Isola, il popolo ha scelto: giustizia è fatta!
Erano anni che non mi capitava di assistere ad una trasmissione televisiva dal vivo seduto tra il pubblico, ma devo…
Erano anni che non mi capitava di assistere ad una trasmissione televisiva dal vivo seduto tra il pubblico, ma devo dire che quella dell’isola appena conclusasi è stata un’esperienza molto interessante.
Ho avuto il grande privilegio di essere punito per essere arrivato tardi, e mi è toccata l’ultima fila in fondo in fondo. Beh, dopo un’iniziale storta di naso ho lentamente cominciato a realizzare di essere capitato nel punto della verità assoluta, il luogo perfetto dove respirare l’aria delle case italiane, dove chiacchierare con chi brucia ricariche in televoti, e la postazione strategica da dove spiare i naufraghi in arrivo prima che appaiano dietro la porta magica.
Nulla che cambi la storia del mondo, intendiamoci, ma un termometro della realtà sufficientemente vivo da darmi la temperatura precisa di quello che sarebbe stata la serata: da subito si intuiva una grande, prepotente, irrefrenabile onda di affetto nei confronti di Giacobbe Fragomeni, il cattivo più buono del mondo, il ragazzo venuto su a pane e pugilato, quello che nella vita ha veramente dovuto sudarsi ogni singolo centimetro che è riuscito a percorrere.
E così fu. Giacobbe Trionfa assestando un colpo preciso e inevitabile all’ego di Jonas Berami; dando uno schiaffone morale a quella vaga superiorità onnipresente e rarefatta, quasi ci fosse la convinzione di poter manipolare gli esiti del televoto facendo leva sull’esercito di “haters” pronti a linciare chiunque gli si avvicinasse in odore di vittoria.
Ebbene, cari haters, nemmeno voi avete potuto far nulla contro l’affetto, l’empatia, l’evidente bontà d’animo che traspare dallo sguardo di Giacobbe: in bilico tra il gatto randagio e il padre severo lui ha fatto la sua strada con la lealtà di chi lo Sport ce l’ha nelle vene e il buon senso di chi nella vita ha dovuto pelare più di una gatta per poter arrivare intero all’indomani.
A nulla sono servite le reboanti performance del chiassoso amico Bosco, discutibili nel gusto e nell’utilità. A nulla sono servite le lacrime dosate con precisione chirurgica. Talmente vere da sembrare quasi finte.