Morte Rossano Rubicondi: il cordoglio degli amici

“Quanto ci siamo amati”. Rossano me lo ripeteva spesso quando parlavamo di Ivana. Sabato scorso a Milano, nella chiesa degli artisti di Milano, sotto casa mia, il santuario di San Giuseppe, accanto alla Scala, Paolo Chiparo con noi amici ha chiesto a Monsignor Silvano, il rettore, una messa di suffragio per Rossano Rubicondi. Il minimo per un amico non sempre facile da frequentare, irascibile, ma buono come il pane.

“Ci ha fatto dannare, ma sapeva anche farsi amare… e noi gli volevamo sinceramente molto bene”, mi scri- ve Sandra, che lo ha aiutato tanto, presente in chiesa. “L’ultima volta che è venuto a Londra da me, ancor prima di andare in albergo è passato dal mio ristorante per portare un regalino a tutti i ragazzi che lavorano con me e che ora hanno fatto una colletta per fare una donazione in suo nome a bambini in difficoltà. E lui, che voleva diventare padre, amava tanto i bambini”, mi dice Michele Donato, suo amico da Londra.

Il dolore di Ivana Trump

Mi arriva un WhatsApp anche da Ivana Trump, che si dice “Devastata” e anche infastidita. Non solo da richieste di interviste, ma anche da messaggi con domande improprie (che mi rigira), di gente che si è infilata in questo momento. E mi scrive: “Stanne fuori da tutto questo”.

Accanto a Rossano c’è sempre stata Ivana Trump. Qualcuno, che non sa e aveva voglia di parlare a sproposito, s’è permesso di dire che Ivana lo avesse abbandonato in questo ultimo anno. È falso! Ivana, quando ha saputo dei suoi problemi di salute, si confidò anche con il nostro amico Massimo Gargia: “Voglio aiutarlo”, e così ha fatto con grande generosità. Lo ha anche aiutato a trovarsi un appartamentino più comodo, e lui lo aveva molto apprezzato e lo stava sistemando con lavori di bricolage, un vero toccasana durante i lockdown. “Ne aveva fatto un gioiellino”, mi dice Michele.

“Verrò a operarmi in Italia”, diceva a Michele in un audio dello scorso luglio, in cui con il suo solito tono scanzonato diceva: “In ospedale mi hanno tolto tutto, inizio mercoledì con le bombe per un anno, una volta ogni tre settimane. Un’ora a bomba in endovena, livello quattro. Devo combattere tutto il corpo”. Si sente chiaramente che voleva combattere e vincere.

E Ivana gli era accanto.

L’incontro di Ivana e Rossano

La conosco da molti, molti anni. Da quando nel 1995, dopo Donald Trump, si sposò con l’italiano Riccardo Mazzuchelli. Poi, qualche anno dopo, l’incontro con Rossano Rubicondi e le nozze nel 2008. “Gliel’ho presentato io”, mi dice Massimo Gargia. “Lei non voleva legarsi a lui, ma lui le ha fatto una corte serrata per sei mesi. Alla fine ha ceduto, e hanno avuto una storia durata dodici anni, fatta di passione e di litigi, di viaggi e felicità”.

“Lui non aveva un centesimo, ma aveva la ricchezza più grande di sempre”, continua Gargia. “Amava la vita, tanto, ballava, bravissimo, cantava, altrettanto bravo, cucinava come uno chef, e faceva dell’allegria un ingrediente fondamentale della giornata. E Ivana, come tutto il mondo, lo amava per questo”.

Rossano amava la vita.

Gargia ha ragione, e per questo mi fanno orrore certe congetture: c’è anche chi ha sospettato un suicidio, o paventato il Covid. Mi hanno chiesto se si era vaccinato (come per insinuare che sia stata colpa del vaccino). Altri invece hanno cercato di descrivere un Rossano che sembra uscire da una favola di La Fontaine, la cicala che ha cantato tutta l’estate e finisce gli ultimi giorni sola al freddo.

L’ultimo anno di Rossano Rubicondi

No, non è stato così: Rossano Rubicondi è stato amato e aiutato in tutto questo periodo.

Quando un anno fa Rossano ha confessato ai suoi amici che stava male (“Devo farmi bruciare questa macchia alla mano, ma lo faccio in Italia, qui in America costa troppo”). Gli sono stati vicini in tanti. Da Enzo, l’ultimo amico italiano con cui ha parlato poco prima della sua morte, a Roberto, il titolare del ristorante newyorkese Zio Ristorante, dove praticamente andava a mangiare tutti i giorni, a Michele Donato, il suo amico di Londra cui mandava le foto dall’ospedale dove si sottoponeva alla chemioterapia, all’imprenditore Canio Mazzaro, che con gli amici la sera lo chiamavano in gruppo.

Novella 2000 n. 47 – 11 Novembre 2021

“Era sicuro di guarire, era pieno di progetti che voleva realizzare con me”, mi dice l’amico Paolo Chiparo. Da Parigi mi hanno fatto sapere che tutto sarebbe partito da un tumore poi passato al fegato, e che rifiutava la chemioterapia per una cura sperimentale. Ma aveva avuto un ripensamento.

Quando Enzo, giovedì 28 ottobre, non l’ha più sentito, ha chiamato Roberto a New York, che appena chiuso il ristorante è corso a casa sua. Ha fatto aprire la porta e l’ha trovato in casa. S’era trascinato dal bagno, dove era stato colto da un aneurisma all’arteria polmonare e s’era ferito candendo. S’è trascinato, forse cercando il telefono.

Il saluto di Rossano

“L’ho amato fino all’ultimo”, ripete Ivana, “sono devastata”. Lo amava come si ama una persona che si è amata ed è rimasta l’amicizia. Tra di loro ogni passione era spenta, ma lui l’ha sempre protetta, e durante la pandemia andava a casa sua regalandosi qualche passeggiata in sicurezza, perché Ivana a differenza di Donald Trump teme il Covid.

Per lui, Ivana nell’ultimo anno ha rinunciato ad andare nella sua casa di Palm Beach e anche in quella di Saint Tropez. Gli è stata accanto, era anche riuscita a fargli aveva un’assicurazione sanitaria, indispensabile in America. E gli è stata accanto fino all’ultimo saluto, organizzando la camera mortuaria a New York e poi la messa nella chiesa di Saint Vincent Ferrer.

Rossano Rubicondi è stato cremato, per sua volontà. Le sue ceneri sono state divise in tre parti, una a Ivana, una ai genitori Claudio e Rosa con il fratello Riccardo e Roberto (che ho sentito più volte in questi giorni), mentre altre ceneri saranno sparse a Palm Beach, come lui voleva.

Ceneri sparse al mondo, perché Rossano era del mondo, un mondano nel senso più bello della parola. Apparteneva al mondo cui si è dato con generosità, e forse per questo la sua morte ha colpito così profondamente gente che non lo conosceva e gente famosa come Barbara D’Urso, Eleonora Daniele e infine Mara Venier, sua amica, molto colpita, cui Ivana Trump ha voluto scrivere una lettera straziante.

Concludo con un ringraziamento da parte di tutti noi amici a Ivana Trump, che Rossano chiamava sempre “La Signora”, come una regina che lo ha tanto aiutato. “Quanto l’ho amato”, ripete.

Grazie, Ivana, e cerca di essere felice, perché era questo il desiderio di Rossano.

a cura di Roberto Alessi