KEIT: chi meglio di un anestesista riconosce i bravi chirurghi?
L’alto livello di servizio offerto emerge dall’equipe medica, dall’attenzione al paziente e dall’estrema specializzazione dei professionisti
Chi meglio di un anestesista riconosce i bravi chirurghi? In sala operatoria spesso si compiono dei veri e propri miracoli. Grazie agli straordinari progressi della medicina, la sala operatoria è diventata il luogo in cui la stragrande maggioranza dei pazienti può ritrovare salute e serenità. Ma è anche un luogo dove l’equipe sanitaria al completo deve sempre dare il meglio perché, per quanto un’operazione possa diventare di routine, basta la minima leggerezza del singolo per comprometterne il risultato di tutti.
“Chi pensa che certi interventi si possano fare ovunque non sa che anche un semplice trapianto di capelli comporta rischi seri se non viene eseguito da super professionisti in ambienti perfettamente sterili”, dice il dottor Skerdi Faria, fondatore e CEO della clinica KEIT di Tirana, che ha maturato una lunga esperienza come anestesista a Roma.
“In KEIT, anche il paziente che si sottopone al trapianto di capelli in day hospital non entra in sala operatoria senza aver fatto un check-up completo, e durante l’intervento viene monitorato dall’anestesista. In questo modo si riduce drasticamente il rischio di complicanze intra-operatorie”.
Intervista al dottor Skerdi Faria
È importante conoscere il quadro clinico completo dei pazienti, anche per interventi poco invasivi in anestesia locale?
“Certo, la prevenzione nel nostro campo è fondamentale, sia in riferimento alle condizioni cliniche del paziente sia per quanto riguarda la manutenzione delle attrezzature. Se in sala operatoria si verificasse un imprevisto, la decisione giusta andrebbe presa in pochi secondi.
Io ho fatto tesoro dei rigidi protocolli adottati nelle cliniche e negli ospedali italiani, dove ho lavorato per anni, e li ho importati in Albania, addirittura potenziandoli. In KEIT abbiamo sempre tutto sotto controllo, dai macchinari, che vengono revisionati ogni mese, ai farmaci salvavita”.
In Italia la maggior parte dei chirurghi plastici esegue ogni tipo di intervento, dalla rinoplastica al lifting addominale, dalla mastopessi al lipofiller dei glutei. Lei ha deciso che in KEIT siano invece chirurghi diversi a eseguire i diversi tipi di operazione. Perché?
“Per una ragione molto chiara. In campo ortopedico alcuni chirurghi si specializzano in protesi del ginocchio, altri nelle protesi coxofemorali, altri operano i legamenti e i menischi e altri ancora intervengono solo sulla spalla o sulla caviglia. Ed è giusto che sia così, perché altrimenti non riuscirebbero ad acquisire la necessaria esperienza nelle tecniche operatorie né ad aggiornarsi di pari passo con la ricerca. Io ritengo che per i chirurghi estetici debba valere lo stesso principio, in modo tale da ridurre praticamente al massimo il rischio di risultati non pienamente soddisfacenti”.
In KEIT quante sale operatorie avete?
“A Tirana abbiamo tre sale operatorie dove ogni giorno si alternano in media sei chirurghi, oltre a tre anestesisti fissi con altrettanti assistenti, ai ferristi e agli infermieri. Sono molto fiero del nostro staff che lavora a pieno ritmo, non solo con indiscussa professionalità, ma anche con grande dedizione. Nulla è mai lasciato al caso nelle nostre sale operatorie, nemmeno per gli interventi erroneamente considerati più facili, come per esempio la liposuzione che, se non viene eseguita a regola d’arte e in totale sicurezza, può creare ai pazienti seri problemi si salute”.