligente, in gamba. Buon Natale, amico mio, a te e alla tua famiglia”.
L’intervista a Roberto Mancini a firma di Roberto Alessi è disponibile nel nuovo numero di Novella 2000 attualmente in edicola.